Calcutta dice addio alle biciclette

E' da tempo che a Calcutta si discute su come togliere dalle strade i "cavalli umani", cancellando per sempre una tradizione di povertà e sfruttamento che non fa altro che ricordare la profonda arretratezza che ancora oggi caratterizza questa metropoli indiana, se non l'intera nazione. Ebbene, dopo aver tollerato una serie di scioperi organizzati da centinaia di portantini terrorizzati all'idea di perdere un lavoro che, per quanto faticoso e umiliante possa essere, rappresenta pur sempre la loro unica fonte di sostentamento, il governo ha deciso di andare oltre, approvando un divieto assoluto di circolazione per tutti i mezzi non motorizzati che normalmente circolano in città. Biciclette e risciò inclusi.

Quindi insomma, il paradosso vuole che in un momento in cui il mondo intero cerca di inventarsi sempre nuove strategie per limitare gli effetti dell'inquinamento e, se possibile, per ridurre il congestionamento delle grandi arterie metropolitane, l'India, o meglio, Calcutta, decide di fare un grande passo indietro. Proponendo ai suoi abitanti di mettere in soffitta le biciclette, costringendoli indirettamente ad acquistare un'automobile, per "fare in modo che le strade siano più scorrevoli".

Ciclisti, pedoni ed ecologisti si sono immediatamente messi d'accordo per organizzare una serie di manifestazioni con cui sperano di riuscire a convincere il governo a cambiare idea. "Questo provvedimento è una follia", dicono alcuni. "Molti di noi non comprano un'auto o una moto non per proteggere l'ambiente, quanto perché non se la possono permettere. Se il Governo ci impedisce di raggiungere il nostro posto di lavoro in bici, come faremo a mantenerci?". "Ci hanno detto che potremo continuare a usare le nostre bici nelle strade più periferiche di Calcutta, e in centro solo di notte", fa eco un altro manifestante, "ma noi lavoriamo di giorno. E la maggior parte delle distanze non è percorribile né a piedi né con i mezzi pubblici".

Eppure, il Governo pare irremovibile. "Il traffico è congestionato, e per quanto a Calcutta circolino molte meno auto rispetto a Mumbai, New Delhi o Chennai, le strade sono talmente strette da non poter servire tutte le categorie di veicoli che ora sono solite circolarvi", si legge in un comunicato stampa. E visto che i mezzi a motore non possono essere fermati, il blocco ha colpito ciclisti e guidatori di risciò. "In questo modo", continua il comunicato, "le strade saranno non solo più libere, permettendo ai veicoli motorizzati di coprire le distanze più in fretta (pare infatti che la velocità media di circolazione a Calcutta oscilli tra i 14 e i 18 chilometri orari, quasi una decina in meno rispetto ai 22 registrati nella maggior parte delle altre metropoli), ma anche più sicure". Questo perché a causare incidenti sarebbero prevalentemente i veicoli non motorizzati, spesso carichi di rifiuti, persone, generi alimentari o qualsiasi altro bene potenzialmente trasportabile ben oltre le proprie capacità, proprio per la loro lentezza. 

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