Home » Ci mancava pure la vespa killer

Ci mancava pure la vespa killer

Ci mancava pure la vespa killer

Originaria della Cina, è responsabile di oltre 50 morti l’anno nel solo Giappone, è stata segnalata in America e ora potrebbe arrivare in Europa. Tra le sue vittime, ci sono anche le api: decapitate.


La chiamano «vespa assassina» e l’appellativo è tutt’altro che esagerato. Il suo pungiglione penetra come un «chiodo rovente di sei millimetri conficcato nella carne», per usare le parole di un entomologo giapponese che le ha studiate. Lunga più di cinque centimetri, la Vespa mandarinia, questo il nome scientifico del vespide più grande al mondo, è responsabile della morte di circa 50 persone all’anno nel solo Giappone, e di molti più casi in Cina, Corea, India e Nepal, dove è diffusa.

La novità è che questo insetto è stato segnalato per la prima volta sia negli Stati Uniti, nello Stato di Washington, sia in Canada, nella zona di Vancouver Island. A testimoniarne la presenza nel Nord America ci sono le teste mozzate delle api nelle arnie degli apicoltori, segno inconfondibile per gli esperti che conoscono le sue modalità di uccisione di altri insetti.

Se la Vespa mandarinia è arrivata in America attraverso carichi di legname dalla Cina, com’è probabile, ci sarebbe da ironizzare: il presidente Donald Trump avrebbe infatti un altro serio motivo per lamentarsi con il governo di Pechino, oltre al coronavirus cinese, come continua a chiamarlo.

Non sono soltanto i rischi per le persone a preoccupare, ma anche i danni all’ambiente causati dalle stragi di api. Che sono essenziali in agricoltura perché trasportando il polline da un fiore a un altro permettono l’impollinazione e la formazione dei frutti.

L’entomologo Emilio Guerrieri, dirigente di ricerca dell’Istituto per la Protezione sostenibile delle piante del Cnr, spiega: «Poiché gli Stati Uniti rappresentano un nuovo areale di distribuzione della vespa, le api autoctone non hanno ancora elaborato comportamenti per contrastare questo pericoloso aggressore, come avviene nell’area di origine».

Una delle strategie messe in atto dalle colonie attaccate consiste nel fare avvicinare la vespa al nido per poi ricoprirla completamente con decine e decine di loro corpi. Il frenetico battito di ali delle api produce un forte innalzamento della temperatura che risulta letale per la vespa killer. Se la strategia non funziona perché quest’ultima riesce a liberarsi, allora l’alveare viene invaso in breve tempo dalle altre vespe operaie chiamate in soccorso. «L’arrivo della Vespa mandarinia rappresenta solo l’ultimo in ordine di tempo degli stress a cui sono sottoposte oggi le api. Due fattori contribuiscono al forte indebolimento delle loro colonie: gli inverni più caldi che le tengono in attività continua, riducendo il tempo di riposo invernale, facendole arrivare prive di energia alla primavera; i pesticidi usati nell’agricoltura intensiva cui le api sono estremamente sensibili » dice Guerrieri. «Gli Stati Uniti dovranno fare di tutto per evitare che questa vespa diventi stanziale, anche se quando una specie di insetto arriva in un nuovo areale risulta molto difficile eliminarlo».

La Vespa mandarinia ha la fama di essere capace perfino di uccidere uno yak, quel grosso bovino allevato in Asia che può raggiungere un migliaio di chili. Da qui l’altro appellativo di «yak killer» che dà la misura di che cosa questo insetto può fare a un essere umano. «Tutte le vespe posseggono un veleno che contiene sostanze potenzialmente pericolose come l’istamina» aggiunge Guerrieri. «Ma questa vespa, per le dimensioni notevoli della sua sacca velenifera e per il fatto che punge ripetutamente, dato che il pungiglione è privo di barbiglio, immette una quantità di veleno molto maggiore. Una persona può morire per una reazione allergica, o semplicemente per la presenza nel veleno di una neurotossina».

Un altro fattore da tenere presente è la sua aggressività, che si può vedere in un video su Internet in cui attacca e uccide un topo. Non tutti i grandi insetti, all’apparenza pericolosi, lo sono altrettanto. Basti pensare a quello che erroneamente viene chiamato calabrone nero, la Xylocopa violacea della famiglia Apidae: esibisce un grosso pungiglione, ma punge molto raramente e anche in quel caso il dolore dura poco.

Non sappiamo se la Vespa mandarinia arriverà anche in Europa. Ma a partire dal 2000 abbiamo già subito l’invasione della Vespa velutina o calabrone dalle zampe gialle, anch’essa di origine cinese. Grande circa tre centimetri, è pericolosa per l’uomo e ancora più per le api. La si può riconoscere per una striscia gialla che percorre l’addome marrone scuro e che ha al suo interno un triangolino nero.

Va detto comunque che le vespe, nessuna esclusa, svolgono un ruolo cruciale per l’ambiente. Senza di loro l’equilibrio naturale verrebbe infranto e ci sarebbero gravi ripercussioni sull’impollinazione. C’è poi il fascino della loro vita sociale: come quella delle api, non ha mai cessato di interessare gli etologi che vi hanno tratto importanti indizi per comprendere il mondo animale. Anche se da un nido di Vespa mandarinia popolato da circa 300 operaie, tutte armate di un pungiglione di sei millimetri, e con il loro cocktail di tossine ed enzimi capaci letteralmente di sciogliere il tessuto umano, c’è solo da star ben lontani.

© Riproduzione Riservata