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Ben Bradlee: morte di una leggenda del giornalismo americano

Se c'è un uomo che ha incarnato l'essenza del giornalismo e ha dato a questa professione il senso compiuto che dovrebbe sempre avere; se c'è un personaggio che ha segnato un'epoca della storia della carta stampata, che ha contribuito a modernizzarla prima che altri mezzi di comunicazione si affaccessero, questo uomo era Ben Bradlee. l più carismatico e importante direttore di un quotidiano in America nel Dopoguerra, come ha scritto David Remnick, la prima penna della prestigiosa rivista The  New Yorker.

Il "timoniere" del Washington Post che ha costretto Richard Nixon a dare le dimissioni per lo scandalo Watergate se ne è andato a 93 anni, nella sua casa nelle capitale statunitense, non troppo distante dalla sede di quel giornale che aveva diretto per 23 anni e dove ogni tanto, quando la salute glielo permetteva, amava tornare almeno una volta alla settimana, a pranzo per parlare con i giovani suoi eredi professionali di "buon giornalismo".

Nel suo libro di memorie, uscito qualche tempo dopo aver lasciato la direzione del quotidiano, Bradlee scrisse una sorta di epitaffio su se stesso. "Sono sicuro che quando me ne andrò, molti ricorderanno i 18 Premi Pulitzer vinti dal Washington Post. Ma esagereranno". Quei premi, diceva, erano dei cronisti che l'avevano ottenuti. Non suoi.

Uno di questi premi provocò la più grave crisi professionale di Ben Bradlee. Nel 1981 venne assegnato a Janet Cooke, una cronista del Post per un'inchiesta su di una bambina di 8 anni dipendente dall'eroina. Era completamente inventata. Il Pulitzer venne ritirato e Bradlee mise sul tavolo le sue dimissioni. Furono respinte. Potevi mandare a casa l'uomo che aveva trasformato un sonnachioso giornale locale in uno dei giornali più importanti del mondo? No, non potevi.

Watergate, 40 anni fa lo scandalo


Come nasce l'inchiesta sul Watergate
Ben Bradlee arriva al Washington Post nel 1965. Due anni prima, la casa editrice di proprietà della famiglia Graham aveva acquistato Newsweek. Ben era l'anima di quella rivista, diventerà l'anima del quotidiano quano gli verrà affidato tre anni dopo. Era un giornalista già famoso e affermato. Era stato stretto amico di J.F. Kennedy, l'aveva seguito durante la campagna elettorale vittoriosa contro Richard Nixon e poi, per i tre anni della sua presidenza.

Anni dopo, il destino gli riserverà di essere l'uomo che contribuirà a far cadere l'allora rivale elettorale di Kennedy. Quando prende in mano il Post, Bradlee lo trasforma. Il giornale diventa più moderno e aggressivo. Sarà lui, in qualità di direttore, a portare avanti la battaglia per la pubblicazione dei Pentagon Papers, i documenti riservati del Dipartimento della Difesa sulla guerra in Vietnam che l'amministrazione Nixon non voleva rendere pubblici e che, invece, erano arrivati sulle scrivanie dei giornaisti del Washington Post e del New York Times.

È solo un aperitivo. Qualche anno dopo due giovani cronisti del WP, Carl Berstein e Bob Woodward scoprono il Watergate. Bradlee non si tira indietro. Una storia è una storia. E quella era una grande storia, la più grande fino ad allora scritta nel rapporto tra la stampa (la sentinella dell'opinione pubblica) e il potere politico.

Bradlee era uno dei pochissimi a sapere la vera indentità di Gola Profonda, l'uomo che passava le informazioni al Post sullo scandalo che coinvolgeva la Casa Bianca. Quando venne resa pubblica dopo la sua morte nel 2005, il direttore del Post disse di Mark Felt, numero due dell'Fbi, Deep Throat: "Penso che abbia fatto un grande servizio al paese".


Carl Bernstein, Ben Bradlee e Bob Woodward nel 2005 a New YorkGetty Imagines / Brad Barket

Gli ultimi anni
"Aveva sempre qualche idea nuova, poneva sempre la giusta domanda, era un flusso continuo energetico e creativo" - scriverà Katharine Graham, la mitica editrice del Post nelle sue memorie. "Non l'ho mai visto un giorno depresso" - ha detto la sua terza e ultima moglie dopo l'annuncio pubblico della sua malattia, il Morbo di Alzheimer.

Nato da una famiglia agiata di Boston, Ben Bradlee, si arruolò in marina durante la Seconda Guerra Mondiale. Tornato a casa scrisse per un piccolo giornale prima di tentare la fortuna nella capitale. Il primo articolo per il Washington Post risale al 1948. Poi il passaggio a Newsweek, il periodo parigino e il ritorno a casa con l'acwuisto della rivista da parte dei Graham.

Nel 2013, Barack Obama lo ha ricevuto alla Casa Bianca per conferirgli la Presidential Medal for Freedom, un'importante onorificienza. Nel giorno della sua morte l'ha ricordato con queste parole. "Per Benjamin Bradlee il giornalismo è stato più di una professione: era un bene pubblico vitale per la nostra democrazia."  La sua storia dice che è stato proprio così.


Lo scandalo watergate

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Sera dell' 8 agosto 1974. Richard Nixon annuncia le proprie dimissioni dalla carica di presidente di fronte a milioni di telespettatori. Lo scandalo Watergate è al suo epilogo. Le dimissioni di Nixon non hanno precedenti nella storia degli Stati Uniti.


Lo scandalo watergate

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Aprile, 1974. Dalla Casa Bianca Richard Nixon annuncia l'intenzione di consegnare alla commissione di inchiesta le registrazioni realizzate nel suo ufficio dal 1970 al 1974. Inizialmente Nixon si rifiutò di consegnare i nastri, arrivando persino a licenziare il pubblico ministero Archibald Cox. Sarà obbligato alla consegna dalla furia della stampa e dell'opinione pubblica

Lo scandalo watergate

Uno degli innumerevoli quotidiani americani a riportare la notizia della volontà collaborativa di James McCord, uno dei principali imputati nello scandalo Watergate.


Lo scandalo watergate

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Ron Ziegler, il portavoce di Richard Nixon all'epoca del Watergate. Rimase famoso per aver definito l'episodio dell'introduzione nella sede dei Democratici "un furterello di terz'ordine".


Lo scandalo watergate

Due pagine dell'agenda di Bernard Barker, uno dei membri del gruppo dei cinque incursori del Watergate rinvenuta dagli inquirenti in una stanza del Watergate Hotel il giorno seguente al loro arresto.


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Il viso contratto in una smorfia di uno dei membri del commando che irruppe negli uffici del Watergate, James McCord. Fu il primo a collaborare con la giustizia per ottenere uno sconto di pena.


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Washington, giugno 1973. John Ehrlichman, consigliere di Nixon per gli affari interni. Fu una delle figure chiave dello scandalo Watergate. Principale organizzatore del colpo del 17 giugno 1972, usò la sua influenza per depistare le indagini dell'FBI. Sarà condannato per cospirazione, ostruzione e spergiuro e passerà 18 mesi in carcere.


Lo scandalo watergate

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Membri del Senato degli Stati Uniti durante la deposizione di uno dei 5 membri del gruppo coinvolti nell'irruzione al Watergate, James McCord. 


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Sit-in e digiuno dei sostenitori di Richard Nixon alla vigilia delle dimissioni del presidente. E'il 29 luglio 1974.


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27 aprile 1972. Due mesi prima dell'irruzione al Watergate, l'immagine della decisa opposizione alla politica di Nixon in Vietnam. In questo caso la manifestazione si svolse a New York.


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Primavera 1974. Lo scandalo Watergate porta i dimostranti fino alle porte della Casa Bianca, che chiedono a gran voce la procedura di impeachment per il 37° Presidente degli Stati Uniti.


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Uno degli apparecchi di ascolto sequestrato dalle autorità ai cinque membri del gruppo che il 17 giugno 1972 si erano introdotti illegalmente nella sede del Congresso Democratico (DNC) presso il complesso Watergate di Washington D.C.


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L'impianto di registrazione sul quale furono incisi i nastri registrati presso la stanza ovale occupata allora da Nixon, oggi conservato presso il Gerald R. Ford Presidential Museum.


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Nixon ritratto alla Casa Bianca assieme ai suoi consiglieri durante una seduta pre-elettorale.


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Nixon in volo con i suoi più stretti collaboratori durante la campagna per la sua rielezione nel 1972.


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Il senatore democratico George McGovern era il principale antagonista di Nixon alle presidenziali del 1972. Nonostante già dal giugno di quell'anno fossero emersi i primi legami di Nixon e del suo comitato elettorale nello scandalo Watergate, il debole senatore del South Dakota non fu in grado di influenzare sufficientemente l'opinione pubblica. Nel novembre 1972 Richard Nixon conquista il suo secondo mandato alla Casa Bianca con oltre il 60% dei voti. 


Lo scandalo watergate

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Nixon in visita alle truppe statunitensi in Vietnam. Il presidente repubblicano attuerà tra il 1970 e il 1973 una duplice azione politico-strategica nel conflitto: da una parte tratterà per la "vietnamizzazione" della guerra, ossia per il ritiro graduale dei soldati USA. Dall'altra procederà ad una sensibile escalation dei bombardamenti sul Vietnam del Nord, che gli procurerà una dura opposizione dell'opinione pubblica internazionale.


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Pechino, febbraio 1972. Il presidente Nixon brinda con il premier cinese Zhou-En-Lai durante il suo viaggio ufficiale in Cina.


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