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Aleppo: metamorfosi di una città di pace

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Siria. Le rovine della città di Aleppo, 5 gennaio 2016
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Siria. Le rovine della città di Aleppo, 5 gennaio 2016

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Aleppo è la città più devastata dal conflitto civile


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Combattenti del Fronte islamico, la ex più grande coalizione ribelle in Siria

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Aleppo, 13 luglio 2014. Un uomo anziano dà l'addio a un figlio, ucciso durante degli scontri con le forze pro-regime.


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Aleppo, 9 luglio 2014. Un soccorritore porta un bambino ferito in un ospedale di fortuna.


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Aleppo, 7 luglio 2014.

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Aleppo, Siria
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Aleppo, Siria , settembre 2014

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Aleppo, 7 luglio 2014. Volontari della protezione civile siriana estraggono un uomo dalle macerie a seguito di un attacco con bombe barile da parte delle forze governative siriane sul quartiere di Qadi Askar.


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Aleppo, 9 luglio 2014. Due bambini in lacrime lungo una strada, in seguito a un attacco aereo delle forze governative.


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Aleppo, 15 luglio 2014. Un uomo porta in braccio una bambina, fuggendo dalle macerie di un edificio bombardato dalle forze governative. 


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15 luglio 2014. Una donna si fa strada attraverso le macerie, dopo un attacco aereo delle forze governative su Aleppo.  


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Aleppo, 27 luglio 2014. Soccorsi ai feriti a seguito di un attacco aereo delle forze governative siriane.


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Aleppo, 27 luglio 2014. Soccorsi ai feriti a seguito di un attacco aereo delle forze governative siriane. 


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Aleppo, 25 luglio 2014. Un uomo viene estratto dalle macerie a seguito di un attacco lanciato da un elicottero delle forze governative siriane sul quartiere orientale di Sakhour

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Aleppo, 19 luglio 2014. Combattenti di uno dei gruppi ribelli della coalizione Fronte islamico attraversano la città bombardata a bordo dei loro pickup.  


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Aleppo, 17 luglio 2014. Alla ricerca di superstiti tra la macerie di un edificio, colpito da un attacco aereo delle forze governative.


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Aleppo, 17 luglio 2014. Combattenti dichiaratisi del gruppo ribelle islamista Fronte al-Nusra scavano un tunnel sotto un sito militare delle forze governative siriane. In passato il Fronte al-Nusra ha utilizzato spesso gallerie come questa per piazzare grandi quantità di esplosivi sotto basi militari controllate dal regime. 


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Aleppo, 15 luglio 2014. Tre civili feriti, in mezzo alle macerie, dopo un attacco aereo delle forze governative.


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Aleppo, 14 luglio 2014. Macerie di edifici colpiti da un attacco aereo notturno delle forze governative sul quartiere di al-Firdous.


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14 luglio 2014. Un uomo siriano raccoglie un materasso tra le macerie in seguito a un attacco aereo avvenuto durante la notte, per opera delle forze governative, sul quartiere di al-Firdous di Aleppo,m nel nord della Siria. È di dieci civili uccisi il bilancio di nuovi raid aerei del regime siriano sulla seconda città del Paese controllata in parte dagli insorti. Lo riferiscono testimoni oculari e attivisti interpellati via Skype dall'ANSA. Le fonti precisano che elicotteri militari hanno sganciato stamani barili-bomba anche nel quartiere orientale di Sakhur, uccidendo quattro civili. Altri sei civili sono stati uccisi nella notte in bombardamenti a Tel Rifaat a nord di Aleppo e Deir Hafer, a est della metropoli siriana nel nord del Paese.


Il quartiere di Jabal presunto attacco missilistico. Aleppo, Syria, 20 Febbraio 2013 (Credits: EPA /Bruno Gallardo)


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Siria. Le rovine della città di Aleppo, 5 gennaio 2016
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Soldati dell'esercito siriano bombardano un'area di Aleppo
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Ex combattenti di Al Nusra ad Aleppo nell'ottobre 2016
Fabio Bucciarelli
Guerrigliero del FSA durante i combattimenti contro i militari di Assad nel quartiere Suleiman Halabi di Aleppo. Dalla serie "Battle to death" di Fabio Bucciarelli (Premio Ponchielli 2013).
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11 gennaio 2015. Un pastore fa conduce le sue pecore attraverso una strada di Aleppo innevata, in Siria.
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Aleppo, 2013.

Le cronache da Aleppo danno corpo a un nome che ha la suggestione dei millenni. Sono cronache che raccontano di surreali silenzi sui quali si libra lo svolazzare sonoro di un colombo. È proprio così. Nelle città sfasciate e sconvolte dalla guerra, l’eco dei bombardamenti e il frastuono delle sirene (se ci sono e funzionano) è come una cupa colonna sonora sulla quale si staglia il frullare dei passeri e lo stormire lieve delle fronde.

Aleppo è l’antica Halab, storicamente la più grande città siriana e uno dei primi centri abitati della storia. La cittadella, la città vecchia, polverizzata dagli scontri e minata dagli esplosivi, è un’area tra le più devastate. La Moschea Khosrofiya disegnata dal “Michelangelo ottomano”, l’architetto Sinan, nel 1537, si ergeva proprio all’ingresso ed è stata tra i capolavori fatti saltare per primi dalla furia integralista dell’Isis.

Ci sono ancora, ad Aleppo, quartieri nei quali la vita continua dietro parvenze di normalità, anche se incombono oltre le prime linee i fumi neri della centrale elettrica bruciata e sotto attacco e se il martellare dell’artiglieria e le scie degli aerei russi in cielo arredano e incornicino le oasi urbane di “pace”. Pochi metri più in là non restano che mari di detriti.


I profughi in fuga da Aleppo

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

I profughi in fuga da Aleppo

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5gennaio 2016

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5gennaio 2016

Questo ci descrivono le cronache. La guerra è come certi terremoti. Colpisce e risparmia secondo le logiche militari o gli umori e i capricci dei comandanti (e della diplomazia). Tutti cercano di arraffare la maggior parte di territorio per sedersi al tavolo delle trattative da posizioni di forza. Il Grande Gioco mediorientale ancora una volta vede in Aleppo il suo campo di battaglia nel quale si scontrano bande ed eserciti, e in queste ore va in scena qualcosa di cui leggeremo nei libri di storia: la riconquista pezzo a pezzo della Siria da parte delle forze di Bashar Assad appoggiate dai russo-iraniani (aviazione di mosca e milizie hezbollah) che strada per strada strappano il maltolto ai jihadisti neri del Califfo ma anche ai manipoli dell’ex “Armata dei ribelli”.

Il corpo martoriato, il cuore indistruttibile dei siriani d’Aleppo nascondono le radici che ne hanno forgiato l’unicità. Centro di multiforme convivenza, Aleppo, di identità dalle svariate culture che hanno imparato nei secoli a vivere, lavorare, procreare, sognare gomito a gomito. Qui, un tempo in fuga dalla dominazione ottomana, le minoranze hanno trovato casa, non si sono amalgamate ma sovrapposte, aggiunte, producendo un mosaico nel quale sempre è consistita, all’ombra della pietra chiara di Aleppo, la ricchezza e bellezza, mediterranea e mediorientale, di questo crocevia di popoli: curdi, circassi, armeni, assiri, bosniaci, turkmeni, bulgari… e poi una persistente presenza ebraica, e l’insediamento di una vitale e numerosa (ora purtroppo decimata) comunità cristiana fiera della propria fede e dei propri riti come solo le comunità di frontiera possono essere.

Restare fedeli alla propria identità, ad Aleppo più che altrove, significa conservare la vita o perdere entrambe: vita e identità. I colombi che svolazzano sulle macerie della cittadella o che attraversano le strade nei quartieri nei quali si continua a vivere (e si spera nella vittoria finale dell’esercito del regime sostenuto dagli stranieri) sono il contrappunto di una quotidianità che resiste agli assalti della storia.

Nelle abitazioni scoperchiate dalle bombe, nei ruderi feriti dalle cannonate o mezzo polverizzati dalle esplosioni, vene di vita scorrono tra scene che ricordano quelle raccontate da Rebecca West dalla Germania distrutta e domata alla fine della guerra mondiale. I numeri non rendono abbastanza l’idea della tragedia epocale vissuta in ogni singola esistenza devastata ma refrattaria alla resa che ancora scorre nel labirinto di Aleppo: 6 milioni di profughi siriani, metà dei quali bambini, 350mila civili che tuttora si trovano in città e la cui vita bene o male procede, e 300mila morti in tutta la Siria dopo 5 anni di guerra. Risparmiata all’inizio del conflitto, oggi Aleppo è un’altra Leningrado, attraversata da eserciti l’un contro l’altro armati. Ma la guerra sarà finita soltanto quando nessuno potrà più percepire, nel frastuono ordinario della città, il frullare delle ali dei colombi.

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