Piaggio Aviation
(Ansa)
Difesa e Aerospazio

Serve l'aviazione nel futuro di Piaggio

Le trattative per la cessione della società aerospaziale italiana disegnano un futuro diverso rispetto al passato

Forse ci siamo, le trattative per la vendita di Piaggio Aerospace stanno entrando nella fase finale con la compagine dei potenziali acquirenti che si è ormai ristretta a un unico offerente. Sin qui è quanto ha confermato il costruttore di aerei italiano, il cui commissario straordinario Vincenzo Nicastro dovrà entro un mese circa concludere i negoziati portando alla presentazione di un'offerta irrevocabile.

Secondo fonti interne da quando è stata messa in vendita la società ha ricevuto 19 manifestazioni d'interesse per l'acquisizione di quanto c'è in termini di beni e progetti dentro Piaggio Aero Industries e Piaggio Aviation, ovvero le due società che operano con il marchio Piaggio Aerospace. All'inizio di quest'anno però le offerte si erano già ridotte a quattro e da quel momento il Ministero dello Sviluppo Economico diede il benestare per negoziare con un singolo potenziale investitore.

Piaggio non ha ancora rivelato il nome dell'offerente ma lo ha definito il più idoneo a rilevare gli asset, secondo criteri che includono "qualità del piano industriale, visione a lungo termine, conservazione dei posti di lavoro e valore dell'offerta". Rumors tuttavia parlano di una cordata di imprenditori la cui maggioranza non sarebbe comunque legata direttamente al settore aerospaziale. Piaggio ha lasciato intendere che non ci dovrebbero essere ostacoli poiché il potenziale compratore avrebbe dato ampie garanzie anche sul piano occupazionale e che in attesa delle approvazioni governative potrebbero essere coinvolte le organizzazioni sindacali aziendali.

Se da un lato Piaggio Aerospace, in amministrazione controllata dal 2018, con la pandemia ha visto un rallentamento del processo di vendita, dall'altro oggi si presenta in un potenziale mercato internazionale profondamente mutato e che sta mostrando opportunità proprio nel segmento degli aeromobili che l'azienda sarebbe in grado di sviluppare e produrre. Nel frattempo dal quartier generale di Piaggio fanno sapere che sono in produzione 14 esemplari di Avanti Evo e che prosegue il programma di modernizzazione che coinvolge i sistemi di bordo dei 19 esemplari di P180 in servizio con le forze armate italiane.

Ma se sul fronte della manutenzione motori (e volendo non soltanto), l'azienda è appetibile, il suo iconico aeroplano bi-turboelica, seppure realizzato in almeno tre versioni, è stato prodotto in poco più di 300 esemplari dal 1980, data della sua certificazione, non abbastanza per creare un mercato dell'assistenza – dove in passato Piaggio è risultata essere carente – tale da sostenere l'azienda in queste dimensioni. Naufragati i progetti dei droni P1HH e P2HH, accantonato il pattugliatore Mpa, la grande decisione dovrà essere se voler rimanere sostenuta da commesse governative o avere un proprio prodotto in grado di posizionarsi in un mercato civile e dinamico come quello degli aeroplani executive e utility, nel quale i concorrenti si chiamano Embraer, Beechcraft e Cessna (gli ultimi due appartengono al medesimo gruppo Textron Aviation), e tutti hanno migliaia di esemplari in servizio.

La vera domanda riguarda quindi quanto sarà effettivamente aeronautico il futuro di Piaggio, e nel caso questo rimanga il core-business aziendale, quanta visione del mercato e iniezione di capacità progettuale sarà necessario creare per riportarla a livelli competitivi. Vero è che la storia dell'aviazione insegna che non si "butta via" mai alcunché e anche progetti dichiarati ormai desueti sono tornati in essere con un discreto successo. Ma è altrettanto vero che da sempre l'azienda ligure ha avuto la tendenza a sopravvivere di commesse pubbliche.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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