Tecnologia
May 08 2015
Per farsi un’idea basta la prova del nove più semplice. Ascoltare un brano un po’ tamarro, per esempio «Virus» del giovanissimo deejay superstar Martin Garrix indossando i già buoni auricolari bianchi in dotazione con l’iPhone. Subito dopo, scollegarli e ripetere l’operazione, ma con le Fidelio M2L di Philips.
La differenza, ecco, è macroscopica. Evidentissima anche a un orecchio poco allenato: la nitidezza del suono nella parte cantata compie un grandioso balzo in avanti; i bassi sono aggressivi e potenti come si addice a un pezzo con un’ossatura dance. In generale, si avverte una maggiore pulizia e una profondità che le cuffiette targate Apple e molti modelli nemmeno troppo basici possono solo sognare. Caratteristica confermata da ascolti più soft: da un grande classico come «Wish you were here» dei Pink Floyd, in cui la chitarra che domina l’atmosfera si trasforma in una delicata carezza sui timpani a «Jar of hearts» di Christina Perri, che splende di una soave malinconia.
Il trucco, che poi trucco non è ma il grande pregio di questo modello, è che si collega al connettore Lightning del melafonino, dell’iPad o dell’iPod. Esatto, al foro che in genere si utilizza per ricaricare la batteria. Un canale digitale, più ampio e generoso rispetto all’uscita standard: un tunnel in cui transita un audio a 24 bit e 48 kHz con un’amplificazione di serie e senza cavi o dispositivi aggiuntivi. Tecnicismi a parte, con lo stesso brano, con la medesima qualità, si percepisce il valore aggiunto. È un super audio, chiamiamolo così.
Certo, si tratta di un modello non per tutte le tasche (il prezzo consigliato è di 279,99 euro); ci sono alcune ingenuità, come le indicazioni «right» e «left» per indossarle scolpite di bianco in maniera abbastanza grossolana; non funzionano come auricolari, dunque se arriva una chiamata bisogna levarle e rispondere; scaricano il dispositivo, neanche troppo in verità, ma se la batteria è al lumicino bisogna rinunciare a usarle.
Scremate queste controindicazioni, il giudizio non può che essere positivo. Se le si approccia, è il sottinteso, non come un succedaneo di un auricolare tradizionale ma come uno strumento per ascoltare meglio, dappertutto, le proprie playlist. D’altronde sono leggere, hanno un look convincente e un design ben curato, oltre a garantire un notevole isolamento dai rumori esterni per evitare che i dettagli dei brani vadano a smarrirsi nel caos di fondo.
La differenza è macroscopica. Evidentissima anche a un orecchio poco allenato. Questo modello ha le carte giuste per inaugurare un filone
Sono comode e non fanno scaldare troppo l’orecchio nemmeno dopo un uso prolungato. Prerogativa da non dare per scontata, visto che i padiglioni traspiranti sono in pelle e si attaccano come una ventosa, aderiscono con decisione quando le si indossa. Non manca qualche effetto speciale che incrementa la comodità: c’è una rotellina per alzare e abbassare il volume e un tastone invisibile che, una volta premuto, mette la canzone in pausa o la fa ripartire. Nulla di trascendentale, ma è evidente che questo modello abbia le carte giuste per inaugurare un filone. Quello delle cuffie che, passando dal connettore Lightning, spalancano le porte dell’audio in alta risoluzione in mobilità.