Eni, 70 anni ricchi di energia

Sequenze di memorie che già erano avanguardie, istantanee di un passato proiettato nel futuro. È un po’ come salire su una macchina del tempo percorrere l’archivio storico di Eni, ospitato a Castel Gandolfo, vicino Roma, all’interno di Villa Montecucco, affascinante struttura ottocentesca affacciata sul lago di Albano.

Tra sale e corridoi, ci si immerge in un ventaglio ampio di ricordi che raccontano e confermano, mostrandone l’evoluzione, la stessa storia: la capacità dell’azienda, dal 1953 a oggi, di anticipare i grandi cambiamenti con un approccio pioneristico. Di adottare tecnologia, nuovi business, visione internazionale e abilità di comunicazione per contribuire alla modernizzazione dell’Italia. Di passare dal locale al globale, dalle origini nell’Appennino emiliano fino alle conquiste dei luoghi più remoti del pianeta. Inaugurato nel 2006, l’archivio raccoglie quasi 6 mila metri lineari di documenti, oltre 500 mila immagini e 5 mila audiovisivi, tutti a disposizione della comunità scientifica, di scuole, ricercatori italiani e stranieri, tanto in presenza quanto a distanza grazie all’accesso da remoto ai dati digitalizzati. «L’archivio conserva l’identità dell’azienda, la sua cultura, la sua passione per la ricerca. Ci racconta molte storie, parla del passato ma anche del presente e del domani, perché ci ricorda cosa siamo stati capaci di fare e ci suggerisce che strada intraprendere nel futuro» osserva Lucia Nardi, responsabile cultura di impresa di Eni.

L’ampiezza del materiale è un coro di rimembranze personali e memoria collettiva, un dinamico oscillare tra la spigolatura singola e la vastità di uno sguardo totale. Ecco i manifesti con protagonista il cane a sei zampe o quelli con le famiglie, le giovani generazioni: i sorrisi di una nazione che, a bordo di un’auto, scopriva il piacere del movimento, la gioia di andare e partire; ecco caroselli, pubblicità, cinegiornali, documentari, tutti gli strumenti possibili di parole e immagini: riviste, fotografie, documenti, fino ai disegni di segnaletiche, distributori di carburante, stazioni di servizio e motel. Tracce tangibili di un’Italia dinamica, ottimista, in perenne metamorfosi.

Ci sono pure i documentari realizzati da alcune delle firme più prestigiose del cinema italiano come Bernardo Bertolucci, Vittorio De Seta, i fratelli Taviani, Gillo Pontecorvo, per citarne solo alcuni.

O sezioni tematiche, come quella dedicata alle colonie per le vacanze, le architetture marine e montane progettate per il benessere dei dipendenti, tra i primi esempi di welfare aziendale. Di nuovo, la prova della capacità di Eni di essere in anticipo sui tempi. L’archivio è un caleidoscopio di volti, esperienze e percorsi, con un grande protagonista a fare da raccordo e punto di riferimento: il fondatore Enrico Mattei. «Aveva una grande capacità di vedere il futuro» commenta Nardi: «Sapeva guardare alle cose non come sono adesso ma come sarebbero state decine di anni dopo. E questa è rimasta una caratteristica di Eni, fa parte del suo Dna».

Dalle carte dell’archivio emerge la storia della prima grande transizione energetica italiana del XX secolo: quella dal carbone, importato prevalentemente dall’Inghilterra, al metano della Pianura Padana. «Eni» ricorda Nardi «nasce nel febbraio del ‘53 con un’idea rivoluzionaria: dare energia all’Italia, un Paese da sempre dipendente dall’estero». Enrico Mattei, chiamato dal Governo a liquidare l’Agip, ne rilancia le attività attraverso una massiccia campagna di ricerca esplorativa nella Pianura Padana, che aveva dato risultati incoraggianti. Nel giro di pochi anni, il metano rinvenuto in quelle zone raggiunge le principali industrie del Nord, fornendo energia a un prezzo competitivo e rompendo la dipendenza dalle fonti straniere. «Il metano» osserva Nardi «fu una grande scommessa. Non era considerato una fonte energetica dell’importanza che Mattei gli attribuirà. Nel giro di pochissimo tempo, l’Italia diventa il terzo Paese al mondo per estensione di metanodotti: stiamo parlando di una grande transizione energetica fatta nel giro di pochissimi anni per consentire all’Italia di entrare nel novero delle grandi potenze mondiali. Il metano è stato il motore dello sviluppo economico del nostro Paese». Anche oggi, rimanendo nella scia della sua tradizione, Eni guarda avanti e fa dell’innovazione tecnologica la chiave per una transizione energetica giusta che garantisca, al contempo, la sicurezza degli approvvigionamenti. Il suo archivio storico, ricordando cosa siamo stati capaci di fare, mostrando come eravamo, ci racconta come saremo.

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