Cuba rafforza l'asse con Russia, Cina e Turchia

L’Avana sta rafforzando i propri legami internazionali. Il presidente cubano, Miguel Diaz-Canel, ha recentemente effettuato dei viaggi in Russia e Cina: Paesi con cui l’isola intrattiene storicamente dei rapporti piuttosto stretti.

Durante la sua visita a Mosca, il leader cubano ha nuovamente espresso il proprio sostegno al Cremlino. Diaz-Canel ha infatti definito “ingiuste” le sanzioni imposte a Mosca dall’Occidente a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. “Questa visita ha un profondo significato per noi. La stiamo svolgendo in un periodo in cui entrambi i Paesi, Russia e Cuba, sono soggetti a sanzioni ingiuste e unilaterali”, ha affermato. Il presidente cubano è stato inoltre calorosamente accolto in Cina da Xi Jinping. “Non importa come la situazione internazionale possa cambiare, la Cina non cambierà la sua politica di amicizia a lungo termine con Cuba”, ha dichiarato il leader cinese, sottolineando inoltre “la sua determinazione a sostenere Cuba nel perseguire la via del socialismo”. Non solo: Diaz-Canel si è recato anche in Turchia, dove il presidente Recep Tayyip Erdogan ha promesso di rafforzare ulteriormente il commercio con l’isola, criticando inoltre le sanzioni che la colpiscono. Insomma, L’Avana non risulta esattamente isolata dal punto di vista internazionale. E questa situazione mette in luce alcuni evidenti paradossi.

Innanzitutto, alle nostre latitudini, certi ambienti politici continuano fondamentalmente ad avere un atteggiamento di riguardo nei confronti di Cuba, pur dichiarandosi al contempo antirussi e filo-ucraini. Un paradosso evidente che riguarda principalmente il Pd: ricordiamo infatti che, lo scorso maggio, l’ambasciatrice di Cuba in Italia, Mirta Granda Averhoff, è stata ricevuta nella sede del partito, per effettuare quello che lei stessa ha definito “uno scambio proficuo su temi di interesse comune”. Non dimentichiamo che a maggio Cuba si era già di fatto schierata a fianco di Mosca nell’invasione dell’Ucraina in sede Onu, mentre i legami che L’Avana intrattiene con Mosca e Pechino sono di antichissima data. Il che è un tantino strano per un Pd che da mesi si arroga il diritto di distribuire patentini di atlantismo a destra e a manca. Un paradosso, se vogliamo, che non riguarda solo i dem di casa nostra ma anche quelli americani. Non trascuriamo infatti che, appena pochi mesi fa, Joe Biden ha revocato le restrizioni imposte da Donald Trump al regime castrista. Ne consegue che l’attuale Casa Bianca da una parte invoca la linea dura contro il Cremlino e dall’altra strizza di fatto l’occhio ai suoi alleati (come nel caso del Venezuela).

Infine, un secondo aspetto da considerare è nuovamente quello dell’ambiguità della Turchia: un Paese che fa parte della Nato e che non disdegna di intrattenere rapporti piuttosto stretti sia con Mosca sia con L’Avana. Una situazione, questa, che pone più di un problema alla stabilità interna dell’Alleanza atlantica. In quest’ottica, l’attuale governo italiano – cha ha già giustamente posto il tema del rafforzamento del fianco meridionale della Nato sia a Biden sia a Jens Stoltenberg – dovrebbe sottolineare alla Casa Bianca la pericolosità insita nell’ambiguità turca, per far sì che Roma possa rilanciare la propria leadership nel Mediterraneo, arginando la concorrenza di Ankara (una concorrenza particolarmente significativa tanto in Libia quanto nei Balcani).

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