Reti internet in sovraccarico ma non ci sono rischi di crash

Nelle ultime tre settimane il traffico internet è aumentato notevolmente a causa dell'emergenza Coronavirus. Il lavoro da casa, la necessità di fare riunioni utilizzando strumenti come Zoom, Skype e altri ancora, e quella di connettere in modo protetto le reti aziendali ai lavoratori installando le cosiddette reti private virtuali o "Vpn", hanno prodotto un notevole aumento del traffico. Tuttavia, normalmente le aziende configurano le proprie Vpn soltanto per una parte di lavoratori e una rete sovraccarica può portare a rallentamenti e perdita di pacchetti di dati lungo il percorso.

Se la Vpn ha problemi è probabile che le aziende non l'abbiano dimensionata opportunamente e la domanda da porsi prima di far spegnere la web-tv ai propri figli è quindi se si sia investito in prospettiva o semplicemente speso il minimo per soddisfare il traffico di un eventuale momento. Perché restando a casa si lavora e ci si rilassa sempre connessi, unendo le 8-9 ore di connessione per scopi professionali alla fruizione di contenuti di intrattenimento offerti dalle varie piattaforme esistenti, quindi generando traffico dati dalla mattina presto fino a notte fonda. Bisogna considerare che le trasmissioni video via web occupano già il 70% della banda e le persone probabilmente stanno sottostimando la quantità di traffico video di cui fruiscono. Fortunatamente però il consumo di video è già normalmente elevato di notte per la visione di Netflix e YouTube, quindi le reti sono già costruite per sostenere un traffico intenso. Nel caso in cui si verifichino problemi di connettività è opportuno ridurre la risoluzione dell'immagine o rinunciare al video, chiedendoci se abbiamo davvero bisogno di vedere i volti dei nostri colleghi.

Dunque l'emergenza sanitaria legata alla pandemia mette alla frusta le telecomunicazioni di tutto il mondo, ma non tocca le infrastrutture come avviene in caso di terremoti o alluvioni. Dal punto di vista tecnico questa situazione rappresenta un test importante e l'occasione per accelerare l'ammodernamento delle reti, occasione alla quale l'Italia cibernetica, seppure ancora lenta rispetto ad altre nazioni, non si è fatta sorprendere. C'è un aumento delle connessioni generalizzato e trainato da quelle personali, come quelle a Facebook, che dal 24 febbraio ha registrato +41,8% di accessi. Dati interessanti elaborati dal consorzio Top-IX, organizzazione senza fini di lucro, che creando Neutral Access Point per lo scambio del traffico Internet nell'area piemontese ha potuto rilevare e misurare le tendenze.

A loro l'assessore si servizi digitali del Piemonte, Matteo Marnati, aveva chiesto l'analisi del traffico Internet prima e durante l'emergenza, così è emerso che l'uso di Internet da parte dei piemontesi è cresciuto del 20% rispetto allo stesso periodo del 2019 che registrava un +6,5% sull'anno precedente. Aumento registrato anche da Milano Internet Exchange, il maggiore dei nove punti di interscambio italiani, che l'undici marzo ha registrato traffico superiore a 1,1 Terabyte, staccando Namex (Roma Internet Exchange Point), la cui crescita fino all'11 marzo, data del comunicato serale del premier Conte, era ancora limitata. E' aumentato del 100% il traffico web da rete fissa, almeno stando alle dichiarazioni fatte qualche giorni fa all'Ansa da Michele Gamberini, Cto di Tim, mentre guadagna il 28% quello della navigazione da mobile, soprattutto sui canali voce, con l'Italia al momento ancora divisa in due: il nord tre volte più connesso del sud in termini di traffico generato con il record di aumento a Bergamo, Torino e Milano in progressione. Non manca qualche problema, soprattutto a livello locale, ma al Radiocor Luigi Gubitosi ha dichiarato: "Fortunatamente il traffico può ancora crescere in maniera importante, abbiamo fatto una serie di interventi per ampliare ulteriormente le nostre riserve di banda. In questi giorni è aumentato del 70% il traffico su rete fissa e del 10% su mobile, con Bergamo città in cui si è registrata la maggiore impennata sulla rete Tim."

Anche Vodafone, Fastweb, Iliad, e WindTre non riportano criticità dovute all'aumento di traffico e osservano come durante questa quarantena le reti mobili vengano usate in modo differente rispetto al solito, ogni connessione da dentro casa verso i ripetitori telefonici rimane pressoché fissa, non c'è ovviamente più passaggio da una cella all'altra, e se da un lato questo impegna alcuni ripetitori più di altri (quelli che servono aree poco urbanizzate o di villeggiatura sono scarichi di traffico), in altri, super impegnati, può in qualche caso creare "l'effetto capodanno", ovvero l'occupazione di tutte le risorse disponibili e quindi l'impossibilità di comunicare con continuità.

Ma le telecomunicazioni non sono soltanto internet. Non c'è crisi per le reti istituzionali, che viaggiano su canali dedicati, e neppure per quelle della Protezione Civile che in ogni regione dispone ormai anche di una rete radio digitale. E neppure ci sono problemi per quelle militari, anch'esse digitalizzate sul sistema Tetra e che possono contare su infrastrutture indipendenti da quelle civili. Ma non in tutto il mondo esistono queste infrastrutture, nei Paesi con territori molto vasti e bassa densità abitativa, come Africa, Australia, alcune zone dell'Asia, dell'area pacifica e del Sudamerica sono da sempre attive radio in onde medie e corte che provvedono a informare quando non a supplire alla distanza. Prima della diffusione di internet, in Australia le scuole trasmettevano le lezioni via radio verso i territori più remoti. E molte di queste stazioni si possono ascoltare la sera riaccendendo le vecchie radio. Ci sono poi i satelliti per diffusione radiotelevisiva e le radiodiffusioni italiane in AM ed FM, alle quali si sta aggiungendo la modalità digitale Dab. Insomma non abbiamo problemi per informarci e scambiarci informazioni, anzi, siamo in una situazione di iper-comunicazione nella quale la questione importante è saper ascoltare i canali ufficiali (che dovrebbero essere più precisi possibile) e non le mille interpretazioni da talk-show.

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