Sette donne che stanno cambiando l’America

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Jill AbrAmson

La dura direttrice del New York Times

Il tatuaggio del "token", il vecchio gettone della metropolitana di New York, basta per capire quanto è profondo il legame di Jill Abramson con la sua città. Facile intuire anche quale sia stata la sua soddisfazione quando nel settembre 2011 è stata nominata direttore del New York Times, prima donna in 170 anni di storia a dirigere il giornale dei record, la "gray lady" pilastro del giornalismo mondiale. Abramson, oggi 60 anni, si è formata ad Harvard in ambito umanistico e ha iniziato a scrivere all’università. Ha lavorato a lungo al Wall Street Journal per poi passare al New York Times nella redazione di Washington, che ha diretto per diversi anni. Era capo in redazione quando è esploso lo scandalo di Jayson Blair, giornalista del Times che aveva saccheggiato gli articoli di un ex collega. l’allora direttore, Howell Raines, è stato costretto alle dimissioni, mentre Abramson è rimasta in sella, scalando fino al piano più alto della redazione nel giro di pochi anni.


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Sheryl Sandberg

Una mamma guida il colosso Facebook

Con il suo libro Lean In, la chief operating officer di Facebook si è affermata come punto di riferimento per le battaglie femminili, aggiungendo il profilo dell’attivista a un fitto curriculum in cui si mescolano incarichi di alto livello al ministero del Tesoro sotto la protezione dell’ex segretario larry Summers e la vicepresidenza di Google. A 44 anni, laurea e master ad harvard, sposata due volte, Sandberg ha due figli e con il suo esempio vuole smentire l’idea che le donne non possano fare carriera e insieme occuparsi della famiglia. I suoi più stretti collaboratori dicono che il sogno di Sheryl sia buttarsi attivamente in politica. Detiene un pacchetto di azioni del social network che, sommato allo stipendio, oggi fa arrivare il suo patrimonio a 1 miliardo di dollari.


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Valerie Jarrett

Consigliere personale di Barack Obama

Michelle a parte, non c’è persona cui Barack Obama presti più ascolto di Valerie Jarrett. E anche Michelle presta molta attenzione alle parole di Jarrett, la donna che le ha dato un lavoro quando era vicecapo di gabinetto del sindaco di Chicago, richard Daley. Michelle e Barack allora erano già fidanzati, ma difficilmente si poteva prevedere che si sarebbero ritrovati tutti alla Casa Bianca. a 57 anni, Jarrett è il capo dell’"inner circle" del presidente: a tal punto vicina a Obama che a lei soltanto è consentito esprimersi su ogni tema, dal contenimento dell’iran al colore della cravatta presidenziale. Nata in iran da genitori afroamericani, si è formata a Stanford inserendosi poi con abilità negli ingranaggi politici di Chicago. Tutti alla Casa Bianca sanno che mettersi contro di lei significa automaticamente mettersi contro il presidente.


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Dianne Feinstein

Una senatrice in guerra con la Cia

L’apparenza mite e innocua di questa senatrice di 81 anni non deve trarre in inganno. Feinstein è una delle figure più influenti del Congresso americano, temprata da decenni di attività politica, sul lato democratico, in una delle palestre più dure per chi ha l’ambizione di fare carriera nella cosa pubblica: la California. Feinstein è stata sindaco di San Francisco per 10 anni e dal 1992 siede al Senato. Dal 2009 è capo della commissione intelligence del Senato, un organo cruciale che esercita una funzione di controllo del ramo legislativo sull’operato delle agenzie di intelligence. È lei ad avere scatenato una delle più ruvide battaglie fra il Congresso e la Cia nella storia degli Stati Uniti. L’oggetto del contendere sono gli interrogatori particolarmente "duri", praticati sotto l’amministrazione Bush, confermati da un’inchiesta del Senato ma sostanzialmente negati dalla Cia. Feinstein accusa addirittura l’intelligence di avere spiato i senatori che lavoravano all’inchiesta, per poterne manipolare gli esiti.


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Mary Jo White

Il "mastino di Wall Street" che dirige la Sec

Questa 66enne originaria del Kansas è il "mastino di Wall Street". all’inizio del 2013 Barack obama l’ha nominata a capo della Sec, l’autorità di controllo della borsa, e da allora ha tenuto il fiato sul collo dei grandi player che si sono mossi sul filo della legalità a cavallo della crisi, comminando multe miliardarie per violazioni e frodi di ogni genere. In particolare, a farne le spese è stata JpMorgan: la banca che era riuscita fino a quel momento a passare relativamente indenne la buriana di Wall Street. Prima di diventare il terrore di banchieri e colletti bianchi, White era stata, per volontà di Bill Clinton, un’inflessibile procuratore federale a new York. È stata lei a dare la caccia a John Gotti, il leggendario boss di Cosa nostra americana, e a indagare sul primo attentato islamico al World trade Center del 1993.


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Mary Barra, Ceo della General Motors

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Janet Yellen

L’erede di Ben Bernanke alla Fed

Quando il 3 febbraio 2014 è diventata capo della Federal reserve, prima donna nella storia, Yellen ha vinto la competizione casalinga con il marito, George Akerlof, insignito del premio Nobel per l’economia ma mai giunto a un livello istituzionale tanto prestigioso. Per non disonorare la tradizione di famiglia, il figlio Robert insegna economia all’Università di Warwick. Yellen,
67 anni, ha studiato alla Brown University e poi a Yale, ha insegnato nei più prestigiosi atenei americani ed europei ma la sua carriera accademica è legata soprattutto a Berkeley, in California, luogo decisivo per i movimenti controculturali degli anni Sessanta e Settanta e per l’emancipazione femminile in ambito accademico. Dopo una lunga carriera alla Fed, Yellen s’è trovata a succedere a Ben Bernanke nel momento delicatissimo in cui la banca centrale sta progressivamente riducendo le politiche monetarie non convenzionali istituite per sostenere la crescita.


Quando si dice che le donne stanno cambiando l’America, immediatamente si pensa alla corazzata politica di Hillary Clinton, alle sorridenti campagne a sfondo sociale di Michelle Obama, al decisionismo repubblicano di una Condoleezza Rice o all’immensa capacità di cogliere e interpretare le emozioni del pubblico televisivo di un’Oprah Winfrey. Ma il tocco femminile sta cambiando il paese anche con figure più discrete, che si muovono nei meccanismi del potere che conta, dai media a Wall Street fino alla Silicon Valley passando per l’industria pesante che nella storia americana ha celebrato un’epica sostanzialmente maschile.

Nel momento in cui l’amministrazione Obama annuncia una grande iniziativa per combattere la disparità dei salari fra uomini e donne, e i partiti si danno battaglia per attirare l’elettorato femminile in vista delle elezioni di medio termine a novembre, sono sempre di più le donne che "rompono il soffitto di vetro", come si dice in America, in tutti i settori. Guidano la politica economica, sussurrano all’orecchio del presidente, fanno la guardia ai banchieri di Wall Street, guidano marchi globali e combattono dietro le quinte del Congresso: dietro la facciata maschile del potere americano ci sono ingranaggi femminili più o meno visibili, che stanno portando gli Stati Uniti verso una nuova epoca. Ecco i loro volti e le loro storie.

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