30 settembre 1943: le quattro giornate di Napoli

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Un B-17 dell'Usaaf durante uno dei molti raid aerei sul capoluogo partenopeo.
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Il porto di Napoli annientato dalle bombe nel settembre 1943.
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Magazzini del porto sventrati dalle esplosioni.
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Napoli ebbe oltre 20mila vittime a causa dei bombardamenti tra il 1940 e il 1943.
Soldati della Wehrmacht durante l'occupazione di Napoli
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Il proclama del Colonnello Scholl ai Napoletani durante le quattro giornate
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Piccoli orfani di guerra a Napoli
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Rastrellamento tedesco visto dal regista Nanni Loy in "Le 4 giornate di Napoli" del 1963
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Il popolo in rivolta nel film "Le 4 giornate di Napoli"
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Una drammatica immagine dell'esplosione avvenuta alcuni giorni dopo la liberazione al Palazzo delle Poste
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La mina a tempo dei tedeschi è appena esplosa devastando il Palazzo delle Poste. Gli americani organizzano i soccorsi alle vittime.
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Militari tedeschi catturati dagli Americani nei pressi di Napoli
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Un B-25 Mitchell trainato da un camion dopo la liberazione di Napoli
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Cena di Natale a Napoli per gli Americani.
Us Army Signal Corps
Soldati Usa in coda al Teatro S.Carlo durante la permanenza a Napoli. 1944.

La Napoli dell'autunno 1943 è una città fantasma. Dal 1940 all'armistizio è devastata da circa 200 incursioni aeree alleate, che causano oltre 20.000 morti tra la popolazione e privano la città di tutti i servizi essenziali.

Lo sbarco alleato del luglio precedente e l'armistizio dell'8 settembre fanno precipitare gli eventi. Nei giorni immediatamente successivi alla resa italiana le forze tedesche in città iniziano l'opera di disarmo dei militari italiani e le prime azioni di saccheggio di beni pubblici e privati. In tutta la città scoppiano scontri isolati tra i soldati della Wehrmacht e la popolazione, che in alcuni casi si trova a difendere i Carabinieri impegnati ad evitare le ritorsioni dell'occupante. Il 9 settembre gli Alleati erano sbarcati in forze a Salerno e durante i combattimenti per consolidare la testa di ponte contro le divisioni corazzate tedesche, avvennero i primi contatti tra gli antifascisti napoletani e il comando alleato. 

L'avanzata degli Anglo-americani e i tumulti cittadini accelerano la reazione del comandante militare tedesco a Napoli, il Colonnello Walter Scholl, che dichiarò lo stato d'assedio e la volontà di giustiziare cento napoletani per ogni tedesco ucciso. Tra il 27 e il 30 settembre una serie di azioni spontanee in supporto alla resistenza clandestina partenopea si propagano in tutti i quartieri, dove avvengono duri scontri, assalti ai depositi di munizioni e liberazione di prigionieri italiani rastrellati dai tedeschi. I Napoletani si impegnarono inoltre ad impedire le devastazioni progettate dagli occupanti che stavano minando le infrastrutture ed i principali edifici pubblici della città, lasciando sul terreno circa 300 vittime.

Il Colonnello Scholl chiese di trattare con i capi dell'insurrezione (primo caso di accordo tra autorità militare e resistenza civile della guerra in Italia) per avere via libera in cambio della liberazione di tutti gli ostaggi italiani rinchiusi al Campo sportivo del Littorio

La mattina del 1 ottobre 1943 i primi blindati americani morsero le strade soffocate dalle macerie della città, che furono invase immediatamente dal popolo di lavoratori, insegnanti, scugnizzi, disoccupati, donne e operai che con ogni mezzo aveva impedito che l'ordine di Hitler di "trasformare Napoli in una città di cenere e fango" divenisse realtà. il 7 ottobre 1943 una mina a tempo esplose al Palazzo delle Poste facendo una strage, ultima propaggine del terrore di quattro anni di orrori e devastazioni.



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