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Volley: 12° scudetto per Modena, ma con l'addio del capitano Bruno

A festeggiamenti ancora in corso, il fuoriclasse brasiliano saluta la città: il suo futuro è in patria, non solo per i Giochi di Rio 2016

Data fortunata l'8 maggio, per la Dhl Volley Modena: a 14 anni esatti dall'ultimo scudetto (8 maggio 2002) e guidati come allora da coach Angelo Lorenzetti, gialloblu si sono laureati campioni d'Italia per la dodicesima volta, dopo aver vinto Supercoppa e Coppa Italia. Un triplete storico, quello del "dream team" emiliano, che porta anche la firma del regista-fenomeno brasiliano Bruno Rezende, 30 anni il prossimo luglio e un futuro in patria: "È stata davvero una stagione straordinaria, da incorniciare", ci racconta il capitano. "Lascio Modena con tanta gioia per la vittoria, ma anche un bel po' di amarezza: sarei rimasto volentieri".

Un addio proprio irrevocabile?
"Qualche mese fa, quando ho affrontato con la società la questione contratto, mi è stato detto che c'erano molti problemi con lo sponsor e al tempo stesso io dovevo prendere una decisione sul mio futuro. Risultato: ho firmato con il Sesi San Paolo. Però, mi dispiace davvero tanto salutare questo club: avrei anche accettato un compenso inferiore pur di restare. Tengo comunque Modena nel cuore: tiferò sempre per questa squadra e, se mai tornerò in Italia, vestirò solo questa maglia".

Tra scudetto, Supercoppa e Coppa Italia avete dominato l'intera stagione: qual è stato il vostro valore aggiunto, a tuo avviso?
"La capacità di trasformare in punti di forza le differenze che contraddistinguono ciascuno di noi, in campo e fuori. Non è facile amalgamare capacità e caratteri diversi; però, quando si trova la formula giusta, il risultato è incredibile, magico".

A chi dedichi i tre successi della stagione?
"Ai tifosi di questa città davvero innamorata del volley, poi alla società, allo staff e ai compagni, diventati amici con il passare del tempo: ci vediamo spesso anche lontano dal palazzetto, ci piace stare tra noi in compagnia".

Avete festeggiato lo scudetto insieme, allora.
"Sì, con una bella cena. Poi abbiamo abbracciato i tantissimi tifosi che sono venuti a salutarci e abbiamo concluso in giro per il centro, sotto la Ghirlandina, la torre campanaria del Duomo. A che ora sono andato a letto? Alle 5 passate: già fatico ad addormentarmi dopo le partite di routine, figurarsi dopo una finale. Vinta, per di più!".

Hai parlato con tuo padre (Bernardo de Rezende, suo ct nella Nazionale brasiliana, ndr)?
"Prima ho ricevuto un suo messaggio in cui si complimentava. L'ha scritto dal cellulare di sua moglie, perché aveva rotto il suo in un momento di arrabbiatura mentre guardava la partita in tv. Più tardi mi ha telefonato: anche lui era al settimo cielo. 'Ve lo siete proprio meritati', mi ha detto. È un allenatore, certo, ma anche un tifoso, mio e del Modena: l'anno scorso era con me per gara 4, che abbiamo perso, e ha avuto modo di apprezzare l'ambiente e le persone che mi circondavano, a cominciare da coach Lorenzetti".

Oggi come hai cominciato la giornata?
"Ho letto tutti i giornali che ho trovato in edicola e sono passato dal macellaio: io e i ragazzi abbiamo organizzato una mega grigliata, la mia ultima, prima di salire sull'aereo".

Quando parti?
"Mercoledì e giovedì sarò già in ritiro con la Nazionale: voglio sistemare la spalla che da qualche mese mi crea problemi e arrivare nelle condizioni migliori alle Olimpiadi".

Dove abiti, in Brasile?
"A Rio de Janeiro e l'idea che i Giochi si svolgano nella mia città mi riempie di orgoglio. Rio è la mia casa natale, Modena quella d'adozione".

Visto che vivi lì e che tuo padre è il ct del Brasile, sai come procedono i lavori agli impianti?
"A buon ritmo: credo che tutto sarà pronto. L'impegno economico per organizzare la manifestazione sportiva più importante in assoluto è stato oneroso e abbiamo ricevuto un sacco di critiche: i detrattori sostengono che avremmo dovuto utilizzare le nostre risorse per migliorare le condizioni difficili in cui vive il Paese invece di spenderli per i Giochi. Io penso che le Olimpiadi faranno bene al Brasile e ai brasiliani. E poi Rio è un posto magnifico, perfetto per diventare l'ombelico del mondo dello sport".

Cos'ha di così speciale?
"È energia pura, ha bellezze naturali uniche e ha un'anima speciale, che sono i carioca: hanno il cuore grande, aprono le loro casa a chiunque e trattano tutti come amici. Un po' come voi italiani, ecco perché mi sento così bene da voi".

La tua Nazionale è stabile al vertice della classifica mondiale: a Rio chi temi?
"Non ho paura di nessuno ma rispetto tutti. E credo che, oltre al Brasile, possano ambire all'oro Russia, Italia, Stati Uniti e Polonia".


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Cristina Marinoni