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mRNA, questo è solo l’inizio

mRNA, questo è solo l’inizio

L’azienda americana Moderna da oltre un decennio punta sulla tecnologia d’avanguardia con cui ha creato il vaccino anti-Covid. Ma all’orizzonte c’è lo sviluppo di decine di altre cure e immunizzazioni. Con aspettative di mercato che l’hanno resa ricchissima.


Cure e vaccini per herpes, epatite, malaria. E poi ancora influenza, Zika, Nipah, Hiv, cancro e altro ancora. Mentre il mondo è concentrato sulla lotta al Covid, le futuristiche tecnologie usate per combatterlo sono applicate contro molte delle malattie che stanno funestando il genere umano. La nuova arma si chiama l’Rna messaggero (mRna), studiato da una quindicina di anni ma che oggi – paradossalmente proprio grazie all’avvento della pandemia – si è trasformato in una potenziale rivoluzione nel campo delle scienze mediche.

Secondo la società di ricerche di mercato in campo biofarmaceutico Roots Analysis, sarebbero più di 150 i vaccini e le terapie a base mRna in studio nel mondo. In prima fila i nomi noti delle cronache. BioNTech, che con Pfizer ha creato il primo vaccino arrivato in Italia contro il Covid-19, lavora a nove nuovi vaccini. Ma il vero fenomeno è l’americana Moderna, che fino all’inizio 2020 era un’azienda all’avanguardia come tante, con la particolarità che si era concentrata da un decennio nel campo dell’mRna.

Un vantaggio che l’ha portata in poche settimane dalla pubblicazione della sequenza genetica del virus al suo vaccino Spikevax, per tutti semplicemente «il Moderna» (dal 2022 potrebbe essere prodotto anche in Italia). Da allora, questa azienda ipertecnologica del Massachusetts, una sede costituita da sei edifici pieni di server che alimentano sistemi cloud, processi integrati, internet delle cose, analisi dei dati e A.I., è salita su un razzo sparato verso l’infinito e oltre.

I numeri parlano: più di un miliardo di dosi consegnate, un utile netto nel primo trimestre 2021 pari a 1,22 miliardi di dollari, un valore di mercato salito a 123 miliardi (aggiornato al 21 luglio) da circa 70 di appena due mesi fa. Ed erano 6,5 miliardi nel dicembre 2019. Un successo che pochi giorni fa le è valso l’accesso al S&P 500, ovvero l’indice azionario con le 500 società statunitensi a maggiore capitalizzazione. Furba l’abbreviazione sul listino Nasdaq: Mrna.

Il boom di Moderna è dovuto certamente al vaccino anti-Covid e ai suoi futuri sviluppi (si studiano richiami e dosaggi diversi), ma soprattutto a quello che verrà. Sdoganato l’mRna, l’azienda procede in una tabella di marcia che conta 24 prodotti in varie fasi di studio e sperimentazione (14 hanno cominciato gli studi clinici). «Questo è solo l’inizio» ha dichiarato senza mezze misure il suo amministratore delegato Stéphane Bancel.

Più avanti di tutti c’è il vaccino quadrivalente mRna contro l’influenza stagionale: è notizia di ora che si sono iniziati i test sulle prime 180 persone arruolate in uno studio di fase I/II per valutarne sicurezza, reattogenicità e immunogenicità. E si sta già considerando la sua combinazione con altri preparati, destinati a contrastare i virus respiratori che possono circolare insieme all’influenza – il virus respiratorio sinciziale (Rsv), il metapneumovirus umano (hMpv) e sì, anche il Sars-CoV-2, una volta che sarà declassato a patologia stagionale, come in molti prevedono.

«I vaccini combinati respiratori sono un pilastro della nostra strategia globale» ha spiegato ancora Bancel. «Puntiamo a svilupparne uno in modo che le persone possano fare un’iniezione per una protezione ad alta efficacia contro i virus respiratori più problematici. Diversi mRna in una singola iniezione da somministrare ogni agosto o settembre».

Insomma, un supershot che avrebbe un enorme impatto considerando che l’Oms stima in circa 3-5 milioni i casi gravi di influenza nel mondo ogni anno, e tra i 290 mila e 650 mila i decessi legati alle sue complicazioni. L’efficacia degli attuali vaccini antinfluenzali (quasi tutti a base di uova) varia tra il 40-60 per cento: la scommessa è riuscire a farla avvicinare il più possibile a quella riconosciuta al siero anti-Covid, circa il 90 per cento.

Intanto con l’mRna, una «scorciatoia» per portare informazioni alle cellule su come produrre gli anticorpi che servono a combattere le malattie, si procede in molti altri campi. Oltre all’antinfluenzale, il vaccino Moderna più avanti nello studio è quello contro il citomegalovirus, o Cmv, appartenente alla famiglia degli herpesvirus, estremamente diffuso a livello globale. Si contrae facilmente e rimane latente nell’organismo per riattivarsi quando il sistema immunitario si indebolisce. Una minaccia seria per immunodepressi, feti e bambini fino ai due anni di età. Moderna è in fase 3 di sperimentazione e presto il vaccino sarà testato su 8 mila volontari.

Il vaccino contro l’infezione virale da Zika, trasmessa dalla puntura di zanzare, sta approdando in fase 2. Lo stesso accade a quello personalizzato contro il cancro (Pcv), la mutazione genetica Kras e altri forme tumorali.

Inizieranno trial contro il virus Epstein-Barr (causa tra l’altro della mononucleosi), mentre le terapie rigenerative anti ischemia cardiaca sono in fase 2 avanzata. Tanti altri studi sono avviati contro le malattie rare. Come l’ipertensione arteriosa polmonare, per la quale Moderna collabora con il gruppo farmaceutico parmense Chiesi.

Gli ostacoli tecnici e biologici sono ancora molti, ma all’orizzonte una rivoluzione si intravede.

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