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America First: la politica estera di Donald Trump

Reduce dall'incoronazione che gli ha tributato la Convention repubblicana di Cleveland,  Donald Trump ha spiegato, in una conversazione di quarantacinque minuti con un nutrito gruppo di giornalisti, quali dovrebbero essere le linee guida della politica estera americana, qualora dovesse essere eletto presidente degli Stati Uniti. Ne emerge un quadro totalmente rivoluzionato rispetto a quanto hanno sempre sostenuto, per tutto il dopoguerra, tutti i candidati alla Casa Bianca, repubblicani o democratici che fossero. Un quadro dove quello che conta - in linea con il suo profilo da businessman - non è la guida morale degli Usa nel mondo, ma il suo esclusivo interesse economico. Leggiamone i passagi salienti. 


NESSUNA PRESSIONE ALLA TURCHIA DI ERDOGAN
«Fossi eletto presidente, non farei pressioni sulla Turchia e sugli altri nostri alleati considerati autoritari che reprimono i loro nemici politici o riducono le libertà civili. Dobbiamo pensare alle nostre faccende (we have to fix our own mess) prima di cercare di cambiare il comportamento altrui. Non abbiamo diritto di emettere sentenze. Guardate quello che sta succedendo nel nostro Paese: con quale diritto giudichiamo gli altri se nel nostro Paese uccidono i poliziotti a sangue freddo?».  E ancora, quando un giornalista gli ha chiesto se Erdogan non stesse approfittando del golpe per purgare tutti i suoi nemici politici, Trump si è limitato a rispondere: «Quando il mondo vede quanto sono pessimi gli Stati Uniti in questo momento, e noi ci mettiamo a voler imporre agli altri le libertà civili, semplicemente diventiamo dei pessimi messaggeri». A chi gli ha chiesto se la politica estera di Erdogan non sia in contraddizione con la guerra americana contro lo Stato islamico, avendo il presidente turco tra i suoi nemici i curdi che poi sono gli unici che combattono l'Isis, Trump ha risposto: «Meetings». Come dire: «Mettere tutti attorno a un tavolo».


ALLEANZE INTERNAZIONALI: AMERICA FIRST
Il concetto di Trump, in linea con le posizioni isolazioniste di larga parte del partito repubblicano, sostiene la tesi «America first». Se un alleato della Nato dovesse essere attaccato, c'è una clausola di mutua cooperzione del trattato che prevede che gli altri Paesi dell'Alleanza atlantica corrano in suo soccorso. «Prima guarderei al loro contributo all'Alleanza». A proposito delle minacce della Russia nei confronti dei Paesi baltici,  alleati degli Stati Uniti e membri della Nato,  Trump ha detto: «Se la Russia dovesse attaccarli verrei in loro aiuto solo dopo aver verificato che quei Paesi hanno rispettato gli obblighi, tutti, con gli Stati Uniti: se lo hanno fatto, li aiuterei».

Il candidato repubblicano ha anche detto che occorre rivedere i patti che legano gli Usa ai suoi storici Paesi alleati, Europa compresa. Occorre, secondo Trump, «ridefinire che cosa segnifica essere nostri partner» e occorre che anche gli altri Paesi contribuiscano alle spese di difesa di cui si sono fatti carichi per decenni gli Stati Uniti. «I vecchi trattati vanno rivisti». «I nostri tradizionali alleati rimarranno tali, ma solo se cesseranno di trarre vantaggio del grande ruolo, che non è più sostenibile, che hanno svolto gli Stati Uniti nel mondo». «Spendiamo una fortuna per la difesa militare dei nostri alleati: 800 miliardi. Non mi pare che tutto questo possa continuare». 


TRATTATI DI LIBERO COMMERCIO
«Sono pronto a stracciare l'accordo di libero scambio con Canada e Messico se non riuscissimo a negoziare termini migliori». Più in generale, in controtendenza con tutti i candidati repubblicani prima di lui, Trump ha fatto intendere che intende ridefinire gli interessi globali degli Stati Uniti in termini puramente economici. Il loro ruolo di guardiani della pace, di Nazione guida che funga da deterrente contro le minacce provenienti da Paesi nemici dotati di armi nucleari come la Corea del Nord, il loro ruolo di garanti dei confini dei Paesi alleati: per Trump sono tutte questioni che possono essere ridefiniti sulla base degli interessi economici degli Stati Uniti.

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