Chi l’avrebbe mai detto? Le Cassandre della sinistra, quelle che prevedevano catastrofi economiche a ogni giro di banconota, devono prendersi una pausa e riflettere: l’Italia non affonda, nonostante i titoli urlati e i cuori in apnea. Sì, è vero, il Pil ha frenato. Nel secondo trimestre del 2025, infatti, l’economia italiana registra una contrazione dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti, dopo il +0,3% del primo trimestre. Su base annua, la variazione si ferma a un timidissimo +0,4% (era +0,7% nel trimestre precedente), mentre la crescita acquisita al momento vale +0,5%. Ma la tragedia, come spesso accade, è più sui giornali che nei numeri reali.
E allora cosa spaventa davvero le famiglie? Il carrello della spesa, ovvio. L’Istat fotografa una scena paradossale: gli italiani aprono il portafoglio, spendono di più… e tornano a casa con le stesse buste della spesa. Ad agosto, l’inflazione generale rallenta al +1,6% annuo (da +1,7% di luglio), grazie soprattutto al ribasso dell’energia, i cui prezzi scendono dal +17,1% al +12,9%, mentre quelli non regolamentati vanno addirittura in territorio negativo (-5,9%). Una boccata d’ossigeno che però non basta a far sorridere le famiglie, visto che il carrello corre ancora a +3,5% annuo (da +3,2%), con alimentari freschi a +5,6% e quelli lavorati a +3%. Servizi ricreativi e culturali salgono dal +2,7% al +2,9%, i trasporti dal +3,3% al +3,5%. Insomma, divertirsi costa quasi quanto respirare… ma comunicare conviene ancora: i servizi di telecomunicazioni rallentano da +0,5% a +0,2%.
Eppure, sotto la superficie, ci sono segnali positivi che nessuna Cassandra potrà mai negare. Le ore lavorate crescono dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, grazie all’apporto di industria e servizi. I redditi da lavoro dipendente pro-capite aumentano dello 0,9% nel totale economia: l’agricoltura perde lo 0,1%, ma l’industria cresce dello 0,6%, le costruzioni del 2% e i servizi dello 0,9%. Tradotto: più lavoro, più stipendi, più movimento nelle tasche degli italiani. Non esattamente il quadro da fine del mondo previsto da chi adora il catastrofismo economico.
Sì, i consumi delle famiglie restano piatti, l’industria arretra (-0,3%), l’agricoltura segna -0,6%, e l’export crolla dell’1,7% mentre le importazioni aumentano leggermente (+0,4%). Ma investimenti (+1%) e scorte (+0,4 punti di Pil) reggono l’urto, impedendo al Paese di scivolare davvero. L’Italia si muove a piccoli passi, tra alti e bassi, con un Pil che non vola ma non crolla, e con famiglie che, pur spendendo di più, guadagnano un po’ di più e lavorano di più.
Insomma, la fotografia è chiara: la sinistra profetica aveva previsto un’Italia alla deriva, ma la realtà smentisce lo scenario apocalittico. Il Paese non galoppa, non fa il botto, ma continua a camminare, passo dopo passo, tra inflazione moderata, salari in aumento e ore lavorate in crescita. Non una corsa sfrenata verso la prosperità, certo, ma nemmeno un naufragio: solo l’Italia reale, quella che lavora, spende e vive, con il sorriso mezzo ironico e mezzo rassegnato di chi sa che i numeri, alla fine, parlano più chiaro delle Cassandre.
