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Dugway, il cuore tossico del mondo

Dugway, il cuore tossico del mondo

Nello Utah c’è un pezzo di deserto grande come la Valle d’Aosta che nasconde misteri e scomode verità. È il Dugway proving ground, un sito militare dove dal 1942 l’esercito americano sperimenta veleni letali e armi strabilianti. Per qualcuno, anche gli Ufo. Benvenuti nella «nuova Area 51».


Al di là della recinzione su cui minacciosi cartelli avvertono «Us Property» e «Autorizzati a uccidere», si apre un’infinita distesa di terreno polveroso. Lontanissimo, nella vaghezza sfocata come di un miraggio, pochi bassi edifici protetti sulle vie di accesso da checkpoint con soldati armati fino ai denti. Perché questo è uno dei luoghi più «sensibili» della Difesa americana e uno dei più misteriosi al mondo. Per qualcuno, semplicemente, «la nuova Area 51».

Il Dugway proving ground si trova nello Stato dello Utah e ha uno scopo preciso: sperimentare quanto di più tossico, velenoso, letale esista sulla Terra. E lo fa nei 3.366 chilometri quadrati (la grandezza della Valle d’Aosta) concessi dal governo americano su un altipiano desertico che dal Grande Lago Salato si estende verso sud, giù fino a tre gruppi montuosi che lo cingono come a volerlo nascondere a sguardi indiscreti.

Ufficialmente il suo scopo, scritto sul sito dell’esercito, è «testare in laboratori e infrastrutture all’avanguardia i sistemi di difesa chimica e biologica», e di mettere in pratica «test di sopravvivenza nucleare, biologica e chimica su materiale usato per la difesa». Come, è in larga parte secretato.

Qua e là sul terreno, secondo quanto riportano testimonianze dirette di chi l’ha osservato dal cielo, si vedono strani cerchi. Forse gli effetti di ordigni sganciati da aerei o fatti detonare sul posto. «Dove le bombe esplodono c’è un certo numero di griglie tracciate nel suolo» racconta il fotografo David Meisel, che ha sorvolato l’area per poi farne un libro (Proving Ground) «come se il deserto diventasse uno strumento per la rilevazione della tossicità». Sarebbe questo uno degli scopi principali, qui.

Proprio in questi giorni si sta parlando del progetto Jack Rabbit II, quando tra il 2015 e il 2016 sono state rilasciate nell’aria da cinque a 20 tonnellate di cloro (estremamente velenoso in forma pura), poi misurati sul terreno per una distanza di 11 chilometri. «Ogni anno, milioni di tonnellate di prodotti chimici industriali tossici sono trasportati nelle nostre strade. E se succedesse un incidente? Come scopriamo gli strumenti per proteggere i cittadini?» spiegava l’esperimento la US Army. Legittimo interrogativo rafforzato dalla corsa ai risultati di quei test, pubblicati adesso su una rivista scientifica, il Journal of Atmospheric Environment.

Meno felice la comunità di indiani della tribù Goshute che vivono nell’adiacente riserva della Skull Valley. Sui loro blog fanno i nomi di prodotti che starebbero inquinando terre rivendicate come patria e luogo sacro: fosgene, cloruro di cianogeno, acido cianidrico, che sostengono sarebbero stati rilasciati nell’aria, ancora una volta per determinare la concentrazione letale dei gas nell’atmosfera.

Appartenevano ai Goshute anche le 6.249 pecore uccise dal gas nervino VX nel marzo 1968, come conseguenza di un esperimento al Dugway proving ground. Già, la base esiste da quasi 80 anni. Fu creata in piena Seconda guerra mondiale – 1942 – per provare sostanze tossiche, lanciafiamme o abiti protettivi da fornire ai soldati. Qui fu creato un «villaggio giapponese» per testare l’effetto delle bombe incendiarie M69 sui tradizionali edifici in legno nelle città del Sol levante.

Poi arrivò la guerra di Corea, nel 1950, e tra gli esperimenti condotti si ricorda l’Operazione Big itch, «grande prurito»: speciali bombe a grappolo aviotrasportate che rilasciavano migliaia di pulci (il Giappone aveva usato pulci che trasmettevano colera e peste contro la Cina durante la Seconda guerra mondiale e che causarono 4-500.000 morti), cui fece seguito nel 1960 il progetto Bellwether, questa volta con zanzare «infettate» con varie malattie, batteri e virus.

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Forze speciali del Chemical Decontamination Detachment monitorano un soldato per rilevare possibili contaminazioni radioattive durante un’esercitazione al Dugway Proving Grounds(Staff Sgt. Iman Broady-Chin)

Dugway Proving Grounds

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Un cartello sulla recinzione del Dugway Proving Grounds avverte chiaramente la possibilità per i trasgressori di essere passati per le armi in caso di introduzione non autorizzata.(George Frey/Getty Images)

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Militari del plotone distaccato chimico-batteriologico del 5th Special Forces Group (Aviotrasportato) attraversano un terreno montagnoso innevato del Dugway proving grounds (Staff Sgt. Iman Broady-Chin)

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Sistemi di comunicazione comprensivi di sistema satellitare testati dal 109th Air Control Squadron nell’area del Dugway Proving Grounds(U.S. Air National Guard photo by Master Sgt. John Winn)

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Tramonto sulla prima zona di sperimentazione tecnologica e ambientale del Dugway Proving Ground.(U.S. Air National Guard photo by Master Sgt. John Winn)

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Un veicolo Stryker CBRN ( veicolo speciale per il riconoscimento nucleare-batteriologico-chimico) spara un fumogeno per l’oscuramento tattico del mezzo in un pianoro del Dugway Proving Grounds(Photo by Capt. Mary Anne Luther)

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Il fumogeno rosso segnala la zona di atterraggio in attesa dell’arrivo di un elicottero Medevac (evacuazione sanitaria) al Dugway Proving Grounds (Photo by Maj. Justin Hurt)

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La base militare di Dugway Proving Grounds, ampia come la Valle d’Aosta nel mezzo del desert dello Utah è un’area top secret dove vengono testate armi chimiche e biologiche che potrebbero essere utilizzate dai nemici degli USA. (George Frey/Getty Images)

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Non sono mai state usate sui nemici, in compenso durante la sperimentazione hanno lasciato che pungessero volontari dell’esercito. Perché di cavie umane in esperimenti segreti, a Dugway proving ground, se ne sono usati eccome. Secondo un report presentato al Senato degli Stati Uniti nel 1994 (dal titolo «La ricerca militare è pericolosa per la salute dei veterani?») dal 1951 al 1969 centinaia, forse migliaia di test all’aria aperta sono stati condotti a Dugway con batteri e virus che causano malattie negli esseri umani, ma anche in animali e piante.

Per esempio, la febbre gialla o la dengue, con cui sono stati infettati centinaia di volontari. O il virus dell’encefalite equina venezuelana, che non era mai stata vista negli Stati Uniti finché non si scoprì che ne erano morti cavalli proprio vicino a Dugway. Oppure malattie come quella riconosciuta a un certo Earl Davenport, militare che aveva partecipato a test in cui era stato usato dimetil metilfosfonato, precursore del sarin, un gas nervino di cui si è anche parlato nel gennaio 2011, quando il Dugway proving ground è stato praticamente sigillato per tre giorni con il personale all’interno a causa della perdita di una fiala che lo conteneva.

Sono anni che il portale di informazioni Indian Country Today ripete numeri impressionanti: 1.100 test chimici solo negli anni 60 (piena guerra del Vietnam) con 230 mila chilogrammi di agente nervino dispersi; 328 test all’aperto di armi biologiche, 74 test con bombe sporche e otto riscaldamenti di fornaci di materiale nucleare all’aperto per simulare la dispersione del «fallout» radioattivo.

Numeri che non hanno trovato conferma. Più ufficiali i dati della sezione investigativa del Congresso degli Stati Uniti d’America, il Government accountability office, che in uno studio cita esperimenti compiuti con neurotossine come la tetrodotossina e con velenosissimi alcaloidi come quelli estratti dalla datura stramonio, la «pianta delle streghe». Una delle rare volte in cui Dugway è finita sotto i riflettori è stato quando, nel 2015, da lì furono spedite per errore buste contenente antrace ad altre installazioni militari. Da quel giorno ci sono stati 35 cambi in biosicurezza per evitare nuovi errori.

Oggi la base non è più totalmente off limits. Ci lavorano migliaia di civili e visitarla non è impossibile. Ma oltre l’apparente bonarietà da utile laboratorio, c’è altro. Non è un caso se accanto a una delle maggiori basi segrete legate alla chimica, sorge il più grande spazio aereo ristretto del pianeta, cioè lo Utah Test and training range: 49.000 chilometri quadrati di cielo interdetto e 6.900 di terreno proibito. Qui si addestrano esercito, marines e Air force. Qui si provano esplosivi e attrezzatura militare. E i due luoghi sono legati, costituendo un’area militare immensa.

È a Dugway che il Pentagono sta testando la nuova artiglieria dei marines e il prototipo di drone 5GAT per simulare battaglie aeree con caccia avversari di ultima generazione, come i russi Sukhoi Su-57 e i cinesi Chengdu J-20. Sempre qui si sta tenendo il programma Gremlins, ossia velivoli militari in grado di sganciare in territorio ostile sciami di droni che dopo aver compiuto la missione tornano al loro aereo-madre per essere riutilizzati.

Altri sono cosiddetti «black project», cioè progetti e test eseguiti al massimo livello di segretezza sia dal governo sia dai suoi contractor. Pare che, per esempio, l’appaltatore della difesa General Atomics (quello dei droni Predator) abbia scelto questo luogo per testare il suo cannone a energia elettromagnetica, i cui proiettili raggiungono obiettivi a 400 chilometri di distanza in sei minuti.

Piccoli spiragli sulle tante attività di Dugway, che tenta di smarcarsi dall’immagine di luogo dei veleni ma intanto mantiene segreta la maggior parte delle sue attività. Un’aura di mistero che favorisce le più curiose teorie. «Numerosi Ufo sono stati immagazzinati e segnalati nell’area dentro e intorno a Dugway» ha dichiarato Dave Rosenfeld, presidente di Utah Ufo Hunters.

Mentre Bill Birnes, editore di una delle riviste più importanti per il settore, Ufo Magazine, ha detto che i servizi segreti americani vi avrebbero trasferito la tecnologia aliena prima custodita nelle viscere dell’Area 51. «Qui la gente continua a vedere oggetti volanti non identificati e persino fasci di luce che partono dalle installazioni contro luci nel cielo. Mi fa pensare che l’esercito stia costruendo un super cannone per abbattere dischi volanti».

Forse la libera interpretazione di un fatto realmente accaduto: nell’ottobre 1991 gli strumenti hanno registrato un raggio cosmico dall’energia impressionante che ha colpito proprio Dugway proving ground. È stata chiamata particella Omg, Oh-My-God, e ancora non è stata del tutto spiegata dalla scienza. Così gli ufologi sono stati liberi di ricamarci su rendendolo l’unico mistero buffo tra i tanti misteri tossici del deserto dello Utah.

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