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Tecnologia

Huawei, prende corpo l’alternativa ad Apple e Google

Crescono i programmi su AppGallery, si amplia l'ecosistema dei dispositivi sul mercato, si avvicina il sistema operativo autonomo. Con questa formula la casa cinese cerca di spezzare il duopolio americano e aprire una terza via, la sua. A raccontarlo è Pier Giorgio Furcas, deputy general manager per l'Italia del consumer business group dell'azienda

C'è un messaggio forte, chiaro, deciso, che Huawei ha spedito dal suo quartier generale ai responsabili delle varie sedi nazionali sparse in tutto il mondo: «State tranquilli, ci pensiamo noi». Detto in altri termini: non preoccupatevi, supereremo le difficoltà. Per inciso, difficoltà non da poco conto, visto che gli Stati Uniti proibiscono a colossi come Google lato software e ai produttori di componenti lato hardware di fare affari con il colosso cinese.

Ce ne sarebbe abbastanza per paralizzare tutto. E invece: «Andiamo in direzione opposta. È il senso della potenza di questa azienda, della sua volontà di costruire un'alternativa, di percorrere una sua strada autonoma» spiega a Panorama.it Pier Giorgio Furcas, deputy general manager per l'Italia del consumer business group di Huawei.

Che non si tratti giusto di un coraggioso vagheggiamento, di una spinta utopica in avanti, lo dimostrano i fatti: sono di pochi giorni fa gli annunci dei nuovi smartphone top di gamma della serie Mate 40 (il Mate 40 Pro è disponibile da oggi nei principali negozi di elettronica, con gli operatori e su Amazon), di cuffie e occhiali che si affiancano a tablet, pc (vendutissimi in lockdown), dispositivi indossabili sia per il fitness che per la produttività a tutto tondo. Cresce e si arricchisce di proposte AppGallery, il negozio di applicazioni alternativo a quelli di Apple e Google, all'orizzonte c'è un sistema operativo che promette di bastare a sé stesso, integrando l'essenziale: dalle ricerche dei contenuti a tutto tondo fino alle mappe, dalla gestione dei documenti, al gaming, alla musica, ai video. L'intero spettro delle attività digitali dentro una pluralità di dispositivi fisici.

Furcas, al di là delle prospettive, può darci qualche numero? Come sta andando Huawei in Italia?

Abbiamo avuto la fortuna e la capacità di costruire un brand fortissimo, che i consumatori continuano ad apprezzare. Da metà aprile a oggi i nostri dispositivi con a bordo solo i Huawei Mobile Services sono riusciti a ritagliarsi una quota di mercato del 5 per cento. Se stringiamo l'attenzione su specifiche fasce di prezzo, arriviamo in alcune fino a quota 15 per cento. Vuol dire che chi ci conosce non ci abbandona. E anche chi si rivolge altrove, ci porta con sé.

Cosa intende?

Il 20 per cento dei nostri ex utenti che hanno acquistato uno smartphone di un'altra azienda ha continuato a usare AppGallery, a scaricare programmi anche da lì. È evidente ne riconosca la praticità, la sicurezza, la vastità della scelta.

A che punto siamo con la quantità di applicazioni rispetto al PlayStore?

L'80 per cento delle più utilizzate sono già disponibili. Ci sono tutti i social network, compreso WhatsApp, nelle prossime settimane annunceremo gli ultimi grandi nomi per coprire l'offerta legata al mondo finanziario e bancario, che per i consumatori è fondamentale. E poi c'è la wishlist.

La lista dei desideri.

Esatto, ogni utente può segnalarci i software per lui immancabili, imprescindibili. Ci serve per farci un'idea e allargare la nostra offerta. Il discorso è specifico su scala nazionale, per esempio da noi va fortissimo "Quiz Patente" per chi si prepara a guidare, in Germania sarà di sicuro altro. L'approccio deve essere locale.

E anche totale, che è il senso sotteso nel vostro ecosistema.

Si parte dallo smartphone, intorno c'è un universo di prodotti che gli ruotano intorno. Non solo device, ma un'intera piattaforma. Così posso prendere i contenuti del telefono e vederli in tempo reale sul computer oppure far apparire il mio interlocutore di una videochiamata sul televisore. Gli oggetti devono potersi parlare tra di loro, interagire con facilità.

Tutto chiaro, però la domanda rimane obbligatoria. Sperate che cambi il vento, che negli Stati Uniti ci ripensino?

Naturalmente ci auguriamo che un cambio al vertice negli Usa possa portare a decisioni più miti, ragionevoli, sensate. Huawei non fa che ripetere che le accuse mosse dal governo americano non sono fondate. Ma mentre aspettavamo, non potevamo stare fermi. Ci siamo dati da fare.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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