Tutto Zanardi, torna il teppista rock di Andrea Pazienza

“Pure, caro Zanardi, esistono delle regole che ci vietano di confidare in un miracolo. E’ assurdo pensare di ritrovarsi un giorno colti quando si è mai letto un libro, o rispettati, se ci si è sempre comportati ingiustamente. Questi sono miracoli che non possono succedere. Così come dal giallo con l’azzurro nascerà sempre il verde, e non il rosa o il marron… È matematico”. La paternale del professore si scontra contro un muro nichilista. E’ quello di Massimo Zanardi. Non c’è nulla di scontato nel personaggio più pulp ideato da Andrea Pazienza, Zanna, bullo senza età, guida indiscussa e carismatica di una comitiva di guasconi in grado di sfoderare dispetti, ripicche, torture e ricatti a raffica. Tutto Zanardi (pp. 256, euro 29,50, Fandango Libri) è la prima raccolta completa delle storie di questo teppista dalla sulfurea fisiognomica, con un naso tagliente, a becco, che è il marchio della ferocia in grado di esplodere davanti ad una ingiustizia o solo per dare un senso e qualche brivido a una giornata di noia.

Zanardi è uno studente del liceo scientifico Fermi di Bologna e si aggira nelle strade della città felsinea o nei corridoi della scuola con i suoi inseparabili amici, Sergio Petrilli e Roberto Colasanti, che nei dialoghi diventano rispettivamente Pietra e Colas, appassionati di Risiko e di notti bohémien, il primo fedele scudiero e il secondo sentimentale lettore dei Tre moschettieri quanto efficiente esecutore di copioni sadici. Sono determinati e ferini, come Alex e i drughi dell’Arancia Meccanica kubrickiana.

Paz è riuscito a umanizzare il nichilismo che costituisce la bussola delle azioni di Zanardi, tratteggiato così dall’autore: “Io mi trovo a pensare a volte che i personaggi che popolano le storie di Zanardi e vivono con lui la sua avventura, guardino a Zanardi esattamente come lo guardo io e come tutti quelli che lo leggono. Con un misto di odio e simpatia, perché Zanardi è l’amico che da piccolo ce le faceva passare nere, hai capito? Ed è quello che noi avremmo voluto schiacciare, ma è anche la persona alla quale maggiormente avremmo voluto assomigliare”.

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Zanna diventa così il ritratto di una generazione perduta eppure fascinosa, che ha molti punti in comune con le inquietudini dei ragazzi degli anni zero. Il guerriero della notte che traccia la matita di Pazienza ha tratti autobiografici, un fisico asciutto e la passione per le arti marziali: per il kendo, la più aristocratica delle discipline orientali che si caratterizza per la declinazione libertaria. “Zanardi – scrive Emanuele Trevi nell’introduzione del libro – è un cultore della perfezione del gesto – necessaria anche al fine di realizzare intenti futili o crudeli.

Conosce a memoria i film di Bruce Lee e se li rivede al rallentatore”. E nelle scorribande dello studente che sarebbe stato messo all’indice dai presidi di tutta la penisola emerge, grazie all’arte di Andrea Pazienza, vero "James Joyce del fumetto", uno spaccato di gioventù senza tempo con “il suo destino, le astrazioni, la follia, la genialità, la miseria”, come spiegava Pier Vittorio Tondelli. La colonna sonora delle tavole di Zanna, infine, è un punk estremo unito ad un fatalismo totalizzante, come sintetizzato in questa battuta intrisa di realismo dell’insegnate del liceo arreso davanti alla protervia del teppistello nella storia Verde matematico: “Quando si è giovani come te, Zanardi, non si crede a un destino cattivo. Poi però ci si accorge che il destino è aiutato da ciò che siamo riusciti a mettere insieme, ed è questo insieme alla fine che decide per noi”.

@waldganger2000

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