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Dallas, il killer pianificava altri attacchi

Micah Johnson, il cecchino afroamericano che ha ucciso cinque agenti a Dallas in una marcia di protesta contro l'uccisione dei neri da parte della polizia, faceva esercitazioni di tipo militare nel cortile di casa e aveva frequentato una scuola locale di auto difesa per un addestramento speciale di alto livello, che comprendeva la tattica di sparare in movimento. Ossia di premere il grilletto, cambiare posizione, e tirare di nuovo.

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Questo spiegherebbe perché inizialmente la polizia, vedendo arrivare i colpi da punti diversi, pensava ad un commando, ad un'azione concertata da più cecchini. Secondo gli investigatori, Micah Johnson pianificava addirittura attacchi di maggiori proporzioni e ''devastanti'', come risulterebbe dal piccolo arsenale e da una agenda scoperti nella sua abitazione.

Johnson, giovane veterano della guerra in Afghanistan, dove però faceva il falegname e non il combattente, e dove aveva collezionato non medaglie ma denunce per molestie sessuali, aveva perfezionato la sua passione alla Academy of Combative Warrior Arts alla periferia di Dallas, come ha reso noto il fondatore e capo istruttore della scuola, Justin J. Everman. Una Accademia che propagandava l'insegnamento del tiro in movimento ''sotto un alto livello di stress'', promettendo addestramenti non consentiti generalmente nei poligoni statici. Everman sostiene di non ricordare il livello raggiunto da Johnson (''se n'era andato, abbiamo migliaia di persone'') ma a giudicare dalla dinamica della sparatoria e dal bollettino delle vittime sembrerebbe di prima fascia.

Questa è anche l'impressione dei poliziotti, secondo cui era un tipo 'lucido, freddo, preciso'. Capace di sfidare sino all'ultimo anche i negoziatori, raccontando bugie e deridendoli. E di non curarsi dei vicini, che recentemente lo avevano visto praticare esercitazioni di tipo militare nel 'backyard' della sua casa a Mesquite, periferia di Dallas. 


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Il presunto killer della strage di poliziotti a Dallas, 8 luglio 2016
Ron Jenkins/Getty Images
Dallas, 7 luglio 2017, i momenti successivi alla sparatoria durante la manifestazione di protesta

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Dallas, 7 luglio 2017, i momenti successivi alla sparatoria durante la manifestazione di protesta contro le uccisioni di cittadini afroamericani da parte della polizia.
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Dallas, 7 luglio 2017, i momenti successivi alla sparatoria durante la manifestazione di protesta contro le uccisioni di cittadini afroamericani da parte della polizia.



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Dallas, 7 luglio 2017, i momenti successivi alla sparatoria durante la manifestazione di protesta contro le uccisioni di cittadini afroamericani da parte della polizia.
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Dallas, 7 luglio 2017, i momenti successivi alla sparatoria
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Dallas, 7 luglio 2017, i momenti successivi alla sparatoria durante la manifestazione di protesta contro le uccisioni di cittadini afroamericani da parte della polizia.
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Dallas, 7 luglio 2017, la manifestazione di protesta contro le uccisioni di cittadini afroamericani da parte della polizia.
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Dallas, 7 luglio 2017, la manifestazione di protesta contro le uccisioni di cittadini afroamericani da parte della polizia.
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Dallas, 7 luglio 2017, la manifestazione di protesta contro le uccisioni di cittadini afroamericani da parte della polizia.
EPA/ERIK S. LESSER
Dallas, 8 luglio 2016. Il cordoglio e le commemorazioni per i poliziotti vittime della sparatoria durante un corteo antirazzista
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Dallas, 8 luglio 2016. Il cordoglio e le commemorazioni per i poliziotti vittime della sparatoria durante un corteo antirazzista
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Dallas, 8 luglio 2016. Il cordoglio e le commemorazioni per i poliziotti vittime della sparatoria durante un corteo antirazzista
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Dallas, 8 luglio 2016. Il cordoglio e le commemorazioni per i poliziotti vittime della sparatoria durante un corteo antirazzista
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Dallas, 8 luglio 2016. Il cordoglio e le commemorazioni per i poliziotti vittime della sparatoria durante un corteo antirazzista
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Dallas, 8 luglio 2016. Il cordoglio e le commemorazioni per i poliziotti vittime della sparatoria durante un corteo antirazzista
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Dallas, 8 luglio 2016. Il cordoglio e le commemorazioni per i poliziotti vittime della sparatoria durante un corteo antirazzista
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Dallas, 8 luglio 2016. Il cordoglio e le commemorazioni per i poliziotti vittime della sparatoria durante un corteo antirazzista
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Dallas, 8 luglio 2016. Il cordoglio e le commemorazioni per i poliziotti vittime della sparatoria durante un corteo antirazzista
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Dallas, 8 luglio 2016. Il cordoglio e le commemorazioni per i poliziotti vittime della sparatoria durante un corteo antirazzista
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Dallas, 8 luglio 2016. Il comandante della polizia David Brown dopo la sparatoria contro i poliziotti a una manifestazione antirazzista
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Dallas, 8 luglio 2016. Il cordoglio e le commemorazioni per i poliziotti vittime della sparatoria durante un corteo antirazzista
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Dallas, 8 luglio 2016. Il cordoglio e le commemorazioni per i poliziotti vittime della sparatoria durante un corteo antirazzista
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Dallas, 8 luglio 2016. Il cordoglio e le commemorazioni per i poliziotti vittime della sparatoria durante un corteo antirazzista

8 luglio

Incensurato. Reduce della guerra in Afghanistan. "Istruito" e "apolitico" secondo un'amico, ma anche "molto consapevole dell'essere una persona di colore", secondo un'altra. Forse simpatizzante delle Nuove Pantere Nere sulla base di una foto con il pugno alzato fatta girare sulla Cnn. A poche ore dalla strage dei poliziotti di Dallas si scava nel passato di Micah Xavier Johnson, il 25enne che avrebbe orchestrato tutto e che è stato ucciso a distanza con un robot imbottito di esplosivo nell'ultimo scontro a fuoco con la polizia. 

Ma chi era Micah Johnson? Il "simpaticone" descritto dall'amico e vicino di casa Israel Cooper, secondo cui lo stragista di Dallas "non era certo un individuo violento". O il ragazzo "sempre sensibile alle malefatte della polizia", secondo quanto ha detto Caitlyn Lennon che aveva lavorato con lui in una paninoteca dal 2011 al 2013.

L'anno dopo Micah era partito per l'Afghanistan come falegname nel 420esima brigata del Genio. Erano nati lì, in quei sei mesi al fronte, i semi dell'incredibile violenza? Tornato a casa il giovane era tornato a vivere con la madre a Mesquite, un sobborgo di Dallas non ha le caratteristiche di un ghetto. "Rideva e cantava durante l'assedio delle forze dell'ordine", ha detto una fonte di polizia alla NBC. Non sembrava nervoso e anzi, aveva confessato di essersi allenato in palestra in vista dell'agguato il cui obiettivo, per quanto riferito in quell'ultimo braccio di ferro, era di "uccidere bianchi, perché li odiava. E soprattutto poliziotti bianchi". 

Secondo il New York Times Johnson sarebbe l'unico responsabile della strage.

Tuttavia il capo della polizia di Dallas David Brown ha parlato di altri "sospetti". "Tre persone sono detenute in custodia cautelare ma, finora, non sappiamo se siano collegate a Johnson", ha spiegato. 

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