Il Drone sul Cremlino non è partito dall'Ucraina
(Telegram)
Difesa e Aerospazio

Il Drone sul Cremlino non è partito dall'Ucraina

Dal video dell'esplosione si capisce come si tratta di un apparecchio per lo più commerciale e non militare, comandato a breve distanza. Impossibile stabilire da chi e per cosa. Anche se...

Alta tensione a Mosca dopo l'uscita di alcuni video che mostrano un drone dirigersi verso il Cremlino ed esplodere prima di colpire.

Dalle prime ricostruzioni l’attacco compiuto con droni al Cremlino pare essere stata più un’azione dimostrativa che un vero atto di guerra. Qualcosa naturalmente non torna dalle immagini, poiché a colpire la cupola più celebre di tutte le russie è un velivolo a pilotaggio remoto di piccole dimensioni di costruzione commerciale e non militare, di quelli che non possiedono un sistema di comunicazione protetto né in grado di coprire grandi distanze. Ma, ovviamente, la Russia ha accusato l'Ucraina di aver tentato un attacco notturno con l'obiettivo di uccidere il presidente Vladimir Putin. Mosca ha immediatamente fatto sapere che Putin non è stato ferito né poteva esserlo perché stava lavorando nella sua residenza di Novo Ogaryovo, fuori dalla città, e che non sono stati fatti che piccoli danni materiali agli edifici del Cremlino, seppure la reazione sia stata chiara: “Il Cremlino ha valutato queste azioni come un atto terroristico pianificato e un tentativo di omicidio del presidente alla vigilia del Giorno della Vittoria, la parata del nove maggio”, ha riferito il notiziario statale Ria, aggiungendo che comunque il presidente non ha cambiato il suo programma e ha lavorato come al solito.

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Il Cremlino non ha però mostrato alcuna prova dell'incidente, tanto da far pensare a una fake news montata ad arte, come un secondo video non verificato che circola sui social media russi, incluso il canale del notiziario militare Zvezda, che mostrava un fumo pallido alzarsi dietro l’ala principale del Cremlino. Tale video è poi stato postato nelle prime ore di mercoledì su un gruppo per i residenti di un quartiere che si affaccia sul Cremlino al di là del fiume Mosvka e ripreso dai media russi, compreso il canale Telegram del notiziario militare Zvezda.

Rimane quindi il campo delle ipotesi, tra le quali quella di una possibile azione da parte di militanti anti-Putin che potrebbero aver lanciato il drone da una postazione a poche centinaia di metri dal bersaglio. Ma lanciare un piccolo drone che, seppure facile da trasportare e pilotare, ha la possibilità di trasportare al massimo qualche centinaio di grammi d’esplosivo, avrebbe senso soltanto se fosse stato diretto contro la finestra dell’ufficio presidenziale e non certo verso la sommità della cupola, dove l’impatto ha una valenza del tutto dimostrativa. Peraltro gli ucraini posseggono sistemi a pilotaggio remoto ben più letali e a medio raggio, dunque su questa vicenda, almeno per il momento, rimangono grandi interrogativi.

Più tardi da Mosca è stata diramata una nota: “Questa notte, il regime di Kiev ha tentato di colpire con droni la residenza del presidente della Federazione russa al Cremlino (…) a seguito di azioni tempestive intraprese dai servizi speciali, i dispositivi sono stati neutralizzati”. Ma a ben guardare nessun super radar pare essere entrato in azione e il volo di uno dei due ordigni volanti sembra procedere indisturbato e diretto verso la cupola, senza dare alcun segno di subire disturbi elettromagnetici al sistema di guida.

Analizzando attentamente il video, uno dei due droni, che pare del tipo iraniano Hesa Shahed 136, rimane in volo rettilineo orizzontale fino a esplodere una volta in prossimità della cupola. Non si capisce se fatto esplodere dal comando a distanza oppure perché colpito da una reazione a fuoco russa.

Questo dettaglio è particolarmente curioso poiché tale drone è in uso alle forze russe, non a quelle ucraine.

Comunque sia ci sono parecchie perplessità sull'accaduto. Secondo alcune voci interne infatti più che un attacco di Kiev al Presidente Russo si tratterebbe di un'azione creata apposta per poter permettere a Putin, in difficoltà, di presentarsi sul palco della parata del 9 maggio sulla Piazza Rossa per chiedere al paese nuovi arruolamenti e nuovi sforzi bellici.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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