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ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images
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Perché Papa Francesco ha licenziato il cardinale Muller

Nel suo ultimo libro il porporato fa un attacco diretto a Bergoglio che lo ha rimosso dal vertice della Congregazione per la Dottrina della Fede

Quel libro Papa Francesco non lo ha proprio accettato. La goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha determinato la cacciata del cardinale tedesco Gerhard Ludwig Muller dal vertice della Dottrina della Fede (l'ex Sant'Uffizio) è la sua ultima fatica editoriale nella quale il porporato critica apertamente Papa Francesco, che lo ha sostituito il 30 giugno 2017, alla scadenza dei primi 5 anni di mandato, con l'arcivescovo spagnolo Luis Dadaria Ferrer, gesuita, segretario dello stesso dicastero.

Un gesto senza precedenti nella storia del dicastero della Dottrina della Fede che Papa Bergoglio ha compiuto cancellando una sorta di norma non scritta che ha sempre concesso ai predecessori di Muller ulteriori proroghe e conferme, incurante che il cardinale tedesco era stato nominato da Benedetto XVI, col quale aveva collaborato all'Opera Omnia di Joseph Ratzinger e del rumore che avrebbe procurato. 

Ha agito insomma con la stessa determinazione con cui ha diplomaticamente messo a segno la defenestrazione di un altro potente cardinale, l'australiano George Pell, “congedato” appena due giorni fa da papa Francesco per recarsi nel suo paese a difendersi dalla pesante accusa di pedofilia e di omesso controllo sui preti pedofili della sua ex diocesi di Sidney.

Perché lo ha fatto

Per la messa a riposo del cardinale Muller (70 anni, quindi con un buon margine di 5 anni dall'età della pensione) i motivi sono differenti da quelli che hanno causato l'allontanamento del collega Pell. E tutti di natura “politica”, essendo l'ex prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede (il più importante dicastero vaticano preposto alla supervisione della retta osservazione dell'ortodossia da parte di ecclesiastici, chierici e popolo di Dio in generale, laici compresi) fortemente conservatore e capofila (detto anche pubblicamente) del gruppo dei cardinali che non hanno accettato le aperture pastorali di papa Francesco sulla famiglia, specialmente la prudente ammissione alla comunione di divorziati risposati e l'attenzione a coppie di fatto, separati, unioni omosessuali.


Un tema varato dopo ben 2 sinodi sulla famiglia e che lo stesso papa Francesco ha codificato nella lettera pastorale Amoris Laetitia, contro la quale ben 4 cardinali hanno sollevato dubbi (dubia) chiedendo a più riprese pubblici “chiarimenti” al pontefice essendo convinti che le aperture contemplate del documento pontificio e i risultati dei due sinodi sulla famiglia avrebbero minato alle fondamenta la dottrina tradizionale della Chiesa cattolica sul matrimonio.

Il libro incriminato

La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza di Bergoglio è stata la pubblicazione in Germania di un libro – non ancora distribuito in Italia – che mette in fila tutte le osservazioni contro la pastorale familiare del pontefice contenuta nell'Amoris Laetita, ma avvertendo a gran voce che “nessun Papa può mettere mano ai sacramenti della Chiesa di Cristo” pena il tradimento della Dottrina cattolica e della tradizione ecclesiale.

Troppo per le orecchie di Bergoglio. Il libro, pubblicato in Germania dalla Herder Verlag, si intitola "Der Papst – Sendung und Auftrag" (Il Papa – Missione e Mandato). In più di 600 pagine il porporato offre un accurato esame del ruolo e della figura del pontefice, sin dai primordi dell’era cristiana: le origini, il suo sviluppo dai tempi degli Apostoli, la sua missione, la relazione con l’episcopato cattolico, la sua autorità magisteriale, l’infallibilità e altri aspetti ancora.

Le accuse sull'Amoris Laetitia

Ma è sull'Amoris Laetitia che va giù duro. E quindi su Jorge Mario Bergoglio, accusato, nemmeno tanto velatamente, di voler “mettere mano ai sacramenti” con le aperture a divorziati risposati e le attenzioni pastorali a unioni non in linea con gli insegnamenti della tradizione cattolica.

Il cardinale ricorda, tra l'altro, che il matrimonio “non è puramente un ideale umano”, ma “una realtà indistruttibile creata da Dio” e che il legame matrimoniale è analogo al legame che esiste fra Cristo e la Sua Chiesa. Il matrimonio, spiega Müller, viene ad esistere per virtù di una consacrazione, e fa sì che vi sia una partecipazione alla nuova creazione, al Regno di Dio. Ecco perché il matrimonio è qualcosa di diverso dalla semplice benedizione di persone.

L’indissolubilità del matrimonio sacramentale e gli altri benefici del matrimonio sono “essenziali, e inerenti a questa consacrazione”. Da qui l'avvertimento: la più alta autorità ecclesiale, cioè il Papa, non può intervenire “nella sostanza di un sacramento”.

“La Chiesa ha preferito, e anche ora preferisce – ragiona il porporato - andare incontro a severe difficoltà piuttosto che sciogliere anche un solo matrimonio valido sacramentalmente, sia nel caso di dispute con i governanti, o con l’opinione pubblica prevalente (per esempio lo scisma della Chiesa cattolica inglese da Roma al tempo di Enrico VIII)".

La Chiesa, ricorda il porporato, deve obbedire a Dio più che agli uomini, e non può sacrificare la Verità o il Vangelo, che supera la mera ragione naturale, al puro calcolo umano. Con un riferimento indiretto ad Amoris Laetitia Muller afferma: “La misericordia di Dio non può essere interpretata come un’ignoranza del peccato, o, qui in particolare, come un permesso per un secondo legame di tipo matrimoniale quando secondo gli standard umani la vita matrimoniale è diventata insopportabile o fastidiosa”.

Ragionamenti, dunque, in netto contrasto con la pastorale matrimoniale di papa Francesco improntata da sempre al tema della apertura, della accoglienza, dell'ascolto e soprattutto della Misericordia.

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Orazio La Rocca