Il centrodestra riparta dal dialogo tra i leader e con il mondo produttivo

Il Pd esulta come se avesse vinto le elezioni politiche, e invece ha i vinto i ballottaggi di alcune città dopo aver perso al primo turno a Palermo e Genova. E’ singolare che gli stessi giornali che criticavano Letta dopo la prima tornata elettorale, adesso lo elevano sul pantheon dei grandi statisti. Se ci abbassiamo a leggere i dati, il centrodestra in realtà ne esce con un numero di sindaci maggiore e mezzo milione di voti in più. Ed è un fatto che l’onda astensionista, come spesso accade, abbia premiato il centrosinistra. Il resto è cinema. Ma tutto questo non basta certo a nascondere la batosta in tante città simbolo come Verona e Parma. Con una situazione in Lombardia che si colora di rosso, dopo la perdita di Lodi e Monza. Tutto questo, insomma, non basta a negare che nel centrodestra siamo in allarme rosso.

A leggere le dichiarazioni dei leader dell’alleanza nel post voto, sembra quasi di trovarsi di fronte a ruggini esclusivamente personali. I leader campioni di comunicazione pubblica, faticano a comunicare tra di loro. In particolare, sembra che Giorgia Meloni non riesca a parlare con gli altri due alleati, e viceversa. Il rischio è di dare l’impressione di una mera lotta per la spartizione del potere, quando in realtà alle politiche manca ancora un anno e tutto obiettivamente può ancora succedere. Anche considerando lo scoglio delle regionali, dove sulle candidature continua il muro contro muro.

Il peggiore degli scenari è una riproposizione su scala nazionale della tragicommedia che si è consumata nella fatal Verona. Dove i candidati di centrodestra, divisi da attriti personali e familiari, hanno preferito regalare la vittoria all’avversario piuttosto che stringersi la mano. Visto quanto è accaduto nella città di Giulietta, dove non governava la sinistra dai tempi degli antichi romani, tutto ciò dovrebbe suonare come un monito per la classe dirigente nazionale. Allo stesso modo, si dovrebbe prendere ad esempio Mario Pardini, il neo sindaco di Lucca, che è riuscito ad imporsi non soltanto tenendo unita la coalizione, ma inglobando anche le istanze del civismo e della società civile che chiedevano risposte urgenti per la città.

La ricetta per rimettere in rotta la nave di centrodestra, che pure i passeggeri (elettori) li ha ancora a bordo, passa dunque per tre imperativi. Uno, ricominciare a parlarsi tra alleati. Due, tornare a parlare di programmi, e non solo di persone e candidati. Tre, uscire dalle stanze dei partiti e riprendere il filo del discorso interrotto con le classi produttive e la società civile. Il rapporto con gli elettori di centrodestra, a differenza degli altri che vanno a votare in automatico, va coltivato con dedizione e concretezza costante. E’ difficile e faticoso? Senz’altro. Ma è l’unica strada percorribile, per non ribaltarsi in curva.

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