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Immagine del film "Qualcosa di meraviglioso" (Credits: Bim Distribuzione)
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La regina degli scacchi: 7 film da vedere sugli scacchi (e una chicca)

Sulla scia del successo della serie tv di Netflix, ripercorriamo dei film (belli) in cui arrocco, difese indiane e scacco matto sono architetture di sceneggiatura. Spesso ispirati a storie vere e a grandi campioni di scacchi

La mini-serie tv La regina degli scacchi ha infiammato gli utenti di Neftlix. «Gambetto di donna», una delle più antiche aperture degli scacchi, usata dalla protagonista incarnata dalla magnetica Anya Taylor-Joy contro il campione del mondo di scacchi russo, ormai ha sapore famigliare. E impazzano su Google le ricerche relative agli scacchi e le vendite online di set di scacchi.

Il romanzo La regina degli scacchi (The Queen's Gambit) del 1983 di Walter Tevis, da cui è tratta la serie, è entrato nella lista dei libri più letti del New York Times a 37 anni dalla sua pubblicazione.

Sulla scia di questo fascino per gli scacchi, qui ripercorriamo 7 film dove arrocco, difese indiane e scacco matto sono architetture di sceneggiatura. Per concludere con una piccola chicca: un cortometraggio della Pixar che, al solito, è assolutamente da vedere.

Qualcosa di meraviglioso di Pierre-François Martin-Laval (Francia, 2019)

Qualcosa di meraviglioso (titolo originale: Fahim) è stato uno dei film del Natale 2019, una commedia drammatica francese tenera e biografica che inquadra un padre e il figlioletto, costretti a fuggire dal Bangladesh alla volta di Parigi. L'asso nella manica che hanno, per evitare di essere espulsi? Il piccolo è un talento degli scacchi, tanto che sarà notato da un allenatore di scacchi francese (interpretato da Gérard Depardieu) e mandato al campionato nazionale. È la storia vera del giocatore di scacchi bengalese Fahim Mohammad, che oggi ha vent'anni.

Mosse pericolose di Richard Dembo (Svizzera, 1984)

Nel 1985 Mosse pericolose, film cult del francese Richard Dembo, ha vinto l'Oscar come miglior film straniero per la Svizzera. Titolo originale: La diagonale du fou. Prende ispirazione da due grandi tornei per il titolo del mondo di scacchi, il primo tra Boris Spasskij e lo sfidante Bobby Fischer, un sovietico e un americano, nel 1972, piena Guerra Fredda, e quello tra Viktor Kortchnoï e Anatoly Karpov del 1978, entrambi sovietici, ma Kortchnoï era un ribelle e dissidente, privato della cittadinanza sovietica e dichiarato apolide, prima di scegliere la Svizzera come nuova patria.

Il film è anche una metafora sulla scacchiera del confronto tra Est e Ovest. Da una parte c'è il campione del mondo in carica, puro prodotto della scuola sovietica, interpretato dal sommo Michel Piccoli, dall'altra un dissidente brillante fuggito in Occidente (Alexandre Arbatt).

Qui una scena memorabile con un colpo di genio del giocatore interpretato da Piccoli:

La grande partita di Edward Zwick (Usa, 2014)

La sceneggiatura è di un certo Steven Knight, che ha firmato anche Piccoli affari sporchi, La promessa dell'assassino e il bellissimo Locke. Zwick, che ha diretto Vento di passioni, Attacco al potere, L'ultimo samurai e Blood Diamond - Diamanti di sangue, mette in scena l'incontro del secolo, ovvero il campionato del mondo di scacchi del 1972 (a cui si era in parte ispirato anche Mosse pericolose), disputato tra il detentore del titolo, il sovietico Boris Spasskij, e lo sfidante statunitense Bobby Fischer.

Il titolo originale de La grande partita è Pawn Sacrifice, «il sacrificio del pedone»: ancorato a una performance sensibile di Tobey Maguire nei panni del mago degli scacchi Bobby Fischer, è un dramma avvincente che sul sito di recensioni internazionali Rotten Tomatoes riceve il 72% dei consensi.

The Dark Horse di James Napier Robertson (Nuova Zelanda, 2014)

Film neozelandese, The Dark Horse (letteralmente «il cavallo nero») ai New Zealand Film Awards ha fatto incetta di premi (tra cui miglior film, migliore sceneggiatura, miglior regista, migliore attore). È stato definito dai critici neozelandesi come «uno dei più grandi film neozelandesi mai realizzati».

Retto da un'eccezionale performance di Cliff Curtis, The Dark Horse è una storia toccante, ispirata alla figura straordinaria del maori Genesis Wayne Potini, giocatore di scacchi specializzato in partite lampo che soffriva di disturbo bipolare e che ha formato un club di scacchi, The Eastern Knights, dove i bambini svantaggiati hanno trovato un appoggio e hanno imparato a giocare a scacchi.

In cerca di Bobby Fischer di Steven Zaillian (Usa, 1993)

Esordio alla regia dello sceneggiatore premio Oscar di Schindler's List, In cerca di Bobby Fischer (Searching for Bobby Fischer) è un film pieno di amore e passione per gli scacchi. Mostra la tensione del bambino prodigio e l'aspettativa verso il genio in formazione, mentre l'infanzia deve ancora essere vissuta. Il giovane protagonista (interpretato da Max Pomeranc) ha infatti sette anni quando vengono riconosciute le sue doti per gli scacchi e gli viene affiancato un maestro (Ben Kingsley) che in lui ritrova il talento di Bobby Fischer.

È ispirato alla vita del maestro internazionale di scacchi Joshua Waitzkin, nato nel 1976 e ritiratosi dalle competizioni scacchistiche alla fine degli anni '90. Su Rotten Tomatoes ha il 100% dei consensi.

Queen of Katwe di Mira Nair (Usa, 2016)

Dalla regista indiana che lavora negli States, già autrice de La fiera della vanità, Queen of Katwe è incentrato sulla vita di Phiona Mutesi, talento degli scacchi ugandese cresciuta nella baraccopoli di Katwe che ha imparato a giocare a scacchi da piccola presso un'associazione umanitaria. Nel 2012 ha ricevuto il titolo di Candidato Maestro FIDE Femminile per le sue prestazioni alle Olimpiadi degli scacchi.

Su Rotten Tomatoes il film ha il 92% dei consensi: uno di quei film di intelligenza e passione non comuni, che fa stare bene, con le straordinarie interpretazioni di Lupita Nyong'o e David Oyelowo che lo aiutano a elevarsi oltre i suoi cliché.

Il settimo sigillo di Ingmar Bergman (Svezia, 1957)

Non può non esserci il capolavoro di Bergman. Gli scacchi però sono protagonisti in maniera non frontale, seppur profonda. Non è Fischer o Kortchnoï il rivale a scacchi del cavaliere Block, interpretato da Max von Sydow: è la Morte (Bengt Ekerot). Tramite quest'immagine memorabile della partita a scacchi con la Morte si dipana la metafora della vita. Ogni personaggio de Il settimo sigillo è in gioco, chi consapevolmente, chi no.

Il gioco di Geri di Jan Pinkava (Usa, 1997)

E poi una piccola chicca: il cortometraggio della Pixar Il gioco di Geri (Geri's Game), Oscar per il miglior corto animato. In un parco vuoto, d'autunno, un aggrinzito vecchietto apparecchia un tavolo di legno verde con scacchiera e pezzi neri e bianchi e inforca gli occhiali. Inizia a giocare contro se stesso, che pare sdoppiarsi in un agguerrito rivale, senza occhiali.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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