Prendere tempo ed i soldi del Pnrr. Ecco l'accordo vuoto sulle concessioni balneari

Sono le 11 quando le agenzie battono il flash: Trovato l’accordo in maggioranza sulle concessioni balneari. Poco bastava per far tirare a molti un sospiro di sollievo dato che la trattativa era diventata da giorni a dir poco stucchevole tra proposte, controproposte, limature di qui e limature di là con, sullo sfondo, la minaccia del voto di fiducia.

Poi però le stesse agenzie hanno reso pubblici i contenuti di questo accordo: «il testo finale rimanda ai decreti attuativi la definizione degli indennizzi, senza riferimenti all'avviamento dell'attività, al valore dei beni, a perizie e scritture contabili».

Traduzione: l’accordo è stato trovato sul fatto che non esiste alcun accordo e che quindi sugli indennizzi si deciderà più avanti. Intanto però possiamo dire all?Europa che anche questa riforma è stata fatta e che quindi Bruxelles può inviarci la trance di miliardi del Pnrr tanto attesi e che rischiavamo di perdere.

Questo è quello che è successo. Le differenti posizioni sugli indennizzi che hanno visto Lega e Forza Italia da una parte ed il centrosinistra dall’altra erano troppo distanti per trovare una sintesi. Si è provato, davvero, in questi giorni. Si è provato di tutto ma era chiaro fin dal principio che non fosse possibile accontentare tutti. Anche perché fuori dalla Commissione Industria del Senato le associazioni dei balneari protestavano a voce alta; difficile anzi impossibile fare impresa in un panorama senza regole e certezze. E stiamo parlando di 30 mila aziende e qualche centinaio di migliaia di dipendenti nel settore del turismo, che dovrebbe essere fiore all’occhiello della nostra economia.

Quindi c’è l’accordo ma non la risposta alla domanda: come si calcolano gli indennizzi? Chi li calcola? Si terrà conto della dichiarazione dei redditi? Cosa succede alle strutture abusive?. Nulla, zero, silenzio assoluto su tutto questo.

Capite bene che l’accordo trovato oggi e che permetterà al governo lunedì un voto tranquillo al Senato è il più classico Uovo di Pasqua dove dentro non c’è niente se non una sorpresa deludente.

La cosa ancora più triste è che questa tecnica del rinvio a data da destinarsi sembra diventata lo slogan di questo esecutivo. Lo stesso infatti è stato fatto per la altrettanto contestata riforma del catasto: la riforma va fatta ma le tasse non aumenteranno (oggi) dice Draghi. Si ma intanto il prossimo esecutivo potrà farlo liberamente. Dopo, poi.

E che dire della legge Delega sul fisco? Anche qui siamo ai rinviii, eterni, estenuanti. Oppure sulla riforma della giustizia, ferma da mesi e che troverà una sintesi la più indolore per lo status quo possibile.

Sia chiaro, il premier in questo c’entra poco. D’altronde quando nella tua maggioranza hai il grillino giustizialista e dall’altra parte del tavolo Forza Italia quale sintesi è possibile? Sui balneari, se hai l’ambientalista statalista del Pd ed il liberale leghista dove sarebbe il punto in comune?

Rinviare quindi, e provare ad ingannare almeno Bruxelles. nella speranza che a quella distanza non capiscano bene cosa sta succedendo al Senato.

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