Home » L’invasione degli animali alieni

L’invasione degli animali alieni

L’invasione degli animali alieni

Dagli Usa o dall’Asia all’Europa, pronti a occupare territori, a scacciare le altre specie, a danneggiare l’agricoltura, a minacciare la nostra salute. Sono gli animali che, nei prossimi anni, arriveranno nel Vecchio continente. Secondo uno studio, il 45 per cento in più di oggi. Come racconta il biologo inglese Tim Blackburn.


Attenzione: specie aliene invaderanno il Vecchio continente entro il 2050. Non è l’annuncio di ufologi convinti dell’arrivo di abitanti di Marte, ma l’allarme lanciato da scienziati inglesi e tedeschi: secondo i loro studi, in Europa il numero delle specie di animali non endemiche nei prossimi anni supererà il 40 per cento. Insetti, artropodi, uccelli, persino qualche mammifero: chi giunto spontaneamente a bordo di navi o aerei, chi importato dall’uomo. Ma tutti, in arrivo dagli Stati Uniti o da Paesi asiatici, si stabiliranno in Occidente con effetti pessimi sul nostro ecosistema. Lo rivela l’analisi, basata su un modello matematico, dell’University College di Londra e del Senckenberg Biodiversity and Climate Research Center di Francoforte, iniziata nel 2005 e pubblicata ora sulla rivista Global Change Biology. Il risultato non è incoraggiante: le specie che trovano terreno fertile in altri ambienti danneggiano l’ecosistema, la biodiversità, l’economia locale, in certi casi persino il benessere e la salute dell’uomo. Ne è un esempio il calabrone asiatico gigante che, arrivato negli Stati Uniti dove non esiste un suo antagonista, minaccia le api locali che producono miele e garantiscono l’impollinazione. Oppure alle nutrie, grossi roditori di origine sudamericana che, in Italia, danneggiano l’agricoltura e gli argini dei corsi d’acqua.

O ancora il punteruolo rosso, coleottero originario dell’Asia il quale, atterrato nel bacino del Mediterraneo, sta distruggendo le palme. «L’invasione di specie aliene è quasi sempre conseguenza dell’uomo» sostiene Tim Blackburn, esperto in bioscienze e biologia genetica dell’University College di Londra. «Persone che le introducono in nuove aree per varie ragioni: la caccia, oppure come specie ornamentali, animali esotici importati per diletto. C’è anche il biocontrollo, ossia specie utilizzate per gestire un ecosistema. Ma nella stragrande maggioranza dei casi il danno che causano fa desiderare che non siano mai arrivate».

Quali sono le specie pericolose che arriveranno in Europa?

Difficile stabilirlo con precisione, dipende da molte variabili umane. Ma, in base al nostro studio saranno quasi il 45 per cento in più. L’Unione europea ne ha stilato un elenco preoccupante. Tra queste c’è la pericolosa «vespa velutina», originaria del Sud-est asiatico.

Dal nome non pare così terribile…

Le regine sono lunghe 5 centimetri, con un corpo scuro attraversato da una riga gialla. Hanno un lungo pungiglione e un comportamento discretamente aggressivo nei confronti dell’uomo. La puntura della vespa velutina può provocare la morte per shock anafilattico. Ed è il peggior nemico delle api europee, che sono il suo alimento preferito.

Ed è già arrivata?

Ne sono stati avvistati alcuni esemplari in Italia ma ancora non si può parlare di colonizzazione. Quando accadrà, migliaia di comunità di api nostrane saranno sterminate. Questa vespa spesso è confusa con il calabrone gigante asiatico, che si spera non debba mai approdare nel Vecchio continente.

Perché?

Ha un’apertura alare di 7,5 centimetri e la cosa più temibile è il pungiglione, lungo sei millimetri, che inocula una grande quantità di potente veleno. A differenza di quello delle api non ha «uncini», quindi può pungere ripetutamente senza morire. La sua puntura è stata definita dall’entomologo giapponese Masato Ono «un chiodo rovente conficcato nella carne». Attualmente negli Stati Uniti c’è una task force per eliminarne i nidi ed evitare che si stabilisca in quei territori. È temuto più o meno come un’altra specie aliena che minaccia l’Europa, la Maina Comune, altrimenti detta Acridotheres Tristis, inserita nella lista delle 100 specie aliene invasive più pericolose del mondo.

E che cosa sarebbe?

È un uccello che arriva dell’Asia meridionale e dell’India, simile a uno storno o a un merlo. È persino capace di imparare a ripetere vocaboli e suoni. Nel suo habitat naturale mangia gli insetti dannosi per le colture, quindi è ben visto dagli agricoltori. Invece in Australia, dove si è già stabilizzato, ha finito per nutrirsi delle colture stesse distruggendo i raccolti. Preda le uova e i pulcini degli altri uccelli, riempie con una montagna di rifiuti ogni potenziale sito di nidificazione. Per questo il loro ambiente è insalubre, putrido, e diventano portatori di malattie per l’uomo attraverso i pidocchi o vermi parassiti come le trichine, nematodi che causano malfunzionamento renale, disordini nervosi, morte per infarto. In Italia la sua presenza era episodica, ma recenti avvistamenti in Calabria, Lazio, e Sicilia, fanno pensare che si stia acclimatando.

Ne arriveranno altri di ospiti indesiderati?

Sì, il Coati Rosso, un procione che dal Sudamerica si sta diffondendo nel Nordamerica e presto arriverà da noi, sicuramente a scopo ornamentale perché in effetti ha un aspetto gradevole. Ha una una lunga coda, pelo folto, occhi e orecchie piccole. Si nutre di tutto quello che trova: frutti, larve, rettili, uova, piccoli roditori, scorpioni, ragni. E se non trova nient’altro, anche spazzatura, veicolando infezioni pericolose. Del Coati Rosso in Europa è vietato trasporto, riproduzione, allevamento, vendita, scambio, rilascio. Così come della Boiga Irregularis, o serpente bruno arboricolo, indonesiano, lungo e snello che, una volta introdotto in un territorio, decima la fauna locale ed è molto aggressivo anche con l’uomo. Introdotto in modo accidentale nell’Isola di Guam, ha letteralmente ucciso la foresta.

Tra gli animali europei, quali rischiano di più dagli «invasori»?

Le specie insulari. Ci sono uccelli, come la Berta Maggiore delle Baleari, per esempio, che rischia l’estinzione perché nei luoghi dove nidifica sono stati introdotti predatori come i ratti, che mangiano uova e pulcini. In passato questo uccello nidificava nell’isola di Linosa. Quando sono arrivati i ratti, è scomparso. Poi l’isola è stata derattizzata e la Berta Maggiore ha fatto ritorno, con grande gioia degli isolani. Oggi Linosa è uno dei più importanti siti di nidificazione della Berta Maggiore nel mondo, con una colonia di circa 10 mila esemplari.

Perché gli «alieni» invaderanno proprio noi e non un altro continente?

Perché finiscono accidentalmente su navi o aerei che spostano merci in tutto il mondo. E l’Unione europea di prodotti ne importa tantissimi.

Potranno creare problemi economici all’Europa?

Certo che sì. Secondo uno studio dell’Istituto per la Politica Ambientale Europea I.E.E.P., i danni provocati da specie aliene lo scorso anno sono costati all’Europa 12 miliardi di euro, con previsione di spesa per il 2021 di oltre 20 miliardi.

E noi che cosa possiamo fare?

Due cose: una è la «biosicurezza», ovvero ispezioni rigorose sulle importazioni, verificando tutte le merci che entrano in Europa attraverso i suoi porti. La seconda è un controllo molto più severo sulle specie che possono essere tenute come animali domestici. E poi deve esserci un limite anche alle piante o ai semi ordinati su internet.

Tra le specie aliene previste entro il 2050 ce ne saranno alcune direttamente pericolose per l’uomo?

Possono portare molte malattie. Pensiamo solo a quel grande vettore di malattie che è la zanzare tigre asiatica. Si è stabilita con successo in Italia e potenzialmente può diffondere circa 20 malattie umane, tra cui febbre gialla e dengue. Dovremmo mettere in campo tutte le nostre forze per evitare che specie aliene ci invadano. Ne va della nostra agricoltura, biodiversità, economia e anche della nostra stessa vita.

L’invasione degli animali alieni
Maina comune. Simile a uno storno, originaria dell’Asia o dell’India, può persino imparare a ripetere parole umane. Ma preda gli altri uccelli e danneggia le colture. (Istock)
L’invasione degli animali alieni
Serpente bruno arboricolo. Una volta introdotto in un nuovo territorio, stermina la fauna locale. (Istock)
L’invasione degli animali alieni
Il Coati rosso, un procione sudamericano che può portare varie infezioni. (Istock)
© Riproduzione Riservata