ANSA/CLAUDIO PERI
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Berlusconi e Alfano come Craxi e Martelli?

Non si può più collaborare con il Pd che commette «un’omicidio politico contro di me».

Nella tarda sera di domenica 10 novembre Silvio Berlusconi sceglie  non a caso il sito Huffington post (edizione italiana) diretto da Lucia Annnunziata, Gruppo Espresso, per una frustrata a sorpresa alle parole di Angelino Alfano. Il vicepremier, ministro dell’Interno, ormai defenestrato dallo stesso Berlusconi da segretario del Pdl, aveva detto nel pomeriggio: anche se Berlusconi decadrà il governo deve andare avanti. Parole alle quali risponde a stretto giro di posta il capo dei “lealisti”Raffaele Fitto: “Alfano sceglie una via alternativa a Berlusconi e agli elettori del Pdl”.

Fitto va giù duro, sulle stesse note del Cav. Che profetizza: le colombe faranno “la stessa fine di Gianfranco Fini”. La sfida all’Ok Corral del consiglio nazionale di sabato 16  novembre è già iniziata. La guerra nel Pdl è tale che qualcuno, area lealisti, convintamente berlusconiani, osa sospettare: ”Ma si farà più a questo punto il consiglio nazionale,  dopo che Alfano ha di fatto già  rotto con Berlusconi? Sì, sì gli ha concesso la candidatura a premier nel 2015, ma non scherziamo davvero?!»

Alfano va dunque alla guerra contro lo statista, tre volte tre presidente del Consiglio, colui che lo nominò delfino, colui che gli concesse fiducia fino al punto di farlo diventare segretario in un luglio rovente in cui il neosegretario del Pdl iniziò, secondo berlusconiani doc, già con una nota sbagliata. Disse Alfano: “Noi saremo il partito degli onesti”. Parole che al alcuni “puzzarono” perché ricordarono i famosi onesti della questione morale di Enrico Berlinguer, costruita ad arte, come ha detto e scritto Fabrizio Cicchitto, ora stranamente alfaniano, per “far fuori” Bettino Craxi. E per mascherare l’incapacità del Pci di diventare un vero partito socialista e socialdemocratico. Il Pci prese tangenti dall’ Urss fino alla fine degli anni ’80. Come documenta, almeno fino agli inzi degli ’80, l’ex dirigente migliorista del Pci, Gianni Cervetti, grande amico di Giorgio Napolitano, nel bel libro “L’oro di Mosca”.

“Perché questo gli ex comunisti non lo ammettono? Sarebbe per loro ancora l’unico modo per salvarsi, ammesso che siano ancora in tempo. Io, proprio perché presi a suo tempo le distanze in realtà non da Berlusconi ma da coloro che ora lo stanno tradendo, starò a fianco del Cavaliere fino in fondo in questa battaglia contro lo stesso odio devastante che uccise mio padre Bettino Craxi”, dice Stefania Craxi, a Panorama.it. E rivela, a proposito di “traditori”: “Claudio Martelli mi ha chiesto di presentare il suo libro “Ricordati di vivere” (Mondadori editore). Ho detto di sì, ma la condizione  è che martedì 12 novembre dovrà venire lui da me, alla Fondazione Craxi (la tana del lupo. E con lui verrà anche l’ex segretario Pds Achille Occhetto”. Anticipa Stefania, presidente dei Riformisti italiani ed ex sottosegretario agli Esteri di Berlusconi: “Non farò sconti (e se Stefania, vera erede anche nel carattere di suo padre, lo dice c’è da crederlendr), ma ho deciso di chiudere una storia lunga vent’anni”. Craxi chiamava Martelli “l’infame”. Non lo volle mai a Hammamet, lo ricevette al telefono, come scrive l’ex delfino di Craxi, solo in punto di morte dicendogli: “Claudio, vediamoci dopo Natale, tra due settimane”. Ma Craxi, la sera stessa in cui ebbe la crisi di cuore, alla fine dell’ottobre del 1999 e fu ricoverato alla clinica “Violetta”, la più vicina a Hammamet, a Stefano Carluccio, direttore di “Critica sociale” (la rivista di Filippo Turati) disse: “Senti Stefano, io muoio, quando non lo so ancora, ma tu intanto intrattieni gli ospiti qui”.  E l’ospite clou era un Nunzio apostolico, messaggero del Vaticano. Questa era ed è la signorilità di Craxi e dei Craxi. Per questo “Stefania” riceverà Martelli e Occhetto. 

Il Pd e coloro del Pdl che rischiano di passare alla storia con l’appellativo di “infami” (e senza avere la classe, il fascino e l’umiltà seppur postuma di Martelli che nel suo libro elogia Craxi) uccidendo politicamente Berlusconi, meditino.  In ambienti potenti di centrosinistra Alfano, (certamente ingenerosamente e offensivamente, ma la polica come dice Rino Formica è “sangue  e m…”) già viene già definito “una cosetta”. Ai piani altissimi di centrosinistra si aspettavano che Alfano rompesse con il Cav, subito dopo il 2 ottobre,  giorno della fiducia al governo. Così  certi poteri forti si aspettavano e anzi ordinarono. E tra loro, dicono i maligni, ”ci sono gli eredi di una cultura, quella comunista, che non perdona”.

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