pianeta Toi
(NASA/Goddard Space Flight Center)
Difesa e Aerospazio

Alla scoperta di Toi, l’esopianeta oceano

Viaggiando alla velocità della luce ci vorrebbero 100 anni per arrivarci. Ma gli scienziati lo ritengono interessantissimo

Chissà se in futuro potremo raggiungere Toi-1452b, l’esopianeta coperto di acqua che si trova a “soli” cento anni luce da noi. Certamente pensando che per arrivare su Marte alla velocità della luce occorrono tre minuti e pochi secondi, tanto ci mette un segnale radio a coprire la distanza dalla Terra, se esistesse un’astronave come il Millennium Falcon di Guerre Stellari, ce la faremmo in soli dieci minuti trascorsi nell’iperspazio. Viaggiando invece alla velocità della luce servirebbe un secolo intero, con il tempo di schivare le due piccole stelle attorno alle quali ruota.

Fantascienza a parte, Toi-1452B è stato scoperto da un gruppo di ricerca internazionale guidato da Charles Cadieux, dottorando dell'università di Montreal, Canada, che lo ha descritto sulla rivista specializzata The Astronomical Journal. E’ stato possibile scovare il pianeta grazie al telescopio spaziale Tess (Transiting Exoplanet Survey Satellite) lanciato il 18 aprile 2018 proprio per scovare gli esopianeti, ovvero quelli che non appartengono al sistema solare, progettato nell’ambito del programma Explorer della Nasa. L’analisi delle caratteristiche del corpo celeste è stata poi eseguita utilizzando gli apparati dell’osservatorio di Mont-Mégantic in Canada, un impianto attivo dal 1978 situato a 1.100 metri di quota, recentemente dotato di nuova strumentazione in grado di stabilire che TOI-1452b orbita attorno a un sistema di due stelle più piccole del Sole e distanti tra loro più del doppio della distanza tra Sole e Plutone, che è il 70% più grande della Terra, ma soprattutto che l’acqua che lo ricopre potrebbe essere allo stato liquido ed essere molto profonda.

Gli scienziati hanno ovviamente allertato il JWST, l’ente formato dagli enti spaziali di Usa, Europa e Canada che gestisce il telescopio spaziale James Webb, affinché si possano compiere nuove osservazioni, dal momento che la distanza dalla Terra di Tio-1452b è tale che non sarebbe possibile inviare una sonda, poiché qualsiasi comunicazione impiegherebbe cento anni per arrivare fino a noi. Ma certamente ogni scoperta su questo corpo celeste potrebbe essere importantissima per comprendere di che cosa è fatto esattamente, la sua età, temperatura, evoluzione. E se mai decidessimo di inviare una sonda, dovremmo mettere al sicuro la sua tecnologia e le istruzioni su come interpretare i dati che ci invierebbe, che sarebbero ricevuti sulla Terra da scienziati di quattro generazioni più giovani di quella attuale.

Abbiamo chiesto a Roberto Ragazzoni, direttore dell’Osservatorio Inaf di Padova, un commento su questa scoperta: “Attorno ad una stella nana a poco più di cento anni luce dalla Terra” spiega lo scienziato “gli astronomi di Tess, un piccolo satellite alla caccia delle ‘ombre’ dei pianeti extrasolari hanno trovato un pianeta forse piuttosto particolare. Non è un caso, questa stella, grande poco più di un quarto del nostro Sole e dalla luminosità inferiore all’1% della stella che illumina le nostre giornate, è così piccina da rendere molto ben visibile l’ombra di uno dei tanti esemplari che oggi chiamiamo SuperTerre, un pianeta grande più di una volta e mezzo e pesante quasi cinque volte la nostra amata Terra. Con un sole così piccino, il pianeta si trova in un’orbita molto più stretta del nostro Mercurio e l’anno, su questo mondo lontano, dura solamente undici giorni e qualche ora. Sebbene le misure siano frammentarie, risultano curiosamente compatibili con un mondo ricoperto interamente da un oceano di acqua in stato liquido. Non è la sola opzione, ma di certo ne fa un bersaglio interessante per essere analizzato a fondo con il nuovo e potente telescopio James Webb, le cui osservazioni dovranno essere sapientemente centellinate verso i corpi celesti più interessanti. Per il momento possiamo solo continuare ad analizzare i dati e a restringere le molte opzioni possibili, immaginando un mondo in cui la vita potrebbe svilupparsi in un ambiente tanto diverso dal nostro, anche se potrebbe non avere mai la possibilità di spostarsi sulla terraferma, come probabilmente è accaduto sul nostro pianeta.”

Mentre attendiamo nuove informazioni, chiediamo a Ragazzoni se sarebbe possibile un mondo di sola acqua: “Quella di un mondo dominato dagli oceani è solo una delle tre opzioni discusse dagli scienziati che ha eseguito le osservazioni. Certo è la più suggestiva, d'altro canto sulla Terra, probabilmente la vita è cominciata proprio nel mare. Tornando al cinema, bisognare contare sulle prestazioni del James Webb per provare a confermare o smentire l’ipotesi di un Waterworld a ‘soli’ cento anni di luce da casa nostra”.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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