aerei privati
(Ebace 2023)
Difesa e Aerospazio

Ecologisti alla fiera dei jet d’affari, tra assurdità e (poca) sicurezza

Alla base di tutto l'ignoranza di un fatto ineluttabile: senza jet privati il traguardo zero emissioni del 2050 dell'intera aviazione è impossibile da raggiungere

È stato inaugurato ieri il salone internazionale dell’aviazione d’affari di Ginevra, Ebace 2023, ovvero l’edizione europea della Nbaa statunitense. Evento che quest’anno vede il ritorno a volumi di presenze e vendite di aeroplani ed elicotteri in costante crescita, poiché, come già abbiamo avuto modo di scrivere, il biennio della pandemia ha portato molte più persone – in generale multinazionali e grandi aziende – a scegliere pacchetti di ore volo da società operatrici oppure ad acquistare jet d’affari in multiproprietà. Come prevedibile, stanti venti di contestazione ecologica, un folto gruppo di attivisti che agiscono nel nome della difesa del clima sono riusciti a eludere i controlli di sicurezza dell’aeroporto e a schierarsi in protesta intorno ai velivoli esposti. Sostengono, ovviamente, che questi emettono una quantità sproporzionata di anidride carbonica CO2, ma nel farlo ha ottenuto di interrompere sia la manifestazione, sia il traffico aeroportuale dello scalo svizzero. I manifestanti hanno dispiegato grandi striscioni con messaggi come "I jet privati stanno bruciando il nostro futuro” agendo in rappresentanza di varie associazioni, da Greenpeace a Stay Grounded, da Extinction Rebellion e Scientists Rebellion; si sono seduti davanti a diversi business jet, tra cui il Gulfstream G800, e si sono attaccati ad alcuni velivoli rischiando di danneggiarli. Dopo alcune ore sono comunque stati allontanati dalla polizia e dalla sicurezza privata, il che ha consentito la riapertura della mostra statica e dell’aeroporto, che nel frattempo aveva dovuto dirottare alcuni voli su quello di Zurigo. Da questo episodio si possono trarre due lezioni. La prima: c’è ancora molta ignoranza su come e quanto l’aviazione d’affari contribuisca al benessere della società e all’evoluzione tecnica dell’aviazione intera. Secondo: questo settore deve cambiare il modo in cui presenta i suoi sforzi per la sostenibilità, dall’uso dei carburanti ecologici alla dimostrazione di come il miglioramento di materiali e aerodinamica abbia già portato a minori emissioni. Ed Bolen presidente di Nbaa e Juergen Wiese, suo omologo dell’europea Ebaa, hanno commentato così l’episodio: “Questa è una forma di protesta assolutamente inaccettabile, un’azione che poteva avere conseguenze gravissime sulla sicurezza”. Sull’altro fronte Joel Perret, portavoce di Extinction Rebellion Ginevra, intervistato dalla testata Aviation week, ha dichiarato ancora una volta cose irreali: “Volare in un business jet consuma dieci volte più carburante per passeggero-chilometro rispetto al volo commerciale e 50 volte di più che viaggiare in treno. L'aviazione d'affari è il mezzo di trasporto più dannoso per il clima e solo pochi fortunati possono permetterselo. I passeggeri consumano il loro budget annuale di ‘CO2’ in poche ore. Chiediamo che gli aerei d'affari vengano vietati”. La verità è un’altra: tutta l'aviazione rappresenta il 2-3% delle emissioni globali di CO2 e l'aviazione d'affari da sola è lo 0,15% di quella percentuale. Senza l’aviazione d’affari le missioni necessarie alle assicurazioni, al trasporto di organi per i trapianti, le tecnologie innovative e un grande indotto tecnico-industriale non potrebbero esserci. Ad oggi le emissioni di CO2 dell’aviazione d’affari si sono ridotte del 40% negli ultimi 35 anni e oggi i costruttori puntano al raggiungimento di zero emissioni nette entro il 2050. Ma senza più voli questo sarebbe impossibile da raggiungere anche per l’aviazione commerciale, che basa molta della sperimentazione su questa categoria d’aerei. Ma secondo gli ambientalisti, anche la produzione di carburanti ecologici sarebbe insostenibile. Intanto, l’industria aeronautica italiana e la sua filiera, con Leonardo in primo piano e il suo storico brand “Agusta”, ricevono nuove commesse, che significano lavoro per migliaia di persone.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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