Agricoltura e paesaggio: la tutela è fondamentale

Questo articolo vuole parlare a tutti coloro che ancora non si capacitano dello scempio edilizio avvenuto sulle coste italiane negli anni Settanta e Settanta. Che guardano con un po’ di invidia alle case coloniche recuperate con senno nelle grandi campagne francesi, sottolineando l’orgoglio delle proprie radici contadine. E che ammirano la capacità di difesa della propria agricoltura anche della Germania, nonostante sia ben lontana dall’avere la nostra produzione agroalimentare.

A metà settembre il Consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare un nuovo disegno di legge sulla tutela del paesaggio. E se non verrà stravolto in commissione prima dell’ok definitivo, potrebbe essere il piccolo inizio di una interessante rivoluzione economica e culturale.

Obiettivo della legge è limitare il consumo di terreno agricolo in tutta Italia, tutelando di fatto le nostre vocazioni più autentiche: dall’agricoltura al cibo tradizionale di qualità, passando per la valorizzazione del turismo e del patrimonio artistico e culturale italiano. Non è forse l’agricoltura che sta trasformando giovani disoccupati in nuovi imprenditori? Non è forse l’industria agroalimentare quella più in salute, esportazioni comprese?

Lo ha certificato l’Istat. Nel secondo trimestre 2012 i lavoratori dipendenti impegnati in agricoltura sono cresciuti di dieci punti di percentuale e quelli indipendenti del 2,9. Tutelare quindi il paesaggio agricolo non significa soltanto prendere coscienza di un nuova imprenditoria bensì anche esserne orgogliosi. E se a questo dato facciamo seguire l’apprezzamento dei vini italiani all’estero (calano i volumi ma nei primi 5 mesi dell’anno l’export a valore è aumentato dell’8 per cento. Dato Istat) e anche il boom dell’export dell’agroalimentare in generale (15,2 miliardi di valore nella prima metà del 2012) è chiaro che potremmo essere alla vigilia di una nuova consapevolezza organizzata.

Sarebbe la fine di scempi come quello del NordEst, dove le colline del Cartizze, le ville del Palladio o le bellezze di Verona, Treviso o del Brenta convivono con distese infinite di capannoni industriali che svioluppano un'economia a scapito di un'altra. Non sarebbe più giusto valorizzarle entrambe?

“La ricaduta sul territorio di una legge come questa è potenzialmente enorme” commenta Ilaria Borletti Buitoni, presidente del Fondo per l’Ambiente Italiano . “Abbiamo il più grande patrimonio culturale, artistico e architettonico del mondo eppure siamo soltanto al 15esimo posto per quanto riguarda i flussi del turismo culturale. E come dimostra un recente studio della Bocconi sono proprio i turisti culturali quelli che spendono di più e arricchiscono i territori (la media è di 150 euro al giorno contro 45).

Tutelare il paesaggio significa finalmente credere in queste potenzialità, valorizzando le nostre bellezze culturali nel giusto contesto e sviluppando un indotto con una visione più di lungo termine”. Il riferimento, nemmeno tanto velato, va alla battaglia che il Fai ha recentemente condotto attorno a Villa dei Vescovi, in provincia di Padova. “Volevano costruire un enorme parco di divertimenti all’uscita dell’autostrada che porta alla villa cinquecentesca, ma fortunatamente il tentativo è fallito”.

A ognuno, la sua location.

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