Conte, Mancini o Di Biagio: ecco i candidati ct della nazionale

La scelta del prossimo ct della nazionale italiana sarà fatta entro giugno, in modo da poter cominciare il nuovo corso con le qualificazione all'Europeo 2020 e con le prime gare della Uefa Nations League. A decidere sarà il vice commissario Figc, Alessandro Costacurta, che ha indicato tre nomi: Conte, Mancini e Di Biagio

Candidati che hanno storie personali e professionali differenti e che rappresentano, agli occhi della Federcalcio, soluzioni ottimali. In testa alle preferenze (non nascoste) di Costacurta c'è certamente Antonio Conte, già tecnico azzurro dall'estate del 2014 fino all'avventura di Euro 2016.

Roberto Mancini si è apertamente candidato, sottolineando la sua disponibilità una volta chiuso il rapporto con lo Zenit San Pietroburgo, mentre Luigi Di Biagio, attuale ct dell'Under 21 e traghettatore per le amichevoli di marzo, potrebbe essere l'outsider del gruppo.

Il budget stanziato dalla Figc è importante, quasi da top manager: 10 milioni di euro (lordi) per il ct e per il suo staff. Tanti anche se Conte e Mancini oggi guadagnano di più. Però lo sforzo prodotto indica la volontà di fare una scelta di primo livello.

Antonio Conte: perché sì e perché no

Il numero uno della lista è anche l'unico che ha già dimostrato di saper ricoprire in maniera efficace il ruolo di ct. Conte è stato protagonista di una meravigliosa cavalcata nell'Europeo del 2016, conclusa solo con la sconfitta ai rigori contro la Germania nei quarti di finale. 

Ha fatto rendere al meglio una nazionale sfortunata per il numero e la qualità di infortuni e con un livello tecnico medio-basso. Gli italiani si sono innamorati di lui in quelle notti francesi e la fine imminente del rapporto con il Chelsea lo mette sul mercato a dispetto del contratto in scadenza nel 2019.

Avrebbe voglia di tornare per ricucire quel filo spezzato nel luglio del 2016, ha certamente più esperienza e ha imparato sulla propria pelle cosa serve per gestire una nazionale ed è uomo abituato a prendere cicli da far ripartire. L'altra faccia della medaglia? Raramente i ritorni sono fortunati (in nazionale si ricorda il 2010 di Lippi) e alcune spigolosità del carattere dell'allenatore ex Juve non si sono certo smussate in due anni di lontananza dall'Italia.

Luigi Di Biagio - 28 febbraio 2018Claudio Villa/Getty Images

Roberto Mancini: perché sì e perché no

L'ex allenatore di Lazio, Fiorentina e Inter (in Italia) è un profilo balzato saldamente in testa nel toto candidati nelle ore frenetiche del commissariamento della Figc dopo il fallimento delle elezioni. Allo Zenit San Pietroburgo dal 2017, non ha mai nascosto di ambire alla panchina della nazionale e si è detto disponibile a essere l'uomo del nuovo ciclo.

Nella sua carriera si è distinto come tecnico capace di lavorare con giovani di talento, valorizzandoli e spesso facendoli esplodere. L'idea di non stare sul campo tutti i giorni non lo spaventa, al contrario di quanto accadde con Conte nel 2014, e ha doti politiche tali da saper mediare con i club. Il suo carattere è meno spigoloso di quello di Conte, anche se in passato si è reso protagonista di polemiche al vetriolo senza mai tirarsi indietro.

Avrebbe il carisma per farsi rispettare e le spalle coperte da una Figc in cui il suo storico 'nemico' Lotito sembra essere meno potente del passato. L'altro lato della medaglia? Non è nel momento migliore della sua carriera, gli ultimi risultati non lo hanno premiato e non piace a tutti. Al contrario di Conte la sua figura sarebbe divisiva e non pienamente condivisa.

Luigi Di Biagio: perché sì e perché no

L'attuale commissario tecnico dell'Under 21 è la soluzione di ripiego, da spendere in caso di rifiuti o difficoltà insormontabili con Conte e Mancini. Già questo lo pone in una condizione di subalternità rispetto alle prime due scelte, così come un curriculum professionale certamente meno ricco e vincente di quello degli altri candidati.

Di Biagio sarebbe un ritorno al passato, nel senso che certificherebbe il ritorno alla cantera federale abbandonata all'inizio degli anni Novanta con l'addio di Vicini e l'ingaggio di Sacchi. Da lì in poi sulla panchina si sono seduti praticamente solo allenatori provenienti da club, con alterne fortune ma sempre con l'idea che non ci potesse essere continuità con le giovanili di Coverciano.

L'Under 21 ha lasciato un buon ricordo come qualità, ma ha perso non bene la fase finale dell'Europeo 2017 con qualche critica che ha colpito anche le scelte del suo selezionatore. E' vero che parte della nuova nazionale pescherà proprio da lì (e Di Biagio avrebbe un vantaggio di conoscenza di base), ma la mancanza di esperienza a livello internazionale significherebbe dover attendere anche la crescita del ct oltre a quella del gruppo. Un lusso che, forse, l'Italia post trauma Mondiale non si può permettere.

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