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(Getty Images)
Difesa e Aerospazio

Il missile ipersonico della Cina spaventa gli Usa ed il mondo

Test ipersonico cinese nascosto al mondo, il mistero del "Lunga marcia n° 78" con gli americani che ammettono: "Non sappiamo come abbiano fatto"

Le capacità militari delle superpotenze si stanno concentrando sui missili balistici ipersonici. Se ne parla da qualche anno, ovvero da quando sono stati eseguiti i primi test per validare le tecnologie utilizzate. Si tratta, in breve, di armi che viaggiano con velocità di molte volte superiori a quella del suono, fino a 15, e che quindi possono raggiungere i bersagli in pochissimo tempo. Ma che, soprattutto, sono ovviamente molto difficili da intercettare e neutralizzare. Dunque la notizia apparsa su diversi quotidiani internazionali e ripresa da testate italiane, ovvero che in agosto un missile ipersonico cinese abbia fatto mezzo giro del mondo, non stupisce affatto, mentre suscita effettivamente stupore il fatto che l'intelligence americana sia stata sorpresa dalla riuscita del collaudo dell'ordigno. La Cina generalmente annuncia i lanci dei razzi del tipo "Lunga marcia", usati anche per portare in quota i missili ipersonici plananti, ma ha occultato completamente il lancio effettuato in agosto. Dalla diffusione della nota di essere pronti per il lancio n° 77, i tecnici sono passati alla fine di agosto direttamente al numero 79. E naturalmente gli Usa non hanno divulgato il metodo con il quale lo hanno "visto" il razzo in volo, anche se si presume grazie ai satelliti. L'arma sarebbe stata sviluppata dall'Accademia cinese di aerodinamica aerospaziale, un istituto di ricerca appartenente alla China Aerospace Science and Technology Corporation, la principale azienda statale che produce sistemi missilistici e razzi per il programma spaziale del paese.

In realtà una buona notizia per la Nato e pessima per i cinesi c'è: seppure il missile abbia viaggiato nella bassa orbita terrestre, esso ha mancato il bersaglio di 25 miglia (quasi 50 km), dimostrando quindi che se dal punto di vista della propulsione ipersonica Pechino è sulla buona strada, in fatto di sistemi di guida e affidabilità c'è ancora molto da lavorare. Immediata però la polemica a ovest: perché gli Usa hanno sottostimato i progressi cinesi in fatto di tecnologia militare?

La preoccupazione occidentale nei confronti di Russia e Cina sul tema dei missili balistici ipersonici non riguarda tanto la capacità di produzione, quanto il fatto che i sistemi di difesa in grado di neutralizzarli sono ancora immaturi. Inoltre, tra il 2018 e il 2020, la tecnologia dimostrata dai cinesi ha fatto un salto in avanti troppo rapido, tale per cui gli Usa sono certi che la tecnologia sperimentata dalle aziende della Difesa americane sia stata trafugata. Volando anche soltanto cinque o sei volte più veloce del suono, queste armi non sono troppo differenti dai tradizionali missili balistici, ma al contrario di queste non seguono traiettorie paraboliche, sono invece manovrabili e plananti, quindi possono sfruttare l'atmosfera per allungare la loro gittata, oppure sorvolare il bersaglio in bassa orbita e poi deviare la traiettoria per colpirlo. Queste capacità rendono inefficaci gli attuali sistemi di difesa, dunque se Pechino dimostrasse di aver dispiegato e quindi reso disponibili i missili ipersonici, il deterrente nei confronti delle forze occidentali dovrebbe trovare un nuovo equilibrio e anche la risposta americana, australiana e giapponese alla crisi in atto tra Cina e Taiwan avverrebbe in teatro completamente diverso. La reazione di Washington è stata in primis politica: Michael Gallagher, un membro repubblicano della commissione Difesa della Camera Usa ha affermato che il test cinese dovrebbe servire come un invito all'azione: "L'Esercito popolare di liberazione ha ora una capacità sempre più credibili di minare le nostre difese missilistiche e minacciare la patria americana con attacchi sia convenzionali sia nucleari", ha affermato "e ancora più inquietante è il fatto che la tecnologia americana abbia contribuito al loro programma missilistico ipersonico".

Ci si ricorda quindi quanto affermato nell'agosto scorso dal generale Glen VanHerck, capo del comando di difesa aerospaziale nordamericano: "La Cina ha dimostrato capacità di volo ipersonico molto avanzate e questo fornirà sfide significative alla capacità del Norad (il sistema di difesa radar Usa) di fornire avvisi di minaccia e valutazione degli attacchi". VanHerck allude alla possibilità per i missili ipersonici cinesi di sorvolare il Polo Sud e l'America Latina e l'Oceano prima di colpire, quindi di evitare le difese che storicamente sono concentrate sulla rotta polare dell'emisfero settentrionale. E a preoccupare l'amministrazione Biden ci sono anche le foto satellitari che mostrano la costruzione di altri 200 silos per missili nucleari intercontinentali su suolo cinese e il fatto che la Repubblica Popolare non sia vincolata da alcun accordo sul controllo degli armamenti e non si è mai dichiarata disposta a coinvolgere gli Stati Uniti nei colloqui sul suo arsenale nucleare e sulla sua politica. L'ambasciata cinese a Washington aveva già rifiutato di commentare il test il mese scorso, ma Liu Pengyu, portavoce di Pechino, ha affermato che la Cina ha sempre perseguito una politica militare di natura difensiva e che il suo sviluppo militare non ha preso di mira nessun paese. "Non abbiamo una strategia globale e piani di operazioni militari come gli Stati Uniti" ha detto Pengyu "e non siamo affatto interessati ad avere una corsa agli armamenti con altri paesi. Al contrario, negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno inventato scuse come la minaccia cinese per giustificare l'espansione degli armamenti e lo sviluppo di armi ipersoniche. Ciò ha intensificato direttamente la corsa agli armamenti in questa categoria di ordigni e minato gravemente la stabilità strategica globale". In realtà il programma cinese per le armi ipersoniche sarebbe soltanto uno degli aspetti di quello pipù ampio annunciato dal presidente Xi Jinping tre anni fa, ovvero l'intenzione di modernizzare ogni segmento delle forze armate per divenire una potenza militare assoluta entro il 2050, e non a caso i budget cinesi per la Difesa sono saliti anche quest'anno di quasi il 7%, con l'equivalente di 210 miliardi di dollari. Un messaggio chiaro che però stride con quanto il presidente cinese aveva dichiarato il 3 luglio in piazza Tienanmen alla celebrazione del centenario del partito comunista cinese, davanti a quasi 75.000 persone: "Chi minaccia la Cina verserà molto sangue".

Nelle nuove armi ipersoniche c'è il genio di un italiano

Ottobre 1943, in un bosco dell'appennino tosco-marchigiano, un partigiano della brigata Spartaco, un ex ufficiale dell'Aeronautica fuggito dopo l'otto settembre, si distingue dagli altri combattenti conducendo un gruppo di miliziani con il nome di Banda Fiastra. E' originario di Norcia, è straordinariamente colto, educato e non sfugge all'attenzione del maggiore dell'esercito americano Morris Berg, che lo incontra in modo fortunoso e poi lo perde di vista. L'americano tuttavia si ricorderà di quell'uomo mentre prende parte all'operazione Paperclip, con la quale gli Usa avrebbero portato in patria i migliori scienziati. Così nella lista, insieme con tanti nomi come Von Braun, c'è anche il partigiano che intanto ha ripreso il suo nome: Antonio Ferri, capo della Direzione superiore studi ed esperienze di Guidonia già a 25 anni, uno che tra il 1937 e il 1940 aveva capito che per fare un motore ipersonico non servivano compressori meccanici, sarebbe bastata l'aerodinamica della presa d'aria, come dimostrava il suo modello per stabilizzare le onde d'urto a Mach 3. Senza ancora saperlo, Antonio aveva ideato lo scramjet, il motore che consente di doppiare la velocità del suono. Nel 1946 riceve il visto permanente per gli Usa e dal 1949 dirige la divisione gasdinamica del Langley Research Center di Hampton, centro di ricerca dell'ipersonica. Nel frattempo, c'è qualcosa di Ferri nel primo volo oltre Mach 1 di Chcuck Yeager sul Bell X-1, nelle ricerche attuali per ridurre l'intensità dei boom sonici e anche nei programmi per nuovi missili nucleari ipersonici. Stabilitosi a Long Island (Nyc), ci ha lasciati nel 1975.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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