Caccia aereo russo
(Getty Images)
Difesa e Aerospazio

L'aviazione russa è un flop. Servono competenza e capacità nella guerra di oggi

Non soltanto spazio e cyber, la guerra russo-ucraina insegna alla Nato: i caccia moderni non bastano, servono capacità militari complesse che costano molto. Anche per questo occorre investire denaro nella Difesa.

Ammettiamolo, il fallimento dell'aviazione russa nell'ottenere la completa superiorità aerea sull'Ucraina è stata una sorpresa. Mai ci saremmo aspettati, per esempio, un'efficacia così elevata delle difese anti aeree di Kiev, seppure fosse noto che almeno da un quinquennio le forze ucraine si stessero addestrando. Ma questo fallimento russo induce noi occidentali a riflettere su come ce la caveremmo in circostanze simili.

Ad oggi mancano ancora informazioni affidabili sulle operazioni aeree intraprese da entrambe le parti durante questa invasione russa, così come per quelle Marina ed Esercito, ma certamente “l'operazione speciale” di Putin sarà studiata nelle accademie militari per diversi anni. Con il fallimento del tentativo di usare gli attacchi aerei per aprire la strada alla conquista rapida di Kiev e di altre cittadine, emerge che senza la capacità di sopprimere le difese aeree nemiche nessuna delle due parti ha potuto attuare una strategia precisa e il conflitto si è impantanato nelle periferie con la dispersione delle forze su più fronti. Chiediamoci quindi se le aviazioni militari europee e della Nato abbiano invece capacità differenti, oppure se quanto patito da Mosca e Kiev potrebbe facilmente ripetersi in un altro ipotetico, sciagurato, scenario. I sistemi di missili terra-aria mobili (Sam) vengono utilizzati da entrambe le parti e hanno in gran parte plasmato il resto della guerra aerea. L'aviazione russa finora non è riuscita a dimostrare di saper trovare e distruggere le batterie di Sa-11 e Sa-8, ovvero i Sam ucraini, così la maggior parte delle perdite di Sam mobili di Kiev sembrano essere state causate da azioni di terra russe attuate come imboscate, attacchi d'artiglieria o condotti da droni. Su gran parte del territorio ucraino, dopo quasi due mesi di guerra, resta estremamente pericoloso volare sia per i jet sia per gli elicotteri russi, e soltanto nella prima settimana di operazioni Mosca ha perso in questo modo dieci caccia e dodici elicotteri. Le pattuglie russe di caccia Su-35S e Su-30sm ad alta quota hanno quindi condotto regolari lanci di missili anti-radar Kh-31p, armi che tentano di distruggere le postazioni di lancio dei Sam. Ma la necessità di rimanere fuori dalla portata effettiva di queste armi ha fatto sì che questi lanci avessero una probabilità di successo ridotta e generalmente servano soltanto a costringere temporaneamente gli operatori dei Sam ucraini a spegnere i radar per un breve periodo. Viceversa, la presenza diffusa di unità Sam mobili russe a lungo raggio come gli S-300/S-400, ha costretto l'aviazione ucraina ad operare quasi esclusivamente a bassissima quota sin dal primo giorno del conflitto. Ma a bassa quota ogni aeromobile diviene potenziale bersaglio dei famigerati sistemi di difesa aerea portatili come Igla-S, Stinger e Starstreak, e vulnerabile ai cannoni antiaerei e dal fuoco delle armi leggere.

Purtroppo per gli europei, la Nato dipende dagli Usa per le sue capacità di neutralizzare forze anti aeree, poiché l'Usaf e la Navy hanno una serie di mezzi di penetrazione a lungo raggio, inclusi moderni droni come l'RQ-170 e i bombardieri B-2, per condurre attacchi diretti e mirati a distanza su comandi chiave delle difese aeree nemiche, installazioni radar a lungo raggio e batterie Sam. Unico limite il fatto che queste risorse sono siano costose e scarse per poter condurre campagne prolungate nel tempo. Per ovviare a questi limiti la Nato utilizza aeroplani per guerra elettronica che per indurre il nemico prima ad attivare (e far smascherare) le postazioni Sam, quindi nel degradare le prestazioni dei loro radar e quindi a colpirli. Ma condurre operazioni così complesse richiede piloti estremamente addestrati, quindi genera un aumento dei costi per il mantenimento delle capacità offensive come per la necessità di prolungare nel tempo i voli e quindi di impiegare aerocisterne sempre disponibili. Bisogna infatti considerare che durante i combattimenti aerei ad alta intensità i motori degli aerei sono spesso sempre in regime di post-combustione e quindi i consumi di carburante sono elevatissimi. Da qui la necessità di rifornire in volo anche soltanto per riuscire a rientrare alle basi di schieramento. Infine, il lavoro di preparazione delle missioni richiede sia voli di ricognizione molto frequenti per essere aggiornati sulla situazione, sia la presenza sul campo di intelligence affidabile, cosa che pare sia mancata alle forze russe. Ma a parte gli Usa, tutte le altre forze aeree Nato sono carenti di queste capacità, che per essere raggiunte oggi implicano la collaborazione tra diverse forze. Non disponiamo, per esempio, di sufficienti risorse di penetrazione per condurre attacchi diretti iniziali, del resto la flotta di F-35 della Nato è in lento aumento soltanto da poco tempo. Mancano scorte sufficienti di munizioni e anche i piloti della maggior parte delle forze aeree non hanno esperienza nell'operare regolarmente come unità coordinate in attacchi complessi, scenari che sono rari al di fuori dell'opportunità, rara, di partecipare all'esercitazione Red Flag organizzata dagli Stati Uniti. Dunque se c'è una chiara lezione da trarre dalla guerra aerea sull'Ucraina, è che se l'aviazione non è in grado di trovare e sopprimere efficacemente armi come i Sam che operano come minacce istantanee (si usa il termine pop-up), non sarà in grado di guadagnare superiorità aerea anche su avversari equipaggiati in modo mediocre. Qualsiasi tentativo di aggirare la carenza di questo tipo di capacità rimanendo ad alta quota, come volando rasoterra per sfuggire ai radar, porta sia a un'efficacia limitata, sia a subire perdite elevate.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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