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Tecnologia

Apple MacBook Air con chip M1, la svolta si vede. La nostra prova.

Il nuovo processore regala all'ultraleggero di Cupertino velocità e versatilità. E la differenza si sente nell'uso quotidiano

È come quando a casa arriva la fibra dopo aver viaggiato solo con l'Adsl. Come quando si passa da un vecchio telefono con la tastiera a uno smartphone appena uscito. Come un televisore piatto dopo una vita a bianco e nero, le mani al volante di una supercar al posto di un'utilitaria arrugginita e scassata. Paragoni che diventano calzanti, indovinati, non esagerati non appena si accende il nuovo MacBook Air di Apple con a bordo il chip M1.

In un'epoca informatica che è l'eterno ritorno dell'uguale, in cui in verità il laptop di Cupertino sembra perpetrarlo in un'estetica già vista (però coerente, vincente), l'ultimo processore della Mela rappresenta un salto di qualità ovvio, distinguibile anche agli allergici ai tecnicismi. A chi non si preoccupa di capire la tecnologia, semplicemente la usa tutti i giorni.

Panorama.it ha avuto la possibilità di provare per alcune settimane il modello con CPU 8-core e 8 giga di ram, dunque non proprio l'entry level (l'unità di test costa 1.429 euro), ma neppure una versione pompatissima che tra ram e spazio di archiviazione aggiuntivi richiederebbe di strisciare con la carta altri mille euro. Ebbene, non serve spendere tanto di più, perché questo Air ha dimostrato di fare benissimo sia nel quotidiano che mettendolo volutamente sotto stress con un multitasking spinto, esagerato, persino irreale.

Cominciamo dalle basi, che poi basi non sono. La configurazione iniziale è velocissima, il caricamento ultrarapido. Volevamo vederci meglio, essere cattivelli: abbiamo reinstallato da zero il sistema operativo, formattando prima il disco. C'è stato chiesto di aspettare 57 minuti per completare l'operazione dall'inizio alla fine, dal nulla al tutto, ne sono serviti una ventina scarsa. Il Mac smentisce sé stesso, supera persino le sue previsioni più ottimistiche. E tutto è davvero semplice: basta tenere premuto il tasto di accensione per entrare in uno spazio in cui, con immediatezza, si possono svolgere le principali operazioni di manutenzione, reset e così via.

Comunque, di fatto non serve. Il notebook esce dalla scatola pronto a essere usato, dopo qualche passaggio per configurare l'impronta digitale, inserire il proprio account Apple e consueti dintorni. Poi si comincia. Anche qui, tentativo di essere aguzzini: installazione completa della suite Office, con annessi e connessi, programmi di editing video e fotografico, gli strumenti essenziali del mestiere. La solita trafila fatta ogni volta che dobbiamo provare un pc. Mai l'operazione è stata ultimata negli stessi tempi stretti.

Torniamo alle considerazioni dell'inizio. Per chi è abituato a un certo standard, diventa palese quanto questo sia superiore. E se vale per il setup primigenio, lo stesso avviene nel multitasking. Abbiamo ripetuto quanto già mostrato dai principali blog di tecnologia mondiali: un'esagerazione di pagine web aperte, alcune con video di YouTube che giravano ad alta definizione, a mezzo schermo un gioco in alta risoluzione per gradire, intanto la modifica di una foto dal peso di 25 mega. Tutto liscio. E una lezione: visto è improbabile che il vostro sport preferito diventi quello di fare 45 mila cose contemporaneamente (a meno di non sviluppare bizzarre forme di piacere nel sadismo informatico), saprete che quando chiederete all'Air di dare di più, non si farà trovare impreparato.

Piccola nota a margine, doverosa: nei mesi scorsi abbiamo apprezzato molto Edge di Microsoft (lo abbiamo raccontato qui) e da allora abbiamo continuato a usarlo. Ebbene, sul Mac va, ma Safari è un'altra cosa. Ha un altro passo. Com'è abitudine in casa Apple, tutto è ottimizzato al massimo per l'ecosistema della Mela, dunque se vi affidate ai programmi proprietari, noterete una fluidità ancora maggiore.

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Detto questo, due cose in particolare ci sono piaciute. Intanto la tastiera. Dopo le sbavature delle versioni precedenti, Cupertino ha imboccato la strada giusta. Scrivere è un piacere, i pulsanti rispondono benissimo, la confidenza si prende subito ed è difficile tornare indietro. Seconda nota di merito: l'autonomia è impressionante. Apple dichiara 18 ore. Di sicuro, quando avremo di nuovo modo di uscire la mattina e tornare la sera tardi, potremo tranquillamente non portare con noi il cavo per l'alimentatore. Con un uso moderato, non si fa un giorno, se ne fanno due.

Quanto a leggerezza, portabilità, piacevolezza del design, è il vecchio Air, quindi niente effetto wow, ma la ragionevole riproposizione di un paradigma consolidato con una rivoluzione sotto il cofano. Se vi serve un computer nuovo, siete disposti a spendere più di mille euro, non nutrite una passione smisurata per Windows, non indugiate. Per lo smart working, se 13,3 pollici vi sembrano pochi, potete sempre collegarlo a uno schermo esterno. Un peccato, perché il display Retina è la solita meraviglia di nitidezza e luminosità.

In definitiva, sì, è quello che sembra: una promozione a pieni voti. A patto poi di tenersi alla larga da un computer di vecchia generazione. È come l'Adsl alla casa al mare dopo dieci mesi con la fibra, come un ritorno a un vecchio cellulare, con le foto sgranate e fuori fuoco quando il nuovo smartphone per disgrazia va in frantumi. Il brutto del meglio è che poi diventa indispensabile.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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