Se poteste scegliere di avere un figlio sano, privo di malattie genetiche o ereditarie che gli arrecassero sofferenze dalla nascita, decidereste di averlo? Sicuramente sì. Ma se, oltre alla salute, ci fosse la possibilità di aggiungere un quoziente intellettivo elevato, una bella pelle, un’altezza sopra la media e basse probabilità di diventare calvo? Probabilmente, la risposta sarebbe più traballante.
Per quanto il pensiero di una prole in salute piaccia a chiunque, infatti, l’idea di “assemblarla” come si trattasse di una cucina Ikea, plasmandola secondo i nostri gusti e desideri, fa storcere il naso a molti. Ad altri (per ora ancora pochi, ma in crescita, e con disponibilità economiche importanti) l’idea invece piace eccome. E, manco a dirlo, seguendo soldi e ossessione per il progresso tecnologico si arriva ancora una volta alla Silicon Valley, il polo californiano sede, tra le altre, di Google, Meta, Apple, Intel, Tesla e PayPal. È lì che, grazie a cospicui finanziamenti, stanno prendendo piede startup che offrono alle coppie servizi di procreazione assistita con la possibilità di selezionare gli embrioni “perfetti”. Tra queste, spiccano le aziende Nucleus, Preventive e Orchid.
Preventive è nata lo scorso maggio a San Francisco ed è stata oggetto di una corposa indagine del Wall Street Journal. Fondata dal genetista Lucas Harrington e finanziata con oltre 30 milioni di dollari dal numero uno di OpenAi, Sam Altman (insieme al marito), e Brian Armstrong, amministratore delegato di Coinbase (uno dei più importanti exchange di criptovalute al mondo) ha l’obiettivo di «determinare attraverso un rigoroso lavoro preclinico se l’editing genetico preventivo possa essere sviluppato in modo sicuro per risparmiare alle famiglie malattie gravi», si legge sul sito dell’azienda. Preventive, per ora, sta mantenendo un basso profilo e il progetto è rimasto a lungo segreto, protetto da accordi di riservatezza totale tra i membri dello staff.
Più famosa e già in piena attività è invece Orchid, tra i cui clienti appare anche Shivon Zilis, dirigente tecnologica e madre di uno dei figli di Elon Musk, il quale parrebbe avere avuto almeno un figlio nato dopo lo screening embrionale. Il motto di Orchid, che campeggia sull’home page del sito, è inequivocabile: «Have healthy babies», ovvero «abbiate bimbi sani». Segue una breve descrizione del servizio: «Orchid offre test genetici avanzati per le coppie che intendono costruire la propria famiglia. Utilizziamo strumenti all’avanguardia e personale attento e premuroso per aiutarvi a dare ai vostri futuri figli la migliore possibilità di una vita sana. Concepite con maggiore sicurezza e tranquillità».
Lo screening costa 2.500 dollari a embrione, a cui aggiungere il prezzo medio di circa 20 mila dollari per un ciclo di fecondazione in vitro. L’azienda, in sintesi, offre una lettura completa del genoma degli embrioni per verificare quali potrebbero, una volta nati, sviluppare problemi gravi come la fibrosi cistica o la sindrome di Down. Orchid sostiene di poter individuare oltre 1.200 condizioni rare, che possono portare a problemi come disturbi dello spettro autistico o epilessia. Tra le malattie che Orchid promette di identificare grazie allo screening embrionale figurano anche la disabilità intellettiva, il ritardo dello sviluppo neurologico, diversi tipi di cancro, difetti cardiaci, cranici, scheletrici, problemi di vista e udito. Ma non è tutto: la startup offre anche una sorta di previsione dei “rischi futuri” grazie allo “Screening della predisposizione genetica” finalizzato a trovare indizi che potrebbero indicare una maggiore probabilità di sviluppare malattie in età adulta come la celiachia, il diabete, il morbo di Alzheimer, il disturbo bipolare o la schizofrenia. Tra i sovvenzionatori di Orchid compaiono il già citato Brian Armstrong, George Church, noto genetista, Vitalik Buterinm, creatore della criptovaluta e piattaforma di scambio Ethereum ed Elad Gid, imprenditore fondatore di Color Genomics, in passato tra i dirigenti di Google e Twitter.
La lista di possibili “errori” genetici individuabili è ancora più accurata sul sito di Nucleus, la principale competitor di Orchid. Anche questa startup, con sede a New York, offre un servizio di ottimizzazione genetica degli embrioni ottenuti tramite fecondazione in vitro, ma si spinge più in là: oltre alle malattie e sindromi ereditarie, Nucleus offre valutazioni predittive su altezza, predisposizione alle dipendenze, potenziale cognitivo, colore degli occhi e altri tratti fisici e comportamentali. L’azienda dichiara di poter analizzare oltre 2 mila fattori genetici. Come si legge sul sito (sul quale svetta lo slogan «Have your best baby», ovvero «Fai nascere il tuo miglior bambino» e «Longevity starts at birth», «La longevità inizia alla nascita») la società offre, grazie ai tamponi dei genitori da inviare ai laboratori «a partire da 499 dollari», il calcolo del rischio che la futura prole sviluppi malattie classificate come comuni, ad esempio cancro, disturbo da deficit di attenzione/iperattività, degenerazione maculare, Alzheimer, disturbi d’ansia, asma, disturbo bipolare, depressione, schizofrenia, artrite reumatoide, insonnia, emicrania, sclerosi, morbo di Parkinson. Ma anche malattie rare, come sordità, retinoblastoma, anemia falciforme, immunodeficienza, per poi passare alla probabilità di sviluppare obesità, calvizie, albinismo, dipendenza da alcol o droghe, fino alla stima dell’altezza, dell’intelligenza, della longevità, della forza muscolare e perfino del rischio di avere l’acne. Nucleus mette a disposizione anche l’app Pick Your Baby dove i potenziali genitori possono scegliere diversi parametri come l’altezza, il colore degli occhi e il Qi per avere «un’anteprima» del futuro figlio, di fatto creandolo come l’avatar di un videogioco.
Il servizio viene venduto attraverso due pacchetti: Nucleus Embryo (costo: 9 mila dollari), che offre diagnostica genetica avanzata senza includere la fecondazione, e Nucleus IVF+, che integra cicli clinici, farmaci, creazione degli embrioni e analisi genetiche in un percorso completo (a partire da 10 mila dollari al mese, per quattro mesi). La start up ha lanciato una massiccia campagna pubblicitaria nella Grande Mela, con cartelloni pubblicitari per le vie della città e nelle metropolitane raffiguranti neonati di diverse etnie, accompagnati da slogan a effetto, come quelli già citati presenti sul sito Web o «These babies have great genes» («Questi bambini hanno geni eccezionali» o «Iq is 50% genetic», «Il quoziente intellettivo dipende per il 50% dalla genetica»). Nucleus è finanziata, tra gli altri, da Peter Thiel, patron di PayPal, e dal co-fondatore di Reddit e venture capitalist, Alexis Ohanian.
Il primo problema di un business che promette di generare in laboratorio bambini perfetti è che non sempre l’origine di alcune malattie o condizioni è certamente genetica e quindi controllabile. Come la schizofrenia, ad esempio, che dipende da vari fattori, o ancor di più la possibilità di sviluppare dipendenze da alcol o droghe, eventualità impossibili da evitare matematicamente, dipendendo anche da input esterni che non si possono certo programmare.
Ma il nodo principale è etico: certo, chi non vorrebbe la garanzia che il proprio bimbo sia più che sano? Ma la possibilità di scegliere come al supermercato il figlio perfetto grazie all’eugenetica, mentre è ancora nella provetta, sovverte le leggi della natura e del caso, oltre ad aprire a scenari distopici.
Siffatte tecnologie sono infatti appannaggio di super ricchi i quali, servendosene, possono generare individui più in salute, belli, forti e intelligenti rispetto alla media. Questa prole oltre a essere avvantaggiata in partenza dal ceto sociale elevato, potrà con maggior facilità accedere a scuole migliori, eccellere negli sport, ammalarsi meno e vivere di più rispetto alle persone nate in modo naturale.
Il rischio, sul lungo periodo, di creazione di “caste biologiche”, come nel romanzo Il mondo nuovo di Aldous Huxley è quindi più tangibile che mai. Naturalmente, le aziende citate e i big della Silicon Valley rifiutano categoricamente l’accusa di sviluppare e finanziare pratiche di eugenetica.
«Penso che dovrebbe essere una questione di scelta, libertà e autonomia dei genitori», spiegava lo scorso agosto Noor Siddiqui, la fondatrice di Orchid, al giornalista del New York Times, Ross Douthat. L’imprenditrice, che insieme al marito si è servita di fecondazione in vitro e screening embrionale, ha usato l’esempio di sua madre, resa non vedente da una rara malattia: «Penso a un embrione che diventerà cieco in età adulta. Mia madre non voleva diventare cieca. Non vuole che io diventi cieca. Non vuole che i suoi nipoti siano ciechi. Quindi penso che sia una scelta positiva, una decisione responsabile come genitore individuare quel rischio il prima possibile e scegliere l’embrione che ha le migliori probabilità di una vita sana». Paradossalmente, Siddiqui ammette così senza remore che, nella sua società ideale, chi l’ha messa al mondo sarebbe stato scartato in laboratorio. Un pensiero disturbante, ma che risponde alle logiche della Silicon Valley.
Che si tratti di conquistare lo Spazio, produrre Intelligenze artificiali sempre più “umane” o creare bambini perfetti, la tendenza di questi imprenditori dalle possibilità economiche illimitate è sempre quella: giocare a “fare Dio”, spendendo sempre più denaro per trasformare la fantascienza nel (loro) mondo reale.
