Scandalo all'uranio per Hillary Clinton?
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Scandalo all'uranio per Hillary Clinton?

Il New York Times ha scritto un articolo in cui si parla di strane donazioni alla fondazione Clinton da parte dei russi

Per Hillary Clinton è un vista uno scandalo russo? Il New York Times ha pubblicato una lunga inchiesta che potrebbe mettere in serio imbarazzo la candidata alla Casa Bianca. La Clinton Foundation avrebbe ricevuto soldi e donazioni da Mosca mentre era in corso la corsa al controllo del mercato americano dell'uranio da parte di una società russa di proprietà di uomini vicini al Cremlino.

Queste donazioni sono state fatte mentre Hillary era al Dipartimento di Stato. Il sospetto è che la Clinton abbia favorito, o almeno, non abbia volutamente impedito l'operazione che ha portato un quinto dell'uranio statunitense nella mani della Russia

I soldi dalla Russia

Pubblicato con grande evidenza in prima pagina, l'articolo del NYT è stato scritto prendendo spunto da alcune rivelazioni fatte da Peter Schweizer nel suo libro Clinton Cash, la cui uscita è prevista il cinque maggio. Il giornalista con simpatie repubblicane ha lavorato sul filone dei finanziamenti esteri alla Clinton Foundation.

Il prestigioso quotidiano ha poi ripreso alcune di quelle informazioni e le ha approfondite. Non certo un regalo a Hillary. Anzi. Se il libro di Schweizer potrebbe essere accusato di essere nato come operazione politica da parte dei repubblicani nei confronti della Clinton (l'autore è stato consulente di George W. Bush), tale accusa non può essere certamente fatta al New York Times. In questo caso si tratta di sano giornalismo. Libero da strumentalizzazioni.

Il racconto del NYT parte da un articolo della Pravda del 2013 in cui è spiegato come la Rosatom, la società che si occupa dell'energia atomica in Russia, sia diventata una potenza mondiale e abbia preso il controllo, attraverso l'acquisto di una compagnia canadese, di numerose miniere di uranio nell'America dell'Ovest.

La nuova società venne poi chiamata Uranium One. La sua cessione ha permesso ai russi di diventare i padroni di un quinto dell'uranio degli Stati Uniti. Nell'intera operazione compaiono più volte Bill Clinton e la sua fondazione, la quale, nel corso di alcuni anni,  ha ricevuto  finanziamenti a più riprese dal Canada e dalla Russia. E anche Hillary (indirettamente) è uno delle protagoniste della vicenda, visto che il si all'operazione di acquisizione di quelle miniere è arrivato da alcune agenzie governative statunitensi, tra cui il Dipartimento di Stato.

500.000 dollari per un discorso

I russi hanno preso gradualmente controllo dell'Uranium One. Nell'arco di questi quattro anni (2009-2013), ci sono state quattro  donazioni alla Fondazione dell'ex presidente, arrivate dal Canada e da Mosca,  per un totale di 2 milioni e 350.000 dollari. In particolare, dopo l'annuncio di parte russa di voler prendere la quota di maggioranza della società, Bill Clinton ricevette 500.000 dollari per un discorso tenuto a Mosca da parte di una banca molto vicina al Cremlino.

Una coincidenza? Il sospetto è che non lo sia. E che marito e moglie abbiano agito di concerto. Al New York Times risulta strano che una simile operazione abbia avuto il segnale verde da parte dei competenti ministeri del governo federale. Una società cinese che voleva fare una acquisizione simile, era stata ricacciata indietro dal fuoco di sbarramento del'amministrazione Usa.

Perchè in quetso caso non è successo? E'vero che all'epoca i rapporti tra Mosca e Washington non erano così brutti come lo sono ora, dopo lo scoppio della crisi ucraina. Ma è anche vero che una fetta di uno dei settori strategici dell'industria atomica stratunitense è stata presa senxa colpo ferire da Mosca. Come è stato possibile?

Il libro di Peter Schweizer dice che Bill e Hillary si sono arricchiti prendendo soldi da overni e societòà straniere in cambio di favori. L'articolo del New York Times va ancora più in profondità. Per Hillary non è un inizio di campagna elettorale facile. La donna che è stata tanti al potere dovrà dimostrare di essere senza macchia se vorrà conquistare la Casa Bianca




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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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