"Un fantastico via vai" di Leonardo Pieraccioni: un film poco fantastico

Con la ciclicità delle stelle di Natale, puntuali nel far capolino a dicembre, ecco una nuova commedia di Leonardo Pieraccioni, che da qualche tempo ha però una serialità biennale.

Un fantastico via vai (dal 12 dicembre nelle sale) ci restituisce il solito garbo del comico toscano, ma non la sua capacità di strappar risate. Nonostante il regista-attore inserisca "zingarate" toscane e gag, e si affidi agli amici Massimo Ceccherini e Giorgio Panariello, pochi sono gli spunti davvero divertenti e lo sviluppo narrativo manca spesso di spontaneità e veridicità (con ciliegina sulla torta nel finale che fa sgranare gli occhi). 

Omaggiando il suo truccatore e amico scomparso Francesco Nardi, Pieraccioni è Arnaldo Nardi, quarantacinquenne impiegato di banca alle prese con la crisi di mezz'età. Sposato con Anita (Serena Autieri) e padre di due gemelle, vive una routine che comincia a stargli stretta. "Nella routine ci sguazzo come un savoiardo nel tiramisù", dice la sua voce narrante. Alla prima incomprensione con la moglie ne approfitta per trasferirsi in un appartamento di studenti universitari fuorisede e per ributtarsi nel magnifico mondo dei ventenni. Diventa coinquilino dell'espansiva romana Anna (Chiara Mastalli), della catanese incinta Camilla (Marianna Di Martino), dell'aspirante chirurgo impressionato dal sangue Marco (Giuseppe Maggio), dal perugino di colore Edoardo (David Sef): ovviamente tutti ragazzi bellissimi, in un proliferare di accenti e dialetti che talvolta sembra esasperato. 

Pieraccioni ci descrive il mondo dei ventenni, la loro aura vitale ma problematica, però con gli occhi di chi ventenne non è, in maniera distante dal vero: le tonalità da favola riescono solo in parte a far chiudere un occhio. Un fantastico via vai riporta alla memoria Universitari - Molto più che amici di Federico Moccia, e il rimando è tutt'altro che benevolo. La commedia del toscanaccio, così come quella del regista-scrittore, è disorganica, infarcita di buoni sentimenti e discorsi melensi a mo' di collante poco digeribile. La morale sul colore della pelle, per quanto ricca di onorevoli intenzioni, ha più saccarina della Nutella che il generoso Arnaldo/Pieraccioni si mette in viso. 

Maurizio Battista e Marco Marzocca, che interpretano i colleghi di lavoro di Arnaldo, sbucano ogni tanto portando un po' di freschezza, anche se le loro incursioni sono singhiozzanti nella riuscita. Enzo Iacchetti dà un apporto sorprendentemente un po' greve e per nulla spassoso.

Dalla sceneggiatura, scritta da Pieraccioni a quattro mani con Paolo Genovese, conservo nella memoria questa battuta: "Quello non è un toy boy", dice Arnaldo ad Anna, che dà ripetizioni (sexy) a un adolescente. "E cos'è?", replica lei. "È un reato". 

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