Come funziona il Gps e perché non vi farà trovare niente

Per trovare un aereo, il Gps non serve. Ma nemmeno per localizzare un auto o un telefonino. Non è per colpa dell’arretratezza della tecnologia, dei costi della ricerca o di soluzioni che si potrebbero trovare se solo non fossero così onerose. Come spiega a Panorama.it Renzo Maseroli, esperto di sistemi Gps, il problema è che i satelliti non sanno in quale posto del mondo siete. Fatevene una ragione.

Come funziona il Gps?
“Il sistema Gps si basa su un principio molto semplice: i satelliti inviano in continuazione un segnale verso un ricevitore, che, per l’appunto, si limita a ricevere. Non dimentichiamo che abbiamo a che fare con un sistema inventato dai militari, per i quali il silenzio radio è molto importante. Il satellite manda il suo segnale e io, zitto, ricevo. Questo sistema ha due grandi vantaggi: il nemico non mi può individuare e non c’è limite al numero di chi può utilizzare il servizio".

Come fa il ricevitore a individuare la mia posizione?
"Perché il Gps funzioni, il ricevitore deve captare le onde da almeno quattro satelliti. A quel punto fa una trilaterazione: calcola, cioè, la distanza tra se stesso e ogni satellite, per trovare con precisione il punto in cui si trova".

Come si fa a sapere dove si trova un ricevitore?
"Quando uso un Gps nessuno può sapere dove mi trovo, a meno che al sistema non sia collegato un telefono cellulare che trasmetta in remoto la mia posizione. È quello che succede con la 'scatola nera' dei tir: al Gps è connesso un dispositivo dotato di una carta Sim (un 'tracker') che trasmette di continuo la posizione del camion, così il gestore di un’azienda (o chiunque abbia accesso a questo scamvbio di dati) può sapere dov’è. Nei telefoni cellulari questo dispositivo non c’è. Li si individua non per merito del Gps, ma perché sono agganciati a una cella telefonica".

I piloti degli aerei usano il Gps per non perdere la rotta. Potrebbero scambiare quei dati con le autorità a terra?
"È tecnicamente possibile, basta che ci sia un satellite che trasmetta i dati. Ma non dimentichiamo che c’è già uno scambio di segnali: i piloti parlano via radio con le torri di controllo, che possono vederli con i radar, e gli aerei già inviano in automatico delle informazioni a terra. Certo, sopra l’oceano non c’è contatto radar, ma fatico a capire i vantaggi di uno scambio dei dati Gps. È vero, potrebbe essere d’aiuto in situazioni come quella del volo MH370, in cui chi pilota l’aereo non vuol farsi individuare. Ma dubito che i sistemi militari vedano così poco come è stato raccontato in questi giorni. E in fin dei conti, se non ci si fida del pilota non si sale sull’aereo".

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