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(Us Navy)
Difesa e Aerospazio

Gli Usa consegnano alla Malesia sistemi di rilevamento dei sommergibili cinesi

La tensione nel Pacifico va oltre gli infuocati confini di Taiwan

La Marina degli Stati Uniti ha consegnato alle forze militari della Malesia il primo di tre velivoli da trasporto CN-235 appositamente potenziati per svolgere missioni di pattugliamento marittimo.

Si tratta di aeromobili biturbina da trasporto prodotti nello stato asiatico su licenza spagnola, il progetto è infatti della sivigliana Construcciones Aeronáuticas (Casa), e quindi consegnati agli Usa per l'installazione dei sistemi elettronici necessari per compiere questo tipo di missioni.

I finanziamenti per rendere possibile questa trasformazione arrivano proprio da Washington e fanno parte del denaro stanziato per aiutare le nazioni dell'Asia meridionale a migliorare la sicurezza marittima mediante l'attuazione di un programma firmato nel 2018 per supportare la Royal Malaysian Air Force anche mediante sessioni di addestramento svolto direttamente dal Naval Air Systems Command degli Stati Uniti (Navair).

La necessità dello stato della Malesia (è una monarchia parlamentare elettiva), è composto da due zone continentali separate dall'oceano con coste situate lungo lo strategico Stretto della Malacca e il Mar cinese meridionale, ed è anche una delle sei nazioni che rivendica la territorialità del conteso gruppo delle isole Spratly, dchiarate “proprie” anche da Pechino, dal Brunei, dalle Filippine, dal Vietnam e da Taiwan. Seppure non siano stati specificati gli apparati installati a bordo, dalle immagini dell'aereo diffuse si deduce che i Cn-235 malesi siano stati equipaggiati di radar ad ampia portata per la sorveglianza marittima, di una torretta con ottica a infrarossi e di un sistema di collegamento dati ad alta velocità. La Malesia attualmente gestisce già sette aeromobili di questo tipo in forza allo squadrone n° 1 della Royal Malaysian Air Force con sede a Kuching, nello stato malese orientale del Sarawak, oltre a tre velivoli Beechcraft B200T Kingair e sei droni Insitu ScanEagle, tutte produzioni americane.

Di fatto i malesi fino a poco tempo fa avevano un controllo molto limitato sulla penetrazione di navi e sommergibili nella loro zona economica esclusiva, presa di mira anche dalla flottiglia di pescherecci armati battenti bandiera cinese, nonché teatro di numerosi episodi di pirateria, contro la quale avevano dovuto intervenire anche l'esercito e la guardia costiera, specialmente nel mare di Sulu, tra la Malesia orientale e le Filippine meridionali. Prima tappa asiatica del recente e discusso viaggio di Nancy Pelosi, la Malesia lotta contro gli atti illeciti compiuti in mare da molto tempo, e ha recentemente riconfermato il programma navale “rapimenti zero” creato nel 2017 insieme con Indonesia e Filippine, riuscendo a contrastare il fenomeno dell'assalto e della presa in ostaggio degli equipaggi e del carico di imbarcazioni nelle acque territoriali di questi Paesi. Sebbene la riduzione degli attacchi sia stata concreta, la mancanza di un unico centro di comando si era rivelato un grande limite all'efficacia delle missioni. Entro la fine dell'anno, con l'arrivo dei due restanti velivoli CN-235 e più stazioni di terra, acquisite con la prerogativa di costituire i centri di comando e coordinamento, la sicurezza e il controllo dei mari dovrebbero essere supportate adeguatamente.

La Marina degli Stati Uniti ha consegnato alle forze militari della Malesia il primo di tre velivoli da trasporto CN-235 appositamente potenziati per svolgere missioni di pattugliamento marittimo.

Si tratta di aeromobili biturbina da trasporto prodotti nello stato asiatico su licenza spagnola, il progetto è infatti della sivigliana Construcciones Aeronáuticas (Casa), e quindi consegnati agli Usa per l'installazione dei sistemi elettronici necessari per compiere questo tipo di missioni.

I finanziamenti per rendere possibile questa trasformazione arrivano proprio da Washington e fanno parte del denaro stanziato per aiutare le nazioni dell'Asia meridionale a migliorare la sicurezza marittima mediante l'attuazione di un programma firmato nel 2018 per supportare la Royal Malaysian Air Force anche mediante sessioni di addestramento svolto direttamente dal Naval Air Systems Command degli Stati Uniti (Navair).

La necessità dello stato della Malesia (è una monarchia parlamentare elettiva), è composto da due zone continentali separate dall'oceano con coste situate lungo lo strategico Stretto della Malacca e il Mar cinese meridionale, ed è anche una delle sei nazioni che rivendica la territorialità del conteso gruppo delle isole Spratly, dchiarate “proprie” anche da Pechino, dal Brunei, dalle Filippine, dal Vietnam e da Taiwan. Seppure non siano stati specificati gli apparati installati a bordo, dalle immagini dell'aereo diffuse si deduce che i Cn-235 malesi siano stati equipaggiati di radar ad ampia portata per la sorveglianza marittima, di una torretta con ottica a infrarossi e di un sistema di collegamento dati ad alta velocità. La Malesia attualmente gestisce già sette aeromobili di questo tipo in forza allo squadrone n° 1 della Royal Malaysian Air Force con sede a Kuching, nello stato malese orientale del Sarawak, oltre a tre velivoli Beechcraft B200T Kingair e sei droni Insitu ScanEagle, tutte produzioni americane.

Di fatto i malesi fino a poco tempo fa avevano un controllo molto limitato sulla penetrazione di navi e sommergibili nella loro zona economica esclusiva, presa di mira anche dalla flottiglia di pescherecci armati battenti bandiera cinese, nonché teatro di numerosi episodi di pirateria, contro la quale avevano dovuto intervenire anche l'esercito e la guardia costiera, specialmente nel mare di Sulu, tra la Malesia orientale e le Filippine meridionali. Prima tappa asiatica del recente e discusso viaggio di Nancy Pelosi, la Malesia lotta contro gli atti illeciti compiuti in mare da molto tempo, e ha recentemente riconfermato il programma navale “rapimenti zero” creato nel 2017 insieme con Indonesia e Filippine, riuscendo a contrastare il fenomeno dell'assalto e della presa in ostaggio degli equipaggi e del carico di imbarcazioni nelle acque territoriali di questi Paesi. Sebbene la riduzione degli attacchi sia stata concreta, la mancanza di un unico centro di comando si era rivelato un grande limite all'efficacia delle missioni. Entro la fine dell'anno, con l'arrivo dei due restanti velivoli CN-235 e più stazioni di terra, acquisite con la prerogativa di costituire i centri di comando e coordinamento, la sicurezza e il controllo dei mari dovrebbero essere supportate adeguatamente.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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