Chi è Gaetano Miccichè e come è diventato presidente della Lega Serie A

Gaetano Micchichè è il nuovo presidente della Lega Serie A. E' stato eletto all'uninanimità dai 20 club del massimo campionato mettendo così fine a uno stallo iniziato nel marzo 2017 con la decadenza del precedente reggente, Maurizio Beretta, rimasto in carica per due mandati.

Il nome di Miccichè è stato fatto dal commissario straordinario Malagò, presidente del Coni, incaricato di rimettere ordine nell'associazione che raccoglie le società maggiori del calcio italiano. Una mossa che ha fatto cadere i veti incrociati individuando in Miccichè il profilo giusto per sedersi a capo della Lega.

Chi è Gaetano Miccichè

Nato nel 1950 e fratello di Gianfranco, presidente dell'Ars siciliana e uomo forte di Forza Italia al Sud, , Giacomo Micchichè arriva al mondo dello sport da esperienze di altissimo livello in quello della finanza. E' un banchiere con stretti legami con le realtà imprenditoriali e dell'economia reale che ha potuto coltivare in anni di lavoro.

Presidente di Banca Imi, sezione di investimenti del Gruppo Intesa Sanpaolo, il nuovo numero uno della Lega Serie A è cavaliere del lavoro per nomina di Giorgio Napolitano e ha nel suo curriculum un MBA alla Bocconi e anche alcune ristrutturazioni di aziende portate a compimento con successo.

E' consigliere di Urbano Cairo nel consiglio d'amministrazione di Rcs e ha un passato da mediano (quando ha praticato il calcio in gioventù) e una fede dichiarata rossonera Milan. Il fratello Guglielmo è stato a lungo vicepresidente del Palermo Calcio con Maurizio Zamparini alla guida.

Il neo presidente della Lega Calcio, Gaetano MiccichèANSA/DANIE DAL ZENNARO

Perchè Miccichè è diventato presidente della Lega

L'idea di fare il nome di Malagò per superare lo stallo è venuta a Malagò nel corso della trasferta coreana per le Olimpiadi invernali. A confessarlo è stato lo stesso numero uno del Coni che era a caccia di un nome esterno al mondo del calcio e capace di aggregare le diverse anime della Lega Serie A.

Che Miccichè sia un banchiere non deve sorprendere. I legami tra l'industria del pallone e gli istituti di credito sono strettissimi da tempo e si stanno fortificando sempre più in questa fase storica in cui molti club sono a caccia di denari per rifinanziare le proprie situazioni debitorie.

Miccichè ha descritto il suo profilo come quello di un uomo in grado di valorizzare il prodotto calcio, ritenuto non sfruttato al pieno delle proprie potenzialità, e di fare sintesi di posizioni differenti come più volte gli è capitato nel corso della sua carriera manageriale. Un uomo di lotta e di governo al tempo stesso, l'ideale per mettere insieme presidenti con necessità diverse e alla guida di club con strutture e dimensioni impossibili da paragonare l'una con l'altra.

E' evidente che la spinta decisiva alla sua elezione all'unanimità, voluta anche per dare un segnale di compattezza in un momento di caos seguito alla mancata qualificazione al Mondiale e all'azzeramento dei vertici della Figc, sia venuta dal potere del commissario Malagò. Le società stanno lavorando con lui ma sognano di tornare in fretta alla propria autonomia.

Abituato a parlare con gli imprenditori, Miccichè ha un'altra dote che lo ha reso il candidato perfetto: la capacità di immaginare il calcio italiano del futuro come azienda e non solo come sport. E' quello che la Serie A va cercando per non perdere la sfida della competitività con Premier League, Liga e Bundesliga. 

Miccichè dovrà portare a termine il lavoro iniziato da Tavecchio e proseguito da Malagò, ovvero dotare la Lega di uno Statuto snello e di una governance sul modello aziendale, con amministratore delegato a pieni poteri e responsabilità e un consiglio che possa davvero prendere decisioni e fare riforme. I presidente hanno immaginato lui come motore della rivoluzione.

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