Definivano la Meloni "isolata". Si sono sbagliati

Il recente viaggio di Giorgia Meloni in Europa orientale sconfessa la tesi che la dipinge come isolata dal punto di vista internazionale. Una tesi, questa, sottolineata da quanti enfatizzavano il fatto che non fosse stata invitata da Emmanuel Macron alla cena organizzata due settimane fa con Volodymyr Zelensky e Olaf Scholz. Eppure la situazione è molto diversa. Innanzitutto nella sua visita a Kiev, l’inquilina di Palazzo Chigi ha tenuto una linea atlantista molto più decisa di quella riscontrata negli scorsi mesi a Parigi e a Berlino. Va inoltre sottolineato il rafforzarsi della sponda con i conservatori polacchi. Nella sua tappa a Varsavia, la Meloni ha infatti incontrato il presidente polacco Andrzej Duda, oltre al premier Mateusz Morawiecki. Ricordiamo d’altronde che i due leader fanno parte del partito Diritto e Giustizia: una delle principali forze politiche dell’Ecr, di cui la Meloni è presidente.

Ora, da tempo la sinistra italiana sostiene che questi legami con Varsavia isolerebbero l’Italia, auspicando al contempo che Roma torni in ottimi rapporti con l’asse francotedesco. Non è del resto un mistero che i governi italiani a guida Pd abbiano spesso presentato un atteggiamento piuttosto remissivo nei confronti di Berlino e (soprattutto) di Parigi. Eppure, nuovamente, la tesi dell’isolamento non regge.

In primis, va sottolineato che la Polonia rappresenta il principale referente degli Stati Uniti in seno all’Unione europea: giocare di sponda con Varsavia significa dunque avvicinarsi indirettamente alla stessa Washington. Sarà un caso, ma nello stesso giorno in cui la Meloni era a Kiev, Zelensky ha ricevuto anche una delegazione parlamentare statunitense, guidata dal deputato repubblicano Michael McCaul. Inoltre, secondo la Cnn, Joe Biden ha pubblicamente ringraziato a Varsavia Duda per il sostegno polacco alla popolazione ucraina. Di contro, i rapporti tra gli Usa e l’asse francotedesco risultano tutt’altro che idilliaci (basti pensare alla crisi dei sottomarini del settembre 2021 o alle turbolenze tra Germania e Stati Uniti proprio sul dossier ucraino). In secondo luogo, è bene sottolineare che la Polonia riveste un peso assolutamente significativo in seno alla Nato. Gli stretti rapporti con Varsavia possono quindi aiutare Roma a contare di più nell’Alleanza atlantica, anche in vista di un eventuale rilancio del suo fianco meridionale. In terzo luogo, la posizione di Parigi e Berlino sta diventando sempre più traballante. Al di là delle turbolenze con Washington, la Francia sta perdendo progressivamente influenza sul Sahel, mentre tutti i suoi tentativi diplomatici nella crisi ucraina sono fondamentalmente naufragati. Dall’altra parte, l’attuale governo tedesco è attraversato da profonde divisioni intestine e preoccupano sempre di più le simpatie di Scholz nei confronti di Pechino.

Insomma, la Meloni è tutt’altro che isolata. Eppure qualcuno si ostina a dipingerla in questo modo. Il vero punto risiede nel fatto che Macron e Scholz temono l’inquilina di Palazzo Chigi sul piano della politica europea. Sembra infatti che la Meloni stia lavorando alla realizzazione di un’alleanza tra Ecr e Ppe in vista delle prossime elezioni europee: un’alleanza che marginalizzerebbe i macroniani e il Pse (di cui fanno parte la Spd tedesca e il Pd nostrano). Un’alleanza che, al contempo, godrebbe della benedizione statunitense, a partire probabilmente da quella dello stesso Biden. Qualcuno magari riterrà paradossale quest’ultima affermazione: per quale ragione un dem, come l’attuale presidente americano, dovrebbe sostenere una simile alleanza di centrodestra? L’apparente paradosso si risolve, ricordando che la questione non è ideologica ma geopolitica. Gli Stati Uniti, indipendentemente dal partito che controlla la Casa Bianca, sperano in un blocco europeo atlantista. Obiettivo, questo, che non può certo essere raggiunto attraverso il Pse (basti pensare agli storici rapporti della Spd con Mosca e Pechino, senza trascurare il fatto che i governi del Pd hanno avvicinato l’Italia alla Cina e all’Iran).

E quindi no. Non è la Meloni oggi ad essere isolata. E’ l’asse francotedesco che teme semmai una sorte simile.

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