Conti correnti, italiani sempre più poveri

Ormai risparmiamo anche sul… risparmio. La fama degli italiani-formiche continua a essere messa a dura prova dalla crisi. Ce lo ha ricordato di recente l’Istat: nel 2012 la propensione a “metter qualcosa da parte” ha raggiunto il livello più basso dal 1990 (quando è cominciata la rilevazione…) Ce lo conferma empiricamente Supermoney , portale Internet di confronto dei conti correnti on line che nel primo trimestre 2013 sembrerebbero molto leggeri secondo quello che hanno scritto 10mila visitatori. Conviene usare il condizionale perché non rappresentano un campione statistico della popolazione e perché le dichiarazioni potrebbero essere state dettate dal desiderio di mostrarsi modesti. Ma i numeri sono comunque significativi e preoccupanti. Quasi un italiano su cinque (il 18% per la precisione) in banca ha meno di mille euro. Poco più della metà (il 58%) tra mille e 5mila euro. E solo il 3% è sopra i 10mila. La media in marzo era di 7.882, in calo da gennaio (8020 euro). Le regioni più “ricche” sono Trentino, Friuli e Basilicata con depositi medi leggermente superiori ai 10mila euro, la più “povera” il Molise con 3.333 euro.

In banca mettiamo poco non solo perché abbiamo meno. La scarsa tendenza al deposito, ricorda a ragione Supermoney, potrebbe spiegarsi anche con la preoccupazione di possibili prelievi forzosi sui conti, come fece il governo Amato nel 1992. E come è accaduto a Cipro lo scorso marzo. Ma non è solo una questione psicologica. La capacità di risparmio è in calo (Osservatorio Risparmi delle famiglie di Eurisko Gfk) con un ritmo direttamente proporzionale alla difficoltà di mantenere il proprio tenore di vita (indagine Intesa SanPaolo con Centro Einaudi). Insomma, stiamo dando fondo alla cassa e, mentre lo facciamo, tagliamo le spese, riduciamo i consumi, rinviamo gli acquisti.

A livello di sistema da Francoforte arriva un piccolo segnale positivo. Secondo i dati della Banca centrale europea in marzo i depositi bancari privati sono cresciuti del 3,1%, arrivando a 1.532 miliardi. Vuol dire che sta tornando un poco di fiducia, che parte dei capitali in libera uscita stanno lentamente rientrando, anche se questo afflusso non si traduce poi automaticamente in impieghi da parte delle banche ancora restie a dare credito. Una contraddizione con la fotografia scattata da Supermoney? Non necessariamente, perché l’aumento dei depositi non esclude l’esistenza di chi ha solo qualche migliaia di euro e proprio per questo cerca il posto migliore dove conservarli.

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