Grande Guerra: 100 anni fa la "Battaglia del Solstizio" . Storia e Foto

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Stazione di compagnia Austriaca durante l'avanzata
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Austriaci interrogano un gruppo di prigionieri italiani
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Il difficile approvigionamento nemico nelle zone del Piave allagate dagli Italiani
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Trincea italiana durante la battaglia del solstizio
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Prigionieri italiani durante la prima fase della battaglia
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San Donà di Piave: ponte colpito dall'Aviazione italiana
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Lanciagranate italiano
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Le rovine di Fossalta di Piave dopo i colpi dell'Artiglieria
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Il Piave visto da una postazione Austriaca
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Le rovine del paese di Romanziol
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Un frammento di un video dell'Esercito Italiano mostra le strade di Romanziol durante la battaglia
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Gli Austriaci gettano un ponte sul Piave presso Cadolla
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Veduta del Montello durante la battaglia. Il 19 guigno 1918 vi perse la vita Francesco Baracca
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Artiglieria austriaca vicino alle rive del Piave
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Civili e soldati tedeschi nei pressi del Piave
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Vittime italiane in trincea il 18 giugno 1918
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Vittime della battaglia nei pressi di san Donà di Piave
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Iscrizione patriottica sul rudere di un edificio durante la Battaglia del Solstizio
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Monte Grappa: la battaglia del 15 giugno contemporanea a quella del Piave
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Fanteria Italiana avanza su un ponte del Piave
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Prigionieri Austriaci alla fine della Battaglia del Piave
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Truppe Italiane passano il Piave alla fine della Battaglia del Solstizio. 24 giugno 1918
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Truppe di rincalzo durante la Battaglia del Solstizio

La "Battaglia del Solstizio" (ufficialmente nota come Seconda Battaglia del Piave) fu l'ultimo tentativo di sfondamento della linea italiana da parte delle truppe austro-tedesche. Fu combattuta tra il 15 e il 24 giugno 1918. La vittoria finale italiana determinerà un rivolgimento del fronte che in quattro mesi porterà alla vittoria finale. Il nome fu coniato da Gabriele D'Annunzio.

Le premesse

Erano passati solo 8 mesi dalla disfatta italiana a Caporetto, che determinò il pesante arretramento del fronte oltre la linea del fiume Piave, con la conseguente perdita di una vasta area compresa tra Friuli e Veneto. Soltanto la resistenza disperata delle Brigate italiane aiutate dall'incessante intervento dell'Aviazione avevano potuto scongiurare il dilagare degli Austroungarici nella Pianura Padana.

La situazione all'inizio dell'estate del 1918 stava però volgendo a favore degli Italiani, che erano stati in grado di riaversi dal disastro di Caporetto e, sotto la guida di Armando Diaz, di recuperare oltre ai rifornimenti, anche il morale. Inoltre negli ultimi mesi erano giunti appoggio sul fronte del Piave gli alleati Inglesi, Francesi, Cecoslovacchi e Romeni. Ancora più significativo l'apporto dell'Aviazione, nettamente superiore a quella nemica, stimata in oltre 200 caccia e più di una sessantina di bombardieri pesanti a cui si aggiungevano più di 200 ricognitori e gli aerei della Raf e dell'Armée de L'Air francese.

Da parte Austro-tedesca la situazione si era rapidamente deteriorata anche a causa del crollo dell'alleato ottomano sul fronte orientale e per la grave situazione di logoramento in cui si erano venute a trovare le truppe Imperial-regie oltre che per le divergenze politico strategiche sulla condotta della guerra tra Vienna e Berlino, che nell'ultima fase del conflitto fece sentire sempre di più il proprio peso nei confronti del morente regno Austroungarico.

Anche le strategie di azione sul Piave presentavano divergenze evidenti, con conseguenze dirette sul piano strategico. L'attacco alle linee italiane, invece di concentrarsi come avvenuto a Caporetto, ricalcò gli attriti tra i due comandanti militari Conrad e Boroeviç, di fatto accettando entrambe le idee strategiche: la prima con un attacco diversivo dal Tonale al quale avrebbe seguito lo sfondamento sull'Altipiano di Asiago; la seconda azione si sarebbe dovuta svolgere lungo le rive del Piave in direzione di Treviso.

L'attacco : ore 04:00 del 15 giugno 1918

Nelle prime ore del mattino del 15 giugno 1918 una coltre di nebbia nasconde le sponde del Piave e il rilievo del Montello a poca distanza dal corso del fiume. Mentre l'artiglieria pesante nemica inizia il martellamento, le truppe della 17a e della 31a Divisione di Fanteria Austriaca muovono lateralmente alla linea italiana mentre le Sturmtruppen, i battaglioni d'assalto tedeschi a bordo di chiatte, si immergono nelle acque scure del Piave. L'avanzata nemica iniziale trova poca resistenza, permettendo al nemico di gettare i ponti di barche per assicurare i rifornimenti. Alle 12,00 gli Austriaci arrivano nell'abitato di Giavera e qui si fermano, non per motivi strategici ma per saccheggiare il paese a causa della fame.

La mattina successiva si alzarono in volo i ricognitori italiani e rilevarono l'attività nemica lungo i ponti costruiti il giorno precedente. Notato l'assembramento di truppe che attraversavano il Piave iniziarono i mitragliamenti a volo radente. Il giorno successivo gli apparecchi italiani ripeterono le incursioni, notando che il Piave era in piena e stava generando non poche difficoltà ai genieri che vedevano i proprio ponti spazzati dalla corrente. In particolar modo la battaglia dei ponti si concentrò su quello in località Villa Jacur, che gli Austriaci furono in grado di ricostruire ad ogni tiro d'artiglieria italiana fino alla fine della battaglia del Solstizio.

Nel frattempo a terra gli Austriaci avevano sfondato nella zona del Montello, rendendo pericoloso il tiro sulle linee italiane, giungendo in seguito ad ammassarsi nei pressi dell'Abbazia di Nervesa. Qui gli Italiani saranno costretti in molti casi ad affrontare il nemico in una serie di combattimenti alla baionetta per contenere l'attacco degli Imperial-regi. Il Montello fu teatro di molti episodi di "fuoco amico" a causa del tiro impreciso delle artiglierie. Dopo la carneficina del Montello, la battaglia entrerà in una fase momentanea di stallo. In una delle azioni di mitragliamento nei pressi di Nervesa da parte dell'Aviazione italiana perderà la vita l'asso degli assiFrancesco Baracca precipitando proprio sul Montello.

La battaglia per Nervesa (16-20 giugno)

Uno degli scontri più cruenti delle giornate della Battaglia del Solstizio fu per il possesso dell'abitato di Nervesa il 16 giugno. Gli Italiani del 111°Reggimento della Brigata Piacenza, inferiori per numero, resistettero all'impeto della 41a Divisione di Cavalleria con altissimo sacrificio in termini di perdite. La resistenza degli italiani durò ben quattro giorni ma fu fondamentale per l'esito finale della battaglia in quanto permisero, arrestando il nemico, di garantire rifornimenti e forze fresche alle seconde linee.

Gli Austriaci ripassano il Piave

Visto il sostanziale insuccesso nello sfondamento delle linee italiane nonostante il vasto impiego dei gas (a cui gli italiani avevano resistito efficacemente grazie alla nuove maschere antigas fornite dagli inglesi) e a causa del martellamento continuo da parte dell'Aviazione italiana, il Generale Boroeviç dava ordine la mattina del 20 giugno di ritirarsi sulla sponda sinistra del Piave. Le teste di ponte Austro-ungariche erano ormai allo stremo: molti soldati nemici, ridotti alla fame, privi di munizioni ed ormai incalzati dall'avanzata italiana, annegheranno cercando di guadare in tuta fretta le acque impetuose del Piave, essendo stati bombardati molti dei ponti gettati nei giorni precedenti.

Il 24 giugno le truppe italiane prenderanno nuovamente posizione sul Montello, la zona più fragile e nella quale furono commessi diversi errori strategici che rischiarono di vanificare lo sforzo di contenimento di tutto il settore. Fu a causa di tali scelte errate che Armando Diaz decise di sostituire il responsabile, Generale Giuseppe Pennella, con il Generale Enrico Caviglia.

La strada per la Vittoria è aperta

Indubbio il valore strategico del successo italiano nella Battaglia del Solstizio: a breve il grado di logoramento del nemico, che fino ad alcuni mesi prima aveva dato l'impressione di poter dilagare fino a Milano, raggiunse un tale livello da far sì che gli eventi volgessero rapidamente a favore degli Italiani che sfonderanno nell'autunno successivo dopo un'estate di riorganizzazione e di sostanziale stasi della nuova linea del fronte.

Il prezzo in termini di vite umane fu altissimo da ambo le parti: le perdite italiane furono di oltre 8.300 morti e oltre 30.000 feriti. Gli Austro-tedeschi ebbero invece più di 11.000 morti e oltre 80.000 feriti.

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