Tempest
(Bae System)
Difesa e Aerospazio

Nella guerra tra «caccia» europei chi resta indietro è la Francia

Caccia di sesta generazione, chi in Europa rischia di più tra Tempest e Fcas è Parigi

Lo scenario della futura Difesa europea e del mercato dei velivoli da supremazia aerea potrebbe cambiare radicalmente nel prossimo decennio. Ad oggi, mentre Airbus e Dassault sviluppano lo Fcas, Bae System, Leonardo e Saab lavorano al Tempest. Ma a differenza della Francia, che dipende totalmente dal successo del suo programma per costruire il sostituto dell'attuale caccia Rafale, né la Gran Bretagna né l'Italia né la Svezia dipenderanno esclusivamente dal successo del Tempest, in quanto posseggono F-35, Eurofighter e Gripen. Bae Systems ha collaborato ad alto livello per molti anni sia con l'azienda svedese Saab per il Gripen, sia con la nostra Leonardo per l'ulteriore sviluppo delle flotte di Eurofighter Typhoon ed anche al programma F-35, che certamente ha portato ad entrambe le aziende un prezioso trasferimento di conoscenze oggi necessarie per sviluppare i requisiti richiesti da missioni complesse. Dunque a differenza della Francia, la Gran Bretagna e l'Italia non hanno concentrato aspettative e necessità in un unico progetto, e ciò significa che un ipotetico (comunque poco probabile) fallimento di Tempest sarebbe per loro meno problematico da gestire, e che quindi il programma può procedere con più tranquillità mentre lo Fcas franco-tedesco-spagnolo rientra nei progetti "troppo grandi per fallire". Nella comunque remota ipotesi di uno stop allo Fcas, la Francia sarebbe costretta ad acquistare aeromobili da combattimento statunitensi, a ricorrere al Tempest oppure, in una chiave di evoluzione della Nato, bussare alla porta di Putin. E per l'orgoglio francese sarebbe un durissimo colpo così come per la Germania, che sta cercando di rilanciare la "potenza europea", con gli interessi statunitensi principalmente dirottati verso gli scenari dell'Indo-Pacifico.

In realtà pur condividendo la stessa logica di voler riconquistare l'autonomia europea in fatto di tecnologia e strategia, i due consorzi europei Fcas e Tempest sembrano differire nei loro approcci e nei livelli di ambizione.

Se da un lato entrambi i nuovi caccia dovrebbero sostituire gli aerei da combattimento attualmente in uso, i multiruolo Rafale francesi, gli Eurofighter Typhoon italiani, tedeschi e spagnoli, dall'altro non tutti gli attori vogliono che l'aeroplano di sesta generazione sia anche in grado di trasportare armi nucleari oltre che gestire reti informative complesse, soddisfacendo così l'intera tipologia delle missioni aeree da combattimento sia su terra, sia in mare. In comune però hanno che sia Fcas sia Tempest sono programmi che non si limitano ai soli caccia avanzati. Dati i rapidi progressi che i veicoli aerei da combattimento senza pilota (droni Ucav) hanno fatto in guerra negli ultimi anni, gli aerei verranno sviluppati come "sistema di sistemi d'arma" che include l'operatività insieme ai droni, l'intelligenza artificiale e funzionalità autonome. In particolare i caccia di sesta generazione prevedono un alto grado di decentralizzazione e automazione delle funzioni tattiche, il che implica un ulteriore passaggio da concetti incentrati su un velivolo controllato dall'uomo a sistemi intelligenti sui quali l'equipaggio potrebbe essere facoltativo. Al momento, i caccia europei includono Eurofighter Typhoon, Rafale e lo svedese Gripen e sono tutti etichettati come "generazione 4.5" e paragonabili agli aerei statunitensi di quinta generazione come F-22 Raptor e F-35 Lightning II, almeno nelle caratteristiche elettroniche e di manovra, ma non sono altrettanto competitivi con quelli americani nelle funzionalità stealth (invisibilità radar). E su questo campo l'esperienza italiana e inglese con lo F-35 potrebbe diventare determinante per le future prestazioni del Tempest.

C'è poi il piano industriale: anche se gli incontri Germania-Francia avvenuti prima dell'estate hanno portato a un accordo tra i due Paesi su come ripartire le proprietà intellettuali e i costi dello Fcas, la Francia, rappresentata da Dassault, è ovviamente interessata a mantenere le sue capacità nucleari, mentre la Germania, i cui interessi nel progetto sono rappresentati da Airbus, vuole una quota industriale equa e non limitarsi a fare la parte del maggiore finanziatore. Non si può ignorare che a differenza della Germania, la Francia è una potenza nucleare con il suo deterrente e pur rimanendo nella Nato ha una propria autonomia strategica e vuole giocare un ruolo internazionale molto più importante, proiettando il proprio potere sugli altri stati dell'Unione Europea per guidare la nascente difesa comune. La Germania invece è considerata una "potenza difensiva" che preferisce lavorare in associazione con altre nazioni, siano esse dell'Ue e della Nato, e non condivide né la "missione" nucleare, né necessita della capacità di attacco a lungo raggio, né ha necessità di velivoli imbarcati per le porterei. Ma al contrario di Parigi, Berlino deve guardarsi dall'essere molto più vicino alla Russia e al Baltico, area ultimamente teatro di numerose incursioni russe.

Infine a dividere Francia e Germania su futuro dello Fcas c'è il nodo delle esportazioni, difficilmente conciliabile vista la riluttanza politica della Germania a vendere attrezzature militari a governi che non garantiscono i diritti umani e lo stretto rispetto dei trattati di non proliferazione.

La Francia invece punta molto sull'export di armamenti e nel mondo è attualmente la quarta nazione per fatturato dopo Usa, Russia e Cina. Con aziende come Dassault, forte anche nell'integrazione di sistemi nel settore aerospaziale, e Safran, produttore di motori a reazione, Parigi ha mantenuto una base industriale nazionale in grado di sviluppare e produrre autonomamente sistemi per un ampio spettro di applicazioni militari, mentre Germania e Spagna, al contrario, hanno da tempo spostato la maggior parte delle loro ambizioni di autonomia militare dal livello nazionale a quello europeo.

Completamente differente è lo scenario attorno al Tempest, con Gran Bretagna, Italia e Svezia alla ricerca di sistemi d'arma con caratteristiche operative simili e produttive tali che possono contribuire allo sviluppo congiunto e agli sforzi di produzione mostrando un notevole grado di potenziale complementarità. Una condizione che non cambierebbe se nel programma dovesse entrare anche il Giappone. La britannica Bae System con sede nel Regno Unito funge da cerniera attorno alla quale si muovono Leonardo, Saab, Gkn e Mbda. E se anche il Tempest dovesse essere fermato per questioni politiche o finanziarie, gli F-35 in servizio nei Paesi partner consentirebbero alle rispettive difese di possedere flotte all'avanguardia.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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