E se Hillary Clinton dovesse ritirarsi?
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E se Hillary Clinton dovesse ritirarsi?

I nomi dei possibili sostituti sono Sanders, Biden, Kaine, Kerry. Gli Usa si troverebbero comunque ad affrontare uno scenario mai visto prima

Il precario stato di salute di Hillary Rodham Clinton, affetta da una polmonite che ha colpito anche sei membri del suo staff, preoccupa i democratici americani. Sono molti, tra gli analisti terzi o i dirigenti del Partito, a chiedersi che cosa potrebbe accadere qualora il candidato incoronato a Philadelphia, dovesse gettare la spugna o fosse convinta dal suo staff medico che le sue condizioni non le consentiranno di proseguire la corsa verso la Casa Bianca.

Un'ipotesi, al momento, prematura ma sulla quale c'è già chi sta inziando a interrogarsi, anche perché - complici le omissioni della squadra di Hillary sull'email gate e sulle sue reali condizioni di salute - i sondaggi cominciano a segnalare una rimonta di Donald Trump, già pronto a usare come arma la sua  cartella clinica. Non inganni la signorilità con cui il candidato repubblicano ha fatto auguri  di pronta guarigione a Hillary.

Le condizioni di salute di Clinton - sulle quali il suo staff si è premurato subito a emettere un comitato stampa per negare che vi siano altri problemi oltre alla polmonite - sarannno probabilmente il refrain di tutta la campagna elettorale americana. Così come lo saranno le due bugie Hillary  (quelle sull'email gate e quelle sul suo stato di salute), bugie che negli Stati Uniti - il Paese che costrinse alle dimissioni alla fine degli anni 80 un candidato forte alla presidenza come Gary Hart solo perché tenne nascosta una sua relazione extraconiugale - possono significare una condanna a morte politica. Dire che un candidato alla presidenza è un «lyar», un bugiardo, è spesso peggio in un Paese di cultura protestante che essere considerati tout court degli approfittatori e dei ladri. E qui le cose, per Hillary, si complicano terribilmente. La  nomea che l'accompagna anche tra i suoi elettori, foss'anche in perfetto stato di salute e a prescindere dai suoi errori di comunicazione, è quella di essere una donna poco sincera. Poco trasparente: è successo per esempio con l'emailgate (cosa per cui non è stata incriminata) ed è successo quando era segretario di Stato e ha concesso canali preferenziali ai donatori della Clinton Foundation.  Se ora ci si aggiunge il silenzio sulla sua polmonite, Hillary rischia grosso anche se fosse in grado di dimostrare di essere in ottime condizioni di salute.

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IPOTESI ALTERNATIVE
E dunque? Quali sono i nomi dei possibili sostituti qualora non dovesse farcela? Il ripescaggio di Joe Biden, il vicepresidente di Obama, o di John Kerry, il segretario di Stato molto apprezzato in Europa? La candidatura a sorpresa del vicepresidente designato Tim Kaine, che ha raccolto a Philadeplphia un consenso largo e trasversale tra le correnti del Partito? La clamorosa candidatura postuma di Bernie Sanders, lo sfidante di Hillary durante le primarie? La verità è che qualsiasi fosse la soluzione sarebbe, per il Partito, un disastro. Se la scelta non dovesse cadere su Sanders, i suoi molti simpatizzanti potrebbero orientarsi verso il verde Gary Johnson, oggi accreditato di circa 10% dei consensi. Oppure orientarsi verso l'astensione, facendo perdere il candidato ufficiale del Partito. Ma i guai sarebbe enormi anche qualora la scelta dovesse cadere davvero, come altamente improbabile, su The Nice Guy, il soprannome di Bernie. Che cosa accadrebbe in un Partito, il cui apparato filo Clinton è largamente ostile a Sanders? Il punto è che lo statuto dei Democratici non prevede alcun automatismo, siamo di fronte a un'ipotesi senza precedenti nella storia del Paese che potrebbe scatenare una virulenta guerra intestina nel Partito democratico, assai più preoccupante di quella che si è prodotta nel Partito repubblicano con la vittoria di Trump.



MICHELLE IN CAMPO: BASTERA'?
Il Partito è pronto a far scendere in campo Barack Obama e l'amata Michelle per cercare di rassicurare una base sempre più disorientata, alla base forse non basta l'annuncio del portavoce di Clinton su una imminente ripresa della campagna elettorale fissata per venerdì prossimo. La verità è che Hillary non ha alternative. Deve cercare di guarire in fretta sapendo che quella che l'attende sarà una delle più scorrette campagne elettorali della Storia. La accuseranno di essere una bugiarda e, velenosamente, di non essere nelle condizioni per governare la Nazione. Accuse pesantissime negli Stati Uniti. Come è pesante quella voce, messa in circolo dai suoi avversari, che ipotizza che Hillary prenda ogni giorno dei farmaci contro l'Alzheimer.  Dovrà guarire, e dovrà guarire in fretta, mostrando al mondo le sue cartelle cliniche. E dovrà anche spiegare agli alettori perché  ha mentito due volte. Donald Trump si frega le mani. Un mese fa tutti lo davano per morto, oggi - qualsiasi cosa accedesse - è in perfetta corsa per arrivare alla Casa Bianca. Quello svenimento, che non è il primo della sua campagna elettorale, è il più bel regalo che il miliardario newyorchese potesse desiderare.

Malore a Ground Zero

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Un messaggio di auguri dai simpatizzanti nei pressi dell'abitazione di Hillary a New York

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