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Sequestri a peso d’oro

Sequestri a peso d’oro

I beni degli oligarchi russi presenti in Italia, yacht e megaville, sono stati «congelati». Peccato che le spese di gestione e mantenimento siano onerose: il governo ha ufficialmente stanziato quasi 20 milioni di euro (ma la vera cifra è top secret).


L’albero maestro, alto come il Big Ben, svetta in mezzo agli altri due della più grande barca a vela al mondo, che si staglia nel golfo di Trieste. Il mega yacht «Sy A», 530 milioni di euro, è uno dei beni, riconducibile all’oligarca russo Andrey Melnichenko, congelati dallo Stato italiano nel rispetto delle sanzioni europee per l’invasione dell’Ucraina. Pochi sanno, però, che mantenere il lussuoso gigante dei mari lungo 143 metri, con tanto di equipaggio, ci costa dai 20 mila ai 30 mila euro al giorno.

Il valore dei beni russi congelati in Italia per la guerra di Putin sfiora i 2 miliardi di euro, ma l’esborso per mantenerli è una specie di segreto di Stato. Il governo ha stanziato 19,8 milioni di euro di spesa per il 2022, ma la cifra realmente necessaria sarebbe ben più alta. Una stima dell’agenzia economica Bloomberg parla di 50 milioni di euro solo per i mega yacht sequestrati. Oltre ai panfili, nel «catalogo» ci sono ville, aerei, terreni, attività produttive, automobili dei russi che vanno mantenute dall’Agenzia del demanio. L’ultimo dato della Guardia di finanza di ottobre indica un valore di 1.938.536.000 euro.

Tutti beni che in gran parte «non sono normalmente destinati a produrre utili economici e la cui gestione a seguito del loro “congelamento” comporta il trasferimento dei gravosi oneri di gestione (…) sullo Stato che applica le sanzioni» sottolinea in un’analisi il contrammiraglio in ausiliaria Sandro Gallinelli. Andrey Igorevich Melnichenko ha scritto al quotidiano Il Piccolo di Trieste sostenendo che il megayacht «Sy A» non è più suo, ma «appartiene a un trust gestito da un fiduciario indipendente». La Finanza la pensa diversamente e ha messo i sigilli non solo al tre alberi di 12.500 tonnellate, ma pure alla EuroChem Agro spa di Cesano Maderno, produttore di fertilizzanti con un volume d’affari di 127 milioni di euro. Melnichenko, secondo la Ue, è uno dei 36 industriali russi, maggiore produttore di fertilizzanti del Paese con il gruppo EuroChem, convocato dal nuovo zar Vladimir Putin dopo l’invasione del 24 febbraio. L’obiettivo della riunione era come evitare l’impatto delle sanzioni. Melnichenko con le sue attività «fornisce una fonte sostanziale di entrate al governo della Russia» sostiene la Ue «responsabile dell’annessione della Crimea e della destabilizzazione dell’Ucraina».

Il panfilo nel golfo di Trieste costerebbe, secondo gli addetti ai lavori, fra i 750 e 800 mila euro al mese fra diritti d’ormeggio, carburante, manutenzione, pulizia, equipaggio e altre spese. Quasi 7 milioni di euro a carico dello Stato, secondo il quotidiano triestino, dal sequestro dell’11 marzo a fine 2022. Un altro yacht finito sotto sequestro, anche se il termine corretto è congelamento, il «Lena», barca «piccola» di 52 metri, risulta acquistato da Gennady Timchenko. Non un oligarca qualunque, ma un vecchio amico di Putin, considerato uno dei suoi confidenti. Non a caso Timchenko è il fondatore del gruppo Volga, uno dei maggiori investitori nei settori cruciali dell’economia di Mosca. Ed è azionista dell’istituto Rossiya, «considerata la banca personale degli alti funzionari della Federazione russa» secondo la Ue. Uno yacht come il «Lena» costa solo di ormeggio, equipaggio e minima manutenzione 39 mila euro al mese.

Fra i beni più ingenti congelati in Italia, parte di un portafoglio di 57 milioni di euro del multimiliardario Eduard Yurevich Khudaynatov, spicca la storica villa Altachiara a Portofino, appartenuta alla contessa Francesca Vacca Agusta, che precipitò dalla scogliera della dimora nel 2001. Khudaynatov è il proprietario della maggiore compagnia privata russa nel campo energetico, in affari con il colosso di Stato Rosfnet che lo ha pagato 8,9 miliardi di euro, negli ultimi anni, per una società che sfrutta il giacimento siberiano di Taimyr. Altri beni congelati in Italia sono Villa Serena ai Parioli, nella capitale e una Porsche 911 Turbo S. Il «gioiello» è il superyacht Scheherazade, sequestrato il 7 maggio. Secondo l’intelligence americana, Khudaynatov sarebbe solo un prestanome del panfilo, che vale 650 milioni di euro, al posto di Putin. Lo Scheherazade, bandiera delle Cayman, in cantiere a Marina di Carrara, è il bene di lusso più costoso finito nel mirino delle Fiamme gialle.

«Dal congelamento certo non guadagni. È un costo, paghi un prezzo, ma l’aspetto più significativo della coercizione economica è il blocco dei conti della Banca centrale russa, ancora più che i soldi degli oligarchi» spiega Paolo Quercia, direttore del Centro studi Un mondo di sanzioni! (Awos). «Si tratta di investimenti di Mosca in euro, che sono depositati presso il nostro istituto nazionale o banche private. Si sta valutando in quale misura imputare queste riserve congelate al costo delle riparazioni dei danni di guerra. Sarà probabilmente oggetto di negoziato in caso di trattative per una soluzione politica del conflitto». Uno degli uomini più ricchi della Russia, colpito dalle sanzioni, è Alexei Mordashov, presidente del Sergroup, che, però ha trasferito le azioni del gigante dei viaggi Tui e della Norgold, che controlla miniere d’oro anche in Africa e Canada, a Marina, la terza moglie. Nel comune di Olbia è stato sequestrato un complesso immobiliare che vale 105 milioni di euro. Così come la lussuosa imbarcazione Lady D nel porto di Imperia, valore di 65 milioni, che solo di ormeggio costa fra i 400 e 500 euro al giorno.

Per i mega yacht, se aggiungiamo luce e acqua, le spese quotidiane raddoppiano. Il comandante ha uno stipendio medio fra 12 mila e 15 mila euro al mese, il direttore di macchina sugli 8 mila e l’equipaggio minimo di quattro uomini costa sui 4 mila euro a testa. Gallinelli fa notare che vanno mantenuti efficienti «le strumentazioni, gli apparati e gli accessori di bordo, eventuale elicottero incluso». Per questo bisogna porsi un problema di costi-efficacia, e pensare a modifiche normative che prevedano «un mero e più generale divieto di utilizzo dei beni normalmente non destinati alla realizzazione di proventi economici, in modo da lasciare i rilevanti oneri di gestione a carico del titolare».

Le ville dei russi sanzionati in Sardegna possono arrivare anche a un costo di manutenzione di 300 mila euro l’anno. Una delle più costose, che vale 17 milioni di euro, sul Golfo di Pevero in Costa Smeralda, appartiene ad Alisher Usmanov. Secondo Bruxelles è l’oligarca favorito da Putin, con interessi nell’acciaio. Mirko Idili della Cisl di Gallura ha denunciato: «I lavoratori sardi che si occupano dei beni congelati agli oligarchi russi non ricevono lo stipendio da mesi». Il Consiglio europeo ha sanzionato 1.386 persone e 171 entità prevedendo il congelamento dei beni e il divieto di viaggio. Non solo oligarchi: primo fra tutti il presidente Putin seguito dal ministro degli Esteri, Sergey Lavrov, militari, funzionari, membri del governo e della Duma, il Parlamento russo, oltre a vari propagandisti.

Nel nostro Paese è stata posta sotto sequestro la residenza sul lago di Como di Vladimir Soloviev, scatenato conduttore di talk show pro Putin e pro guerra in Ucraina. I sigilli hanno sprangato anche villa Lazzareschi, in provincia di Lucca, valutata sui 3 milioni di euro, che appartiene a Oleg Savchenko. Il membro della Duma si era appellato a Putin per il riconoscimento delle auto nominate repubbliche filorusse di Donetsk e Lugansk. I 19,8 milioni di euro stanziati quest’anno per coprire le spese di mantenimento di ville, super yacht e altri beni di lusso requisiti non sembrano sufficienti. L’Agenzia del demanio può sfruttare i beni «mediante prelevamento dalle somme riscosse a qualunque titolo», ma nella gran parte dei casi paga lo Stato, che è pure obbligato a non deprezzarne il valore. La speranza è il «diritto di recupero nei confronti del titolare in caso di cessazione della misura di congelamento», ma le sanzioni potrebbero durare anni. La Commissione europea ha messo in piedi una task force «congelamento e sequestro». Il primo dicembre, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato che nell’Unione sono stati «bloccati 300 miliardi di euro di riserve della Banca centrale russa e congelati 19 miliardi di euro di denaro degli oligarchi». L’obiettivo, che appare difficile da raggiungere in modo legale, sarebbe la confisca per finanziare la ricostruzione dell’Ucraina.

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