Era bella, intelligente. Era rotta dentro. Mary Louise Brooks si autodefiniva “l’idiota più erudita del mondo”. Vissuta nei primi anni Trenta, divenne una delle attrici più enigmatiche del cinema muto. Con il suo volto espressivo e la sua eleganza innata, conquistò il pubblico, diventando un’icona del tempo.
Prima di intraprendere la carriera cinematografica, Brooks nacque artisticamente come ballerina. La sua sensualità magnetica e la sua grazia nei movimenti la resero una figura unica sul palcoscenico, attirando l’attenzione dei produttori di Hollywood. Il suo stile era audace e rivoluzionario, tanto da affascinare il pubblico e creare un nuovo ideale di femminilità. Consacrata al cinema, ottenendo successo sul grande schermo, la sua vita privata fu segnata da difficoltà e traumi. Subì un abuso sessuale da bambina e, quando confidò l’accaduto alla madre, questa la incolpò, affermando che aveva provocato il vicino di casa. Da quel momento, Louise affrontò molte difficoltà nei rapporti amorosi, diventando introversa e schiva. Al tempo stesso, conservò un’indole infantile e pura, che la rese una figura unica e complessa.
Il passaggio dal cinema muto al sonoro segnò un momento critico nella sua carriera. La sua voce particolare e la sua timidezza la resero inadatta ai nuovi standard di Hollywood, e lentamente scomparve dalle scene. Tuttavia, il suo contributo all’arte cinematografica non venne dimenticato, e negli anni successivi alcuni critici la riscoprirono, riconoscendo il suo talento e la sua unicità.
Mary era nota per il suo spirito libero e il suo sarcasmo pungente. Un aneddoto racconta di una cena a Hollywood in cui, di fronte a un produttore che cercava di convincerla a cambiare il suo stile per il cinema sonoro, lei rispose con un sorriso ironico: “Posso cambiare la mia voce, ma non la mia anima.” Questo atteggiamento ribelle la portò spesso in contrasto con i potenti dell’industria cinematografica.
Un altro episodio famoso riguarda il suo rapporto con il regista tedesco Georg Wilhelm Pabst, che la volle nel film Diario di una donna perduta. Mary Louise accettò il ruolo senza neanche leggere il copione, fidandosi ciecamente della visione del regista. Il risultato fu un’interpretazione straordinaria, che ancora oggi viene studiata nelle scuole di cinema.
La sua immagine e il suo stile hanno influenzato profondamente l’arte e la cultura popolare. Il celebre fumettista Guido Crepax si ispirò a lei per creare il personaggio di Valentina, icona del fumetto italiano. Il caschetto nero, lo sguardo intenso e la sensualità enigmatica di Valentina sono un chiaro omaggio a Brooks, la cui figura continua a vivere attraverso l’arte.
Nonostante la sua fama, Mary visse anni di solitudine e inquietudine. Ma l’immagine di lei, con quei capelli scuri, quegli occhi penetranti e quelle collane di perle a decorarle il decolté non rappresenta solo l’immagine di una donna dotata di bellezza e sensualità. Ma quella di una donna che ti scruta, osserva, che è presente a sé stessa e che non concede un sorriso tanto per fare. In un’intervista rilasciata negli anni Sessanta dichiarò: “Hollywood ti consuma e poi ti dimentica. Ma il cinema muto mi ha dato tutto quello che ero capace di dare.”
Mary Louise Brooks è un simbolo di un’epoca segnata da proibizioni e provocazioni. Da eleganza e sfacciataggine. Lei fu un’artista che brillò nonostante le ombre della sua esistenza e della sua epoca. Louis continua a ispirare e far riflettere su quanto il talento, la sensualità e la fragilità possano intrecciarsi in modi inaspettati. E, qualche volta, salvarti.
Estratto dal libro «Fashion Outsider» di Elisa Rovesta
