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Porno on line: attenzione alle norme

In Francia ci stanno pensando seriamente, mentre in Italia è un tema che periodicamente ritorna. L’idea è quella di introdurre norme che prevedano regole rigide per verificare l'età degli utenti che accedono ai siti con contenuti pornografici. Sul tema mi trovo in profondo disaccordo, ma facciamo una premessa. Non credo di sbagliare se affermo che almeno il 90 per cento dei maggiorenni italiani e francesi hanno preso visione di un contenuto pornografico ben prima di avere compiuto il diciottesimo anno di età.

Gli anni Ottanta videro il trionfo delle riviste cartacee e nomi come “Le Ore” o “Supersex” potrebbe suscitare un momento di commozione in molti cinquantenni e un sorriso al ricordo dell’acquisto fatto da un edicolante compiacente. Non meno emozionante per tanti sarà il ricordo delle nottate in attesa che qualche tv locale trasmettesse “I Porno Amori di Eva” o “Porno Sogni Super Bagnati”, dei quali nessuno ha mai udito un dialogo, causa televisore in modalità muta per evitare sorprese genitoriali. Poi sono arrivate le videocassette, e di fatto con il terzo millennio si è imposto il web.

La lotta per evitare che il porno finisca nelle mani dei minorenni si è sempre rivelata una sconfitta annunciata. Questa volta, però, non soltanto rischia di essere una battaglia persa, ma potrebbe fare molti più danni del previsto. Andiamo con ordine. Le proposte di legge prevedono che la verifica dell’identità avvenga attraverso un intermediario affidabile. A questo soggetto si dovrebbe accedere con un meccanismo simile a quello che usiamo per l’home banking, oppure tramite una identità digitale certificata (in Italia, per esempio, potrebbe essere lo SPID o la carta d’identità elettronica).

A questo punto sorge spontanea la domanda su chi potrebbe essere questo “intermediario affidabile”, e immaginiamo molto riservato, a cui consegnare l’informazione che si è frequentatori di siti pornografici. I trattamenti di questi dati dovrebbero essere passati al microscopio e non vogliamo immaginare cosa accadrebbe nel caso di una violazione dei sistemi dell’operatore. Diciamo che ci assumiamo questo rischio perché avremo finalmente la certezza di mettere al riparo i nostri figli minori dalla pornografia. Siamo veramente sicuri che funzioni? Dubito. Per esempio, immaginate cosa potrebbe accadere in una scuola superiore: neo-diciottenni che per racimolare qualche euro mettessero a disposizione la loro “certificazione” ai compagni di scuola. Non importa, queste sono ragazzate e poi si tratterà di pochi casi.

Passiamo oltre e ci troveremo ad affrontare il commercio via chat, social network, forum e altre decine di canali alternativi di video porno, magari autoprodotti da altri adolescenti per recuperare quattrini. Va bene anche questo perché questi “spacciatori” saranno duramente perseguiti. Cosa resterà allora agli adolescenti in preda a tempeste ormonali? L’unica cosa saranno i canali “veramente illegali”, quelli in cui circola il peggio della produzione hard core, quei circuiti in cui si muovono i pedo-pornografi o in alternativa altri criminali informatici che usano il materiale porno per veicolare malware.

Ai genitori che plaudono a iniziative di questo tipo rammento un dettaglio: l’utenza telefonica di vostro figlio minorenne è intestata a voi e se il pargolo cadesse nella trappola, e iniziasse a frequentare circuiti in cui gira materiale pedo-pornografico, un giorno potreste dovere dare un sacco di spiegazioni a qualcuno. In ultima analisi oggi come ieri “al porno non si comanda”, quindi le possibilità sono due: in qualche modo gestirlo tramite l’educazione e, se invitabile, indirizzarli verso ciò che pur essendo disdicevole, resta tollerabile; in alternativa si può essere proibizionisti, ma rammentiamoci che di “edicolanti compiacenti” oggi ne esistono molti più che ai vostri tempi e può accadere che la loro merce sia avariata.

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Alessandro Curioni