guerra ucraina
(Getty Images)
Difesa e Aerospazio

Carri armati, missili e addestramento. La Nato prepara l’offensiva di primavera

Gli Stati Uniti danno il via libera al più grande stanziamenti di aiuti militari a Kiev mai approvato prima d'ora e che potrebbe segnare le sorti del conflitto

Non possiamo più negare di essere in guerra contro la Russia. Con l’annuncio da parte degli Stati Uniti di inviare il più grande pacchetto di aiuti militari all'Ucraina finora mai approvato, pari a un valore di 3,75 miliardi di dollari, saranno mandati alle forze di Kiev anche carri armati M2A2 Bradley e altri tipi di veicoli blindati, oltre a 907 milioni di dollari in ulteriori finanziamenti per il possibile acquisto di una moltitudine di armi e attrezzature di fabbricazione americana. Il nuovo pacchetto di aiuti è parte di quello approvato dal Congresso Usa il mese scorso e include 225 milioni di dollari per l'Ucraina e 682 per gli alleati europei, il tutto nell'ambito del programma di finanziamento militare estero degli Stati Uniti creato per consentire l’acquisto di attrezzature militari di fabbricazione americana a lungo termine.

Lo scopo di Washington, condiviso dalla Ue, sappiamo essere quello di rendere Kiev in grado di attaccare e riconquistare ulteriori territori durante tutto l’inverno senza dare tregua ai russi, in modo da poter poi sferrare un attacco decisivo in primavera, quando anche i reparti di Mosca saranno costretti a intensificare l’avanzata. I veicoli pesanti, unitamente all’addestramento del personale di condotta e di quello di manutenzione, dovrebbero consentire alla fanteria ucraina di spingere le sue forze in modo più rapido attraverso i territori che Kiev vorrebbe liberare. Recentemente, dagli arsenali Usa sono stati prelevati un numero imprecisato di missili Rim-7 Sea Sparrow con i quali l'Ucraina potrebbe rapidamente integrare le sue difese aeree, in parte ancora basate su missili Buk dell'era sovietica, e quattromila razzi Zuni da 127 mm che possono essere montati su aeroplani ed elicotteri. Insieme con gli M2A2 Bradley verranno consegnati anche altri veicoli corazzati del tipo M113, M998 Humvee (veicoli multifunzione su ruote ad alta mobilità), altri ancora resistenti alle mine e anche obici semoventi Paladin da 155 mm e altri da 105 mm con relative munizioni. Con essi stanno per essere spediti anche 500 missili Tow e 250.000 colpi di munizioni da 25 mm.

Ma è con i Bradley, cingolati realizzati su progetto inglese di Bae Systems, mezzi in grado di trasportare fino a dieci soldati e solitamente armati con due missili anticarro Tow, un mitragliatore Bushmaster da 25 mm e una mitragliatrice da 7,62 mm, che gli ucraini avranno definitivamente la supremazia sulle forze corazzate. In pratica, seppure utilizzato per il trasporto delle truppe in combattimento, non è un semplice carro armato ma è noto come “tank-killer” per via del missile anticarro che può sparare con alta precisione. I Paesi Bassi dovrebbero inviare congiuntamente a Kiev carri armati cechi T-72 ricondizionati, più efficienti dei vecchi Abrams M-1 di fine anni Settanta. La scorsa settimana il cancelliere tedesco Olaf Scholz aveva confermato la fornitura da parte della Germania di veicoli da combattimento Marder e la Francia di essere vicina a inviare veicoli Amx-10rc, carri armati leggeri su ruote dotati di cannoni da 105 mm, oltre a fornire ai soldati di Zelensky un periodo di addestramento di otto settimane da svolgersi in Germania che si concluderà in marzo. I Marder tedeschi potrebbero provenire sia dalle riserve di Berlino, sia da una serie di unità custodite presso il deposito di Rheinmetall, costruttore dei mezzi.

L'ultimo contributo militare tedesco mandato a Kiev includeva anche un sistema di difesa aerea Patriot, mentre sono già stati inviati negli scorsi mesi lanciarazzi, obici, sistemi antimissile Iris-T e alcuni carri armati da difesa aerea Gepard (Flaktank fatti dal 1976), ai quali sono stati accreditati abbattimenti di droni e missili russi nonostante questo tipo dimezzo fosse ritenuto troppo vecchio per il servizio nelle forze armate di provenienza. In tale scenario la posizione dell’Italia è ferma ma le modalità di esecuzione del sesto pacchetto di aiuti militari sono ancora “da perfezionare, e come previsto non ci sarà alcun invio prima di un'informazione al Parlamento” come ha dichiarato il nostro vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che al Corriere della Sera ha puntualizzato: “Stiamo discutendo anche con i francesi per perfezionare dal punto di vista tecnico l'invio di sistemi di difesa aerea che si basano su tecnologie congiunte fra Roma e Parigi”. Tajani conferma che “bisogna continuare a lavorare per la pace”, ma ammette che al momento da Mosca non arrivano ci sono al momento”.

Gli effetti sul campo

Al momento l’esercito russo non sarebbe in grado di contrastare una simile dotazione occidentale. Le forze di Mosca in campo, decimate da mesi di sconfitte, non permettono agli ufficiali di Putin di organizzare una controffensiva che porti alla riconquista di vaste zone di territorio, limitandosi a cercare di mantenere il controllo delle aree attualmente occupate – con una certa difficoltà – andando a colpire dalla distanza le infrastrutture ucraine, come vediamo accadere in queste settimane. Restano i mercenari dei gruppi Wagner a impensierire per modalità ed equipaggiamenti, ma il loro numero non potrà rimanere a lungo quello di oggi. Questa è l’ennesima dimostrazione che dietro “l’operazione speciale” in realtà non c’era alcun piano di mobilitazione generale del Paese, e che anche i coscritti russi richiamati in autunno non potranno cambiare radicalmente le sorti del conflitto, ma aumentare ulteriormente le perdite di vite umane. Rimane da tenere sotto costante attenzione quanto accade alla frontiera bielorussa, da dove un attacco causerebbe giocoforza la divisione delle forze ucraine su due fronti. Ma stando agli analisti inglesi e americani sarebbe un fuoco di paglia destinato a non andare oltre la definizione di un colpo di coda. Possiamo quindi immaginare che cosa accadrà nel momento in cui la potenza militare ucraina avrà raggiunto livelli tecnologici pari a quelli occidentali, con il vantaggio di aver sperimentato sul campo continentale armi che noi – fortunatamente – abbiamo usato in parte e per poco tempo soltanto in scenari differenti come l’Afghanistan.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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