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Alfio Marchini sindaco di Roma: bello e impossibile (per i partiti)

L'imprenditore romano è l'unico candidato ufficiale al Campidoglio. Corteggiato a destra e sinistra, correrà da solo con il suo simbolo

Scrive Alfio Marchini sulla sua bacheca Fb: “Manca solo che al toto nomi si aggiunga la rissa sulle future liste elettorali e poi veramente i romani prenderanno i forconi. Verrà il tempo delle alleanze. Ora è il tempo di scrivere ciò che vogliamo fare per i romani, con quali mezzi e con quale risorse...”.

Rientrato venerdì da Milano per firmare le sue dimissioni e far cadere Ignazio Marino, l'imprenditore che sogna di fare il sindaco di Roma, l'ha capito subito che per conservare il vantaggio che ha su tutti gli altri, deve tenersi il più lontano possibile da loro e dai contorcimenti su toto-candidati, liste e alleanze. 

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Corsa solitaria

Da qualche giorno non fa che ripetere che la sua corsa sarà solitaria e il suo simbolo un cuore rosso. Come nel 2013, quando in tanti alzarono il sopracciglio davanti al capriccio dell'erede di una storica famiglia di costruttori rossi (il nonno Alfio regalò al Pci la sede di via delle Botteghe Oscure, poi il nipote salvò l'Unità da uno dei suoi ricorrenti fallimenti), che aveva vissuto per metà della sua vita all'estero e ora si era messo in testa di fare il sindaco di Roma. Fu un successo: prese il 10%.

Tre anni dopo ci riprova. Stesso schema. Se Pd e Fi vorranno aggregarsi ben vengano. Ma senza insegne. Tanto, ne è convinto Marchini, lo farà un bel pezzo dei loro rispettivi elettorati. Quello di centrodestra che non è disposto a stare insieme a Salvini e quello di centrosinistra deluso da Renzi anche per il trattamento riservato a Ignazio Marino.

Marchini e Fi

Silvio Berlusconi stravede per lui ma sa, e gliel'ha pure detto, che il suo abbraccio rischia di essergli “mortale”. E così dopo l'endorsment che ricordava quello del '93 a favore di Gianfranco Fini quando il Cavaliere disse che, se avesse votato a Roma, tra il leader di An e Francesco Rutelli avrebbe scelto il primo, ha dovuto fare un mezzo passo indietro. Chi invece non si sposta di un millimetro è lui, Alfio: "Se Berlusconi facesse un passo indietro e, come ha detto ieri, desse davvero l'indicazione di votare Marchini, io lo ringrazierei. Ma io non mi sposto di un millimetro, non cambio e non contratto posizioni, non vado in casa di nessuno, non sarò mai ospite nelle liste di destra o di sinistra”.

Marchini e il Pd

Discorso che vale anche per il Pd per quanto il suo profilo si avvicini moltissimo all'idea di Renzi di “uomo nuovo” per il nuovo Partito della Nazione. La sua formula è chiara: proporsi come candidato civico, sorretto dalla politica, per battere l'antipolitica: “questa combinazione di civismo e politica – ha detto - è la risposta giusta al populismo, di destra e di sinistra”.

I sondaggi danno al momento il Movimento 5 Stelle al 30%, il Pd al 17% e il centrodestra (tutto unito) al 20%. Quindi l'ipotesi, molto remota per carità, di un'intesa anti-Grillo tra i maggiori schieramenti (Pd e Fi) potrebbe trovare il suo suggello proprio nella candidatura comune di Alfio Marchini.

Profilo ben definito

Che di fatto è oggi l'unico, e probabilmente lo resterà ancora a lungo, candidato in campo. Un vantaggio enorme sugli avversari che saranno costretti a rincorrere e a costruirsi in tempo un profilo credibile mentre il suo appare già chiaro e coerente da due anni e mezzo. Fu lui il primo a dire che bisognava chiedere un Commissario per Roma, che fin da subito avvisò che Marino “è un furbone”, che a giugno scorso si è autosospeso sostenendo che il consiglio comunale era solo il passacarte del Partito Democratico e che lui non aveva alcuna voglia di “fare la loro foglia di fico”.

Unico vincitore

Scelte e ragionamenti che tradiscono un fiuto da politico vero in un non politico al quale i politici alla fine si sono dovuti rivolgere per cacciare un sindaco fatto eleggere per carezzare il pelo all'antipolitica e dimostratosi poi troppo antipolitico. Tanto che “la sua sconfitta – dice Marchini - è stata anche la sconfitta del Pd” e se l'elenco dei vinti nella battaglia di queste ultime settimane è zeppo di nomi, quello dei vincitori inizia e finisce con il suo.

Né di destra né di sinistra

“Un coraggioso – è la definizione che Marchini da di sé – che si sospende dai luoghi mentali noti, come sono appunto la destra e la sinistra, e si appende in quelli ignoti, e non per ignavia ma per formare, sul campo della capitale occidentale più bella e degradata del mondo, i nuovi codici della politica”. Perché, ne è convinto Alfio, l'ottanta per cento dei romani capisce che coprire le buche o pulire le strade non è né di destra né di sinistra.

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Claudia Daconto