Guerra e petrolio: quanto l’Europa dipende dal greggio di Mosca

Ogni giorno la Russia guadagna 490 milioni di dollari dall’export di petrolio verso il resto del mondo. Il profitto del mercato della Federazione è di 178,9 miliardi di dollari all’anno, di questi 104 miliardi provengono da Ue e Regno Unito. L’embargo che l’Unione Europea sta cercando di mettere in pratica contro il petrolio russo, quindi, potrebbe avere un forte impatto sull’economia di Mosca (e quindi sulla guerra di Putin)

Quanto pesa il greggio di Mosca sull’Unione Europea

Sdoganarsi dall’import di greggio russo però è più facile a dirsi che a farsi. Secondo un report del centro studi della ong Transport&Environment basato sui dati Eurostat del 2020, l'Unione europea importa il 97% del petrolio che consuma e il 25,7% arriva dalla Russia. In numeri assoluti, l'Ue produce 18,7 mega tonnellate di greggio e ne importa 440,3.

Se, come proposto dalla Commissione europea, a partire dal 2023 fosse fosse bandito il petrolio russo da tutti gli stati membri molti paesi dell’Unione finirebbero in ginocchio soprattutto quelli dell’Est e gli stati baltici che non solo importano più greggio ma si trovano anche in una posizione geografica meno favorevole rispetto alla possibilità di raggiungere altre fonti di approvvigionamento (niente sbocchi sul mare, territori montuosi o impervi, clima ostile)

Perché l’Ungheria ha detto no all’embargo del petrolio

Nasce da queste premesse l’ostracismo dell’Ungheria che ha annunciato di voler mettere il veto alla proposta di Bruxelles in merito all’embargo al petrolio russo. Il portavoce del governo di Budapest, Zoltan Kovacs, ha definito “inaccettabile” quanto avanzato dal consiglio dei 27 perché “va contro gli interessi ungheresi e manderebbe completamente in rovina l’economia ungherese”.

La classifica dei paesi più dipendenti dal gas russo

lI dato europeo della dipendenza dal greggio russo vede al vertice della classifica la Slovacchia, che raggiunge il 78,4%. Seguono Polonia, Finlandia e Lituania dove la percentuale è di poco superiore al 66% del petrolio importato. L’import dell’Ungheria si aggira intorno al 50% del fabbisogno nazionale.

Per quando riguarda l’Italia, nel 2021 il nostro Paese ha comprato da Mosca 204 mila barili di petrolio al giorno, pari al 13% del totale delle importazioni. Un dato molto simile a quello della Francia e poco superiore all’11% di Spagna e Regno Unito. In termini di barili di petrolio ovviamente le proporzioni cambiano in base alla superficie nazionale. E cosi alla testa della classifica dei Paesi che importano di più il greggio russo c’è la Germania (28,1 Mt). Seguono Polonia (17,9), Olanda (13,1), Finlandia (9) e Belgio (8,2). All’ottavo posto si trova l'Italia con 5,6 Mt di greggio.

Quello che, quindi, potrebbe succedere (e che è successo) è che lo stop all’import del petrolio causi un aumento del prezzo internazionale del barile. Solo l’annuncio del possibile embargo ha determinato che, nella giornata di ieri, che sui circuiti elettronici il Wti guadagnasse il 3,60% e che venisse pagato a 106,10 dollari al barile mentre il Brent è avanzato del 3,6% a 108,75 dollari al barile. Come conseguenza, quindi, paradossalmente la Russia potrebbe guadagnare di più esportando di meno.

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